martedì 31 dicembre 2013

American Hustle - L'apparenza inganna di David O. Russell

Nelle sale dal 1 gennaio 2014


Si avvicinano gli Oscar, e, come da (recentissima) tradizione, si avvicina anche l'uscita italiana dell'ultimo film di David O. Russell, il regista-sceneggiatore che da tre anni a questa parte sembra lavorare solo in funzione della scintillante cerimonia del fu Kodak Theatre. Dopo le macchine da premio, o da nomination, The Fighter e Il Lato Positivo, è la volta di American Hustle, da noi con il sottotitolo "l'apparenza inganna", un heist movie che incontra una commedia che incontra una love story, condito con un cast di purosangue.
Irving Rosenthal (un irriconoscibile Christian Bale) è un inguaribile truffatore: traffica in opere d'arte false e organizza finti prestiti (ma qui non ho capito il meccanismo della truffa, urgono delucidazioni) tutto per vivere nel lusso e mantenere la moglie Rosalyn (Jennifer Lawrence) che non sopporta ma con cui continua a vivere per non danneggiare il figliastro. La sua ancora di salvezza è l'amante e complice Sidney (Amy Adams, sempre scollatissima), ma i due vengono beccati da Richie (Bradley Cooper), un agente dell'FBI che garantisce loro l'immunità se lo aiuteranno ad incastrare l'amatissimo sindaco Carmine Polito (pronunciato "carmain" e interpretato da Jeremy Renner).

domenica 22 dicembre 2013

I sogni segreti di Walter Mitty di Ben Stiller

In sala dal 19 dicembre.

-Signor Simpson...
-Oh scusate, stavamo parlando di cioccolato.
-Era 10 minuti fa.
I Simpson 3x11

Ben Stiller alla sua quinta regia (Zoolander, Tropic Thunder etc..) ri prende un racconto breve di fine anni '30, scritto dal giornalista del New Yorker James Thurber e gli da un tocco di contemporaneità tra crisi economica e social network. Walter Mitty rivive così per la terza volta al cinema, dopo Sogni proibiti del 1947 e l'italianissimo Sogni mostruosamente proibiti con Villaggio nelle vesti di Paolo Coniglio.
C'è stato un evento tragico nella vita di Walter Mitty. Quando era ancora un adolescente, è scomparso il suo papà e la sua vita ha preso tutta un'altra e inaspettata piega. Via il taglio da moicano che gli aveva fatto proprio il babbo, subito al lavoro per contribuire alle spese in famiglia e addio ai tanti sogni, come quello di viaggiare tutta l'Europa zaino in spalla o diventare un campione di skate. Da quel momento Walter ha iniziato a immaginare le cose piuttosto che farle, vagando con la mente come il Major Tom della canzone di Bowie o incantandosi come dicono i suoi colleghi che lo vedono immobile e con lo sguardo fisso per qualche minuto. Dopo sedici anni come responsabile archivio negativi per la rivista Life, vede la sua carriera a un bivio, e decide di passare all'azione, per davvero, imbarcandosi in un viaggio in lungo e in largo per il globo, alla ricerca di uno scatto scomparso, e in un'avventura più straordinaria di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

giovedì 19 dicembre 2013

That 70's Show: #2 Paul Schrader "Travis Bickle sono io"

Mia madre una volta mi prese la mano e me la infilzò con uno spillo "Lo senti questo male, lo senti lo spillo nel pollice? L'inferno è così, solo senza fine". Paul Schrader.

Quando Paul Schrader scrisse Taxi Driver non aveva toccato il fondo, stava direttamente scavando. Non parlava da settimane con anima viva, viveva per strada e girava armato. La sua vita era finita in pezzi e per tirarsi fuori da questa crisi, come personale terapia, iniziò a scrivere. In una settimana creò Travis Bickle, praticamente se stesso, un personaggio solitario, malato, violento ed insieme ritornarono in superficie.
Questo è un riassunto di quei giorni.

