domenica 8 dicembre 2013

Oldboy di Spike Lee

Nelle sale dal 5 dicembre

Se n'è parlato tanto di questo Oldboy, forse anche troppo, fin da quando era solo una strana voce di corridoio che voleva Steven Spielberg alla regia e Will Smith (!?!?) nel ruolo del protagonista, scelte bizzarre per un progetto che ha destato subito tante perplessità. Poi le voci sono diventate notizie, e intorno al film si è sviluppato il solito fermento che generano sempre le operazioni di questo tipo: c'è chi ha tuonato contro l'ormai proverbiale mancanza di idee, chi ha conservato un cauto ottimismo e poi ci sono i "fan", la piaga del cinema, nella maggior parte dei casi spettatori convinti che il cinema coreano cominci e finisca con Park Chan-wook, e magari ignari del fatto che Oldboy (2003) è a sua volta adattamento di qualcos'altro.
Io mi piazzo nel mezzo, adoro Park Chan-wook tanto quanto Spike Lee, ma cerco di non farne una malattia. Credo anche che, quando si parla di remake, i nomi in ballo contino fino ad un certo punto, perché a disturbarmi è l'idea stessa di remake, anzi, l'idea hollywoodiana di "remake", quella che non si traduce in un "rifare" (e quindi rileggere) ma in un semplice quanto sterile "riproporre", spesso banalizzando. Riproporre lo stesso prodotto (perché di questo si tratta) ad un pubblico diverso, che non guarda oltre i confini del proprio paese e ha una strana intolleranza ai sottotitoli (vale anche per l'Italia, ma noi abbiamo meno soldi e qualche doppiatore in più). Ma quando dietro la macchina da presa c'è un regista indipendente come Spike Lee, sempre impegnato in progetti personalissimi, è difficile tenere a freno la curiosità.

Dae-s... pardon, Joe Doucett (Josh Brolin) è un agente pubblicitario sgradevole, sboccato e con problemi di alcolismo. Il giorno del compleanno di sua figlia preferisce lavorare, ma l'affare della sua vita finisce male e Joe si ubriaca come al solito. Il giorno dopo si sveglia in una strana camera d'albergo, è tenuto prigioniero da qualcuno, e guardando la tv scopre di essere accusato dell'omicidio di sua moglie. Dopo vent'anni, proprio quando sta per evadere, viene tramortito e liberato, ma non conosce l'identità del suo aguzzino e nemmeno le sue motivazioni.
Stando alle dichiarazioni, la sceneggiatura di Mark Protosevich (The Cell, Io sono leggenda, Thor) dovrebbe differenziarsi da quella del film di Park Chan-wook per una maggiore aderenza al manga di Nobuaki Minegishi e Garon Tsuchiya. In realtà la struttura narrativa dei due film è pressoché identica e nonostante qualche sottile differenza, la storia di Joe Doucett si muove nella stessa direzione e nello stesso modo di quella di Dae-su Oh. L'unico vero scossone arriva praticamente a film concluso, ma si tratta di un'idea interessante che rimane fondamentalmente inespressa, privando il finale della forza drammatica dell'originale.
Il bravissimo Nick Nolte
Ma l'aspetto in cui i due film divergono in modo più evidente è quello stilistico. L'Oldboy di Park Chan-wook era un calderone di idee in cui venivano fusi e rielaborati elementi della cultura popolare: videogiochi, cinema di genere (asiatico) e naturalmente i manga, da cui il regista riprendeva diversi stilemi. Spike Lee invece non re-inventa e non aggiunge, al contrario, lavora per sottrazione, rade a zero i capelli del suo protagonista e smussa tutte le folli spigolosità del film coreano, che trovano spazio solo nella citazione un po' fine a se stessa (la lingua, il polpo, il martello). Il protagonista non si sveglia più in un giardino che in realtà è il terrazzo di un condominio, ma in un vero parco, e appena si è infilato i gli occhiali da sole si lancia in un'improbabile e violentissima scazzotata con cinque giocatori di football. Insomma Lee non osa quasi mai, e quando lo fa è solo per citare lo stesso Park Chan-wook, come nella celeberrima sequenza della rissa, che qui viene allungata e resa più complessa, quasi ad accentuarne ulteriormente l'estetica videoludica (ci si sposta su più livelli). Ma queste pochissime scene appaiono come isolati esercizi di stile in un film che ha tutto l'aspetto di un action americano qualsiasi.
Se poi c'è un difetto nel vero senso del termine è Sharlto Copley, non tanto l'attore, che comunque mi è sembrato fuori parte, ma il pessimo personaggio che gli anno costruito intorno, una macchietta assolutamente insopportabile e sempre fuori post, il tipico villain inconsistente ricoperto di tic e stranezze.
Concludendo, Oldboy non è un cattivo film, è semplicemente un'operazione senza senso (anche sul piano commerciale, basti pensare al trattamento in patria). Un film appena discreto, che deve tutto ad un soggetto interessante diretto con mestiere ma sceneggiato alla meno peggio. Il solito remake insomma, non rilegge, non reinterpreta e non adatta, ma semplicemente ripropone, e il confronto è inevitabile quando qualcosa è già stato detto prima e meglio.
Una cosa importante da sottolineare, tanto per chiudere il discorso remake, è che sarebbe stato un film appena discreto anche se quello coreano non fosse mai esistito.


Per dovere di cronaca: pare che il film sia statotolto dalle mani di Spike Lee in fase di montaggio per essereaccorciato e rimaneggiato, tanto che lui ha deciso di rimuovere il suo "A Spike Lee joint" dai titoli di testa (posso confermare per la versione italiana). Preso atto della cosa, credo che i problemi del film siano a monte, quindi spero che Lee si dedichi presto ad altro e spero che ne sia valsa la pena...

Dimenticavo, Elizabeth Olsen è sempre uno splendore.

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