martedì 30 aprile 2013

Il bianco e il nero #35: Scandals of Hollywoodland. Episode IV: Drugs

Dunque si, ero molto combattutto su che argomento scegliere per questa quarta e ultima miniserie sugli scandali di Hollywood. Da una parte c'era il classico gruppo misto (tanto caro a Missouri4) quindi un best of dei rimasti fuori; un pò di suicidi, omicidi, etc... però. Dall'altra c'era la difficoltà di trovare abbastanza storie per un nuovo argomento. Che, seguendo il classico motto, Sesso, droga e rock n' roll, doveva essere la droga (niente rock, al massimo jazz). E allora vada per la polverina bianca, la pipetta, il cannone, la striscia, la siringa, e chi più ne ha più ne metta. D'altronde, stars are so high!
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-Bello, onesto, con grande carriera davanti a se venderebbe la madre per un pò di morfina.
-Ultima dose a Parigi.

Nella prima riscopriremo un talentuosissimo uomo di spettacolo, divenuto tossicodipendente dopo uno sfortunato incidente e nella seconda la bellissima (per il contesto, permettetemi questo aggettivo) morte di una giovane attrice, il primo scandalo degli anni 20.

Puntata numero uno: Episode I: Homicides.
Puntata numero due: Episode II: Suicides.
Puntata numero tre: Episode III: Sex.
Puntata numero quattro: Episode IV: Drugs.
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-Bello, onesto, di successo,
venderebbe la madre per un pò di morfina-
Se aveste conosciuto Wallace Reid di persona, probabilmente l'avreste odiato. Bello bellissimo, amato da tutte le donne, uno di quelli a cui si aprono mille porte solo per l'aspetto fisico. Bravo bravissimo, ragazzo tenace, esuberante, intraprendente e mosso dalla volontà di fare di tutto. Talentuoso talentuosissimo, qualsiasi cosa lo mettevi a fare, dopo 10 minuti, la sapeva fare meglio di te e di un professionista. Inoltre persino negli hobby eccelleva. Nella musica per esempio, dove sapeva suonare il pianoforte, il banjo, il violino e il tamburo. O nello sport, atleta provetto in diverse discipline tra cui corsa, atletica in generale, football e baseball. 
Come se non bastasse era pure figlio di buona famiglia. Le sue potenzialità, come il suo futuro, erano illimitate. Dopo aver fatto persino il militare e essersi diplomato, venne instradato, a soli 19 anni, dal babbo nel magico mondo di Hollywood. Suo padre, Hal Reid era un noto regista teatrale, sposato con l'attrice Bertha Westbrook. Da qualche tempo aveva deciso di dare una chance al cinema e trasferì l'intera famiglia dal Missouri alla città degli angeli.Nel 1910 Wallace debutta con The Phoenix di Milton Nobles. Bello, aitante e fotogenico, viene messo sotto contratto dalla Vitagraph (preistoria degli studios). Siccome ci tiene al babbo e lo vede un pò in difficoltà in confronto a lui, porta ai suoi capi un suo scritto, nella speranza che decidano di affidargli la regia. Alla Vitagraph devono capire male e affidano a lui stesso e non al babbo, la direzione di Tribal Law.  E siamo solo nel 1912. 

mercoledì 24 aprile 2013

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 1


I Filmbuster(d)s risorgono dalle loro ceneri e si rimettono in pari con gli arretrati.
Commentiamo qualche news recente, vi parliamo dei film in concorso al Festival di Cannes e discutiamo sui film visti al cinema nelle ultime settimane:
Scary Movie 5, Hitchcock, Come un tuono, Oblivion e Nella casa.

[00:05:25]News
[00:17:50]Cannes
[00:36:40]Scary Movie 5
[00:43:15]Hitchcock
[00:55:45]Come un tuono
[01:07:33]Oblivion
[01:19:10]Nella casa