25 maggio 1976, Cannes.

mercoledì 18 dicembre 2013

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 10

Puntata nasalizia!
Blue Jasmine di Woody Allen, Oldboy di Spike Lee e Lo Hobbit: la desolazione di Smaug di peter Jackson. Fatevela bastare fino alla fine dell'anno, perché ci risentiamo nel 2014 per parlare del meglio e del peggio dell'anno appena trascorso.
Buon ascolto e Buon Natale!

[00:00:28] L'angolo del tripudio
[00:25:50] Blue Jasmine
[00:52:00] Oldboy
[01:15:00] Molière in bicicletta e Frozen in breve
[01:17:30] Lo Hobbit: La desolazione di Smaug








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martedì 17 dicembre 2013

Frozen - Il regno di ghiaccio di Chris Buck, Jennifer Lee

Nelle sale dal 19 dicembre.

Che anno misero è stato questo 2013 per l'animazione. Nessun Ghibli (si Miyazaki era a Venezia ma quando arriverà nelle sale italiane?), nessuna piccola perla come Ernest e Celestine, nessun mezzo riuscito come Paranorman. Persino la Pixar ha tenuto un altro anno sobrio con l'uscita del solo Monster University, un prequel. Un anno di cui ci ricorderemo di ben poca roba. Cattivissimo me 2? I Croods? Planes? Turbo? Epic? Tutta robetta o robaccia. E proprio all'ultimo minuto, a provare a salvare la baracca, arriva (aspettando Piovono polpette 2 che pare essere evitabile) Frozen della Disney, un film che avrei saltato se non avessi letto "dai produttori di Rapunzel" che ho adorato (giuro, posso esibire il blu ray 3D addirittura).
Ed ecco un giudizio a freddo (hu una freddura): Frozen non vale Rapunzel e non riesce nella titanica impresa di salvare l'intero anno fiacco.
Ci ritroviamo su una seggiovia con due ragazzi sospesi e dei lupi sotto....no quello era un altro Frozen. Elsa è una bambina speciale, è infatti dotata di un potere magico che le permette di ghiacciare le cose (stacce), roba che nel regno di Arandelle ci fai una fortuna se metti su un impianto sciistico. Purtroppo però in seguito a un incidente con la sorellina

lunedì 16 dicembre 2013

Il bianco e il nero #53: Olivia VS Joan, sorella ti odio

I married first, won the Oscar before Olivia did, and if I die first, she'll undoubtedly be livid because I beat her to it! - Joan Fontaine
Ci doveva essere qualcosa di formidabile nei geni del signor Walter Augustus de Havilland e consorte, Lilian Augusta, e magari nell'aria della Tokyo primi anni dieci del secolo scorso. Due figlie avute in quel periodo, -lontano dalla madre patria Brittania- Joan e Olivia, entrambe molto belle, molto talentuose e longeve (come il babbo, 96, e mamma, 89, dopotutto). Una di loro è venuta a mancare proprio oggi, a pochi metri dal secolo di vita. 
E l'altra probabilmente un po' ne ha gioito. Olivia, dopo una lotta famigliare durata più di 90 anni, ha avuto l'ultima definitiva parola. Hanno litigato per tutta la vita, come il più classico clichè da sorelle, ma se in giovane età al centro del contenzioso c'erano l'affetto materno o le caramelle, in età più matura si passò a un concorrenza sempre più serrata per accaparrarsi i migliori ruoli e contratti di Hollywood, gli amanti più belli e focosi e ovviamente lui, Oscar, la statuetta sognata da tutte le attrici del mondo.

domenica 15 dicembre 2013

Lo Hobbit - La desolazione di Smaug di Peter Jackson

Nelle sale dal 12 dicembre

Ho molto da dire, quindi sarà una recensione in tre parti:

-Un viaggio inaspettato
Ormai un annetto fa, arrivava nelle sale il primo capitolo della trilogia dello Hobbit, ambiziosissimo colossal su cui gravavano l'imponente eredità del Signore degli Anelli e il peso di scelte produttive poco felici. L'accoglienza fu tiepidissima, il film venne maltrattato dalla critica, massacrato dai tolkienianisti più intransigenti e non incontrò il favore del grande pubblico, che vide confermati i dubbi sulla divisione in tre capitoli. E uno dei problemi principali del giocattolone, il "tradimento" insomma, era proprio questo: rimaneva un'operazione senza un perché, un film che non riusciva a giustificare la sua durata (senza contare i tagli) e tantomeno riusciva a giustificare l'idea di una trilogia. 
A non convincere il resto del pubblico era stato il tono più scanzonato rispetto a quello del Signore degli Anelli, tentativo poco apprezzato e poco capito di avvicinarsi il più possibile al romanzo di partenza. E poi c'era il 3D, il chiacchieratissimo 3D a 48fps, un'innovazione tecnologica di cui si può godere a pieno solo nei cinema più moderni, e che di contro, dava all'immagine un aspetto quasi "televisivo". 
Ecco, se non sapessi che Peter Jackson sta girando i tre capitoli consecutivamente, come aveva fatto per l'altra trilogia, penserei che questo secondo film è stato scritto, diretto e montato tenendo conto di tutte le critiche di cui sopra. Perché La desolazione di Smaug, con tutti i suoi difettacci, è un significativo passo avanti rispetto a Un viaggio inaspettato.

venerdì 13 dicembre 2013

That 70's Show: #1 Friedkin e Star Wars

Inauguro oggi una nuova rubrica dedicata ai favolosi anni 70, ovvero il decennio dei primi passi di grandi contemporanei come Spielberg, Coppola, Lucas, Scorsese, Allen, Schrader, dei Guerre Stellari, della trilogia de Il Padrino, della disco music, de L'esorcista, della carica degli italoamericani, De Niro, Pacino, Travolta e di molto altro ancora. Pensate a un'ipotetica lista dei vostri 10 film preferiti, scommetto che ce n'è dentro almeno uno con la data che inizia per 197. 
Spero vi faccia piacere ascoltare qualche racconto strampalato di quell'epoca, qualche retroscena poco conosciuto, qualche approfondimento di saghe che amate alla follia. Un imbecille una volta disse "è tutta roba che si trova già su internet o sui libri". Vero, ma non vale per qualsiasi cosa? Detto questo, Il bianco e il nero non finisce nel dimenticatoio, tornerà.
Inizierò con lo strano rapporto tra uno dei più grandi e discussi registi del decennio e una saga da milioni di dollari.
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15 aprile 1977*.
William Friedkin inserì la chiave nella serratura del suo appartamento e girò stancamente la mano verso destra. Erano circa le cinque e un quarto del pomeriggio ed era sfinito, sporco e affamato. Era la prima volta che rimetteva piede nel suo appartamento a Manhattan dopo mesi e mesi. Varcò la soglia con la poca energia rimasta, come un maratoneta all'ultimo sprint per tagliare il nastro del traguardo. Tutto sembrava in ordine, illuminato dalla luce ancora accesa del tardo pomeriggio newyorkese. Mollò per terra le sue valigie e si levò gli scarponi tutti incastonati di fango messicano, per un attimo si dispiacque di aver insudiciato il luminoso parquet, ma subito dopo, guardando quel fango, gli venne un fremito di rabbia. "Al diavolo!" esclamò al alta voce. Tutto quello che aveva in mente in quel momento era una bella doccia calda di minimo 45 minuti e una pizza ai peperoni da farsi portare dalla pizzeria all'angolo. Nient'altro.
Era appena sceso da un aereo di terz'ordine che lo aveva riportato a casa dall'amena regione di Tuxtepec, nel Messico centrale. Un trabiccolo ante guerra che solo grazie alle preghiere dei locali poteva ancora permettersi di volare. Non c'era altro tuttavia e Hurricane Billy, come la troupe soleva chiamarlo alle sue spalle negli ultimi giorni di riprese, avrebbe sfidato volentieri la morte e le leggi della fisica pur di andarsene.
Il Messico era solamente l'ultimissima tappa di un tour mondiale da vero globetrotter.

giovedì 12 dicembre 2013

Molière in bicicletta di Philippe Le Guay

In anteprima al recente Torino Film Festival.
Nelle sale dal 12 dicembre.

Schiacciati sotto il peso insostenibile di un drago desolato, con la sua montagna di monetine che manco Zio paperone, in questo weekend pre uscite natalizie ci sono tre filmetti, tali per dimensione ma non necessariamente per qualità, provenienti dall'Italia (o dall'Inghilterra?), Still life, dal Messico, Qui e là, e da quella instancabile fabbrica di film che si chiama Francia, Molière in bicicletta per l'appunto. Proprio di quest'ultimo, con questo titolo così accademico e radical chic, vi parlerò oggi. E ora potrei scrivere cose a caso, tanto nessuno leggerà.
Per apprendere al meglio questo film, una discreta conoscenza di Molière e soprattutto della sua opera Il misantropo, sarebbe quasi obbligatoria, in quanto gli aiutini da parte dei distributori italiani si esauriscono nel cambio di titolo (in originale è Alceste ad andare in bici, protagonista del Misantropo) e visto che si tratta in fondo di una sua rilettura e di una sua rappresentazione.
Protagonisti sono due attori. Il primo è Serge, un ex grande attore di teatro e cinema, reclusosi volontariamente dal mondo contemporaneo per vivere in solitudine sull'ile de rè. E' scontroso, cocciuto e saccente. L'altro è Gauthier Valence, il grande Gauthier Valence, attore sulla cresta dell'onda, un po' di cinema ma prevalentemente la tv, con una medical soap dove interpreta il classico medico infallibile sul lavoro ma pieno di difetti nella vita. E' un uomo bellissimo, ricco e famoso, non per forza talentuoso. Gauthier ha in mente un progetto teatrale, ovvero quello di portare in palcoscenico Il misantropo del grande Molière e con chi se non il suo grande amico Serge, con cui divise il set durante un film in Ungheria. Un profondo conoscitore dell'opera e un grande attore, per giunta interessato, almeno questo trapelò da una loro vecchia chiacchierata a interpretare il personaggio secondario, Filinte, lasciando a lui il grande Alceste, uno dei personaggi più difficili della storia del teatro francese.

domenica 8 dicembre 2013

Oldboy di Spike Lee

Nelle sale dal 5 dicembre

Se n'è parlato tanto di questo Oldboy, forse anche troppo, fin da quando era solo una strana voce di corridoio che voleva Steven Spielberg alla regia e Will Smith (!?!?) nel ruolo del protagonista, scelte bizzarre per un progetto che ha destato subito tante perplessità. Poi le voci sono diventate notizie, e intorno al film si è sviluppato il solito fermento che generano sempre le operazioni di questo tipo: c'è chi ha tuonato contro l'ormai proverbiale mancanza di idee, chi ha conservato un cauto ottimismo e poi ci sono i "fan", la piaga del cinema, nella maggior parte dei casi spettatori convinti che il cinema coreano cominci e finisca con Park Chan-wook, e magari ignari del fatto che Oldboy (2003) è a sua volta adattamento di qualcos'altro.
Io mi piazzo nel mezzo, adoro Park Chan-wook tanto quanto Spike Lee, ma cerco di non farne una malattia. Credo anche che, quando si parla di remake, i nomi in ballo contino fino ad un certo punto, perché a disturbarmi è l'idea stessa di remake, anzi, l'idea hollywoodiana di "remake", quella che non si traduce in un "rifare" (e quindi rileggere) ma in un semplice quanto sterile "riproporre", spesso banalizzando. Riproporre lo stesso prodotto (perché di questo si tratta) ad un pubblico diverso, che non guarda oltre i confini del proprio paese e ha una strana intolleranza ai sottotitoli (vale anche per l'Italia, ma noi abbiamo meno soldi e qualche doppiatore in più). Ma quando dietro la macchina da presa c'è un regista indipendente come Spike Lee, sempre impegnato in progetti personalissimi, è difficile tenere a freno la curiosità.

sabato 7 dicembre 2013

Blue Jasmine di Woody Allen

Nelle sale dal 5 dicembre.

"I don't want realism. I want magic! Yes, yes, magic. I try to give that to people. I do misrepresent things. I don't tell truths. I tell what ought to be truth." Blanche Dubois.

Jasmine, nata Janet, è la moglie di un ricco uomo d'affari dell'alta società newyorkese. Quando questi, dopo essere stato smascherato a truffare i suoi investitori e a frodare il fisco, si impicca in galera, la donna è costretta a trasferirsi a San Francisco dalla sorella, Ginger, caratterialmente agli antipodi rispetto a lei. Qui vorrebbe ricominciare una nuova vita, ma mettere da parte gli agi e le sciagure del passato sembra un'impresa ardua.
La prima volta che incontriamo Jasmine è proprio sull'aereo che la sta portando ad ovest, in prima classe. E' uno degli ultimi lussi che inconsciamente si regala. E' una donna di gran classe, ben vestita, che ci sta raccontando, a noi e a una anziana vicina di posto, qualche racconto della sua vita; come ha conosciuto il marito Hal, la loro canzone "Blue Moon", l'abbandono degli studi pur di rimanere con il suo amato. E' l'ultima volta che la vedremmo sotto questa buona luce.
Dalla scena successiva, quando è già sbarcata a San Francisco, (inizia) continua a blaterare, questa volta senza ordine, senza tatto, di argomenti personali a caso, dal sesso, alle pillole che le hanno somministrato i medici, e diventa di colpo insopportabile. L'inizio è anche la scena ponte tra i flashback newyorkesi e il presente californiano.

martedì 3 dicembre 2013

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 9

Puntata bella gravida! Tanti film dal Torino Film Festival e due opere prime viste al cinema nel weekend.
Drinking Buddies, Frances Ha, The Way Way Back, This is Martin Bonner, The Conspiracy, V/H/S/2, The Lunchbox, Tarr Béla i used to be a filmaker, Only lovers left alive, La mafia uccide solo d'estate, Don Jon.
Buon ascolto!


[00:00:28] L'angolo del tripudio
[00:12:05] La posta del cuore

[00:31:50] Torino Film Festival
[00:37:15] Drinking Buddies
[00:40:10] Frances Ha
[00:48:25] This is Martin Bonner
[00:55:05] C'era una volta un'estate
[01:01:10] The Conspiracy
[01:06:30] V/H/S/2
[01:21:20] The Lunchbox
[01:31:30] Tarr Béla, i used to be a filmaker
[01:38:05] Only lovers left alive
I film in sala:
[01:56:30] La mafia uccide solo d'estate
[02:20:50] Don Jon




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lunedì 2 dicembre 2013

Only lovers left alive di Jim Jarmusch

Presentato a Cannes e in anteprima italiana al Torino Film Festival

Con la consueta calma e una rassicurante puntualità (tra un film e l'altro passano quasi sempre quattro anni) l'indipendentissimo Jim Jarmusch torna dietro la macchina da presa, e per l'ennesima volta ci ricorda perché sentivamo tanto la sua mancanza.
Only lovers left alive -titolo che dice già tutto, come anche i nomi dei personaggi- è la storia di Adam e Eve (Tom Hiddleston e Tilda Swinton). Lui è un musicista dall'animo tormentatissimo, veste di nero, ha una folta chioma corvina e vive rinchiuso nel suo appartamento di Detroit, dove compone una musica funerea che non lascia ascoltare a nessuno (le canzoni in questione sono composte ed eseguite dal gruppo musicale di Jarmusch, di cui Adam è ovviamente un alter ego). Lei sembra il suo esatto opposto, raggiante e biondissima, una figura quasi ieratica che ama perdersi tra la gente e le strade di Tangeri. Non potrebbero essere più distanti, in tutti i sensi, eppure sono marito e moglie, due vampiri che nonostante i secoli si amano ancora alla follia.

domenica 1 dicembre 2013

La mafia uccide solo d'estate di Pierfrancesco "Pif" Diliberto

Nelle sale dal 28 novembre.
Premio del pubblico al Torino Film Festival.

Lo vedete quel ragazzo li? Si chiama Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, e fin da piccolo ha avuto un sogno: fare cinema. Dopo la laurea riesce a diventare assistente alla regia di un mostro come Franco Zeffirelli durante la lavorazione di Un tè con Mussolini e successivamente consiglia e assiste Marco Tullio Giordana per il film sulla mafia e sulla sua Sicilia, I cento passi. Nel frattempo si trasferisce stabilmente a Milano dove diventa autore televisivo per Mediaset abbandonando momentaneamente la settima arte. Scrive qualcosa per programmini presto dimenticati ed infine approda a Le Iene, prima, ancora come autore e poi come inviato, per cui finalmente riusciamo a vederlo in faccia e grazie a sketch come Il milanese a Palermo, ottiene fama e la simpatia del pubblico.
Paradossalmente, inizia a fare "La Iena" proprio quando molla la trasmissione e si mette in proprio, realizzando Il Testimone, una serie di semi documentari dove è regista, sceneggiatore, interprete, cameraman, tecnico, etc... ognuno riguardante un particolare tema della società, dall'omosessualità, alle carceri, alla mafia. E' un giornalismo d'inchiesta light, come lo ha definito Aldo Grasso, perfetto per un pubblico giovane. I reportage di Pif sono accurati e precisi, ma non mancano mai di intrattenere ed emozionare. Un metodo perfetto per avvicinare i giovani, il pubblico di MTv che trasmette le puntate, a temi molto importanti non ultimo quello della politica con la campagna Io voto.
Con una fama sempre più crescente, Pif diventa "attore" o dovremmo dire comparsa in due cose (opere non mi viene) molto diverse. Prima è negli attori di sfondo in una puntata di Un posto al sole (a cui dedica una puntata de Il testimone) e poi ricopre un piccolo ruolo in Pazze di me di Brizzi. Questo lo riavvicina al cinema ma soprattutto convince MTv (e altri) ad affidargli un discreto budget per coronare quel sogno: fare un film tutto suo. E sono anni che ce l'aveva già tutto in testa...

Don Jon di Joseph Gordon-Levitt

Nelle sale dal 28 novembre

All'apice della sua carriera di attore, il fidanzatino d'America Joseph Gordon-Levitt si sposta dall'altro lato della macchina da presa per scrivere, dirigere ed interpretate il suo primo film, Don Jon, una rom com in odor di indie che sta mettendo d'accordo praticamente tutti.
Jon Martello, in arte Don Jon, è il tipico ragazzo del New Jersey: origini italo-americane, capelli perennemente impomatati, canottiera bianca e un bolide appariscente quanto rumoroso. La sua esistenza ruota intorno a pochi fondamentali punti fermi: il sesso, consumato meccanicamente una sera dopo l'altra, e la pornografia, in cui Jon cerca disperatamente quella perfezione che non riesce a trovare nella realtà. A rompere il cerchio di quello che è un vero e proprio rito arriva Barbara (Scarlett Johansson), una ragazza da 10, fantastica quanto le attrici dei porno. Con lei Jon costruisce un nuovo rito, ma nella sua vita compare un'altra donna.