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lunedì 22 aprile 2013

Il bianco e il nero #34: Scandals of Hollywoodland. Episode III: Sex

E ora sesso! Prima che andare a letto con chiunque fosse una pratica pubblicitaria consueta e prima che se ne potesse parlare come niente fosse ed ammettere scappatelle, tradimenti e gusti bizzarri, ad Hollywood nessuno faceva sesso con nessuno. Sbagliato! Tutti già ai tempi andavano a letto con tutti, esistevano già le troiette (in accezione Battiato-iana e non) e le coppie di star erano peggio degli scambisti il mercoledì sera nel parcheggio della palestra. Per non parlare dei figli illegittimi (come quello di Gable con Loretta Young. Lei sparì in Inghilterra per un pò, poi torno con una bambina con le stesse orecchie di Gable, adottata disse. Per un paio di anni la rifilò a un'orfanotrofio, mentre il divo non la riconobbe mai, perchè prima sposato e poi insieme a Carole Lombard), dei tanti aborti (Dandridge-Preminger Gary Cooper-Patricia Neal per dirne due) o ancora dei gusti ambigui delle star più hot (Rodolfo Valentino era gay? Dicono, ma quello che è certo è che sposò due lesbiche di fila e quindi non consumò mai. E Cary Grant? Anche di lui lo dissero, ma era chiaramente invidia, suvvia, non toccatemi Cary) o delle confessioni privatissime finite in pasto alla stampa (il mitico diario di Mary Astor). 
L'unica differenza di oggi è che si tentava di tenere nascosto tutto, anzichè vendere la notizia alla stampa, fare un filmino erotico che guarda caso salta fuori su internet o pubblicare foto in deshabillè su Twitter. Pensate i social network negli anni 20-50...pazzesco quante foto sarebbe spuntate fuori. Altro che il solo filmino, vero o presunto, di Marilyn.
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Per la puntata di oggi ho scelto un paio di scandali succosi, uno al maschile e uno al femminile, che danno l'idea di come fosse trattata, già ai tempi, la sessualità maschile e quella femminile. Ovvero: "bè i maschi sono pur sempre maschi", e "le donne, brutte zoccole, guai a voi a farci innamorare di voi, così irraggiungibili. Dovete essere delle sante, ma anche farci vedere le cosce". Non è cambiato nulla eh.

-Voi non l'avreste fatto?
-The It girl.

Nel primo caso protagonista è Errol Flynn e il suo baffetto impertinente, nel secondo Clara Bow, la flapper, la It girl, la donna più amata d'America, durata solo 4 anni.
Puntata numero uno: Episode I: Homicides.
Puntata numero due: Episode II: Suicides.
Puntata numero tre: Episode III: Sex.
Puntata numero quattro: Episode IV: Drugs.
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-Voi non l'avreste fatto?-
A Hollywood qualche storia di stupro è saltata fuori nel tempo, e la più celebre rimane forse quella che coinvolse Roman Polanski e la minorenne Samantha Geimer nel 1977 (con presente Jack Nicholson). Polanski venne sostanzialmente espulso dal paese, salvo poi essere arrestato qualche anno fa con una trappola ad un festival. Il regista e attore polacco la fece franca, anche se ebbe l'umiltà di scusarsi (e venne perdonato dalla ragazza) e non protestò di certo per la "condanna". Nel 1942, un altra stella del cinema, venne accusata di stupro da una ragazzina minorenne, ma a lui andò decisamente meglio e non dovette mai scusarsi, anzi, da quel giorno venne coniato un modo di dire, "In like Flynn", per intendere uno che ci sa fare con le donne.

domenica 21 aprile 2013

Nella casa di Francois Ozon

Nelle sale dal 19 aprile.
Te possino Ozon.  Ormai bell'e che 11 anni fa, questo giovane regista, più che altro di corti, ed ex modello si affermò sulla scena francese e internazionale con un giallo-musical che racchiudeva tutto il meglio delle attrici francesi tra gli anni 80 e i 2000. 8 donne e un mistero lanciò nell'olimpo Ozon, fulgido esempio del suo stile registico, della sua classe e della sua bravura nella scelta dei colori, della fotografia, delle coreografie ma soprattutto nel modo di raccontare, di travolgere lo spettatore e non lasciarlo più. L'anno successivo si confermò con un opera più canonica ma non per questo meno affascinante come Swimming pool -che ha molto in comune con Nella casa-, dove riuscì nell'impresa di trattare un tema già visto e rivisto ma con tocco personale, elevandolo dal mucchio. Sono seguiti poi altri corti e il successo di critica, ma non di pubblico, Ricky e il divertente Potiche, finito a Venezia. Inutile dire che ogni volta che Ozon ritorna al cinema è quasi un evento, soprattutto per me che lo seguo costantemente.
Nella casa non è un remake horror, ok? Quello è La casa e esce tra qualche settimana. 
Germain è il professore di letteratura del liceo Flaubert. Ogni giorno è costretto a leggere terrificanti temi scritti dai suoi alunni sedicenni in cui raccontano, sgrammaticamente, le loro insulse giornate tra cellulari e pizza. Un giorno però gli capita sott'occhio un interessante racconto di Claude Garcia, il ragazzo dell'ultimo banco. Nel temino racconta di come sia finalmente riuscito a entrare nella casa di una famiglia, quella del suo compagno Rafà, che da tempo stava spiando morbosamente. Il principale motivo del suo interesse è la madre, Esther. La osserva, si inebria del suo odore, la studia. Il racconto si tronca di colpo con un Continua... Germain è rapito e affascinato dal soggetto e dal modo in cui Claude scrive, l'unico alunno con un pò di talento e un pò di cervello. Incita il ragazzo ad andare avanti, ancora non certo se i fatti che racconta siano reali o pura immaginazione, corregge i suoi errori, gli consiglia delle letture, vede in lui il figlio che non ha mai avuto e lo scrittore che non è mai diventato. Ma la storia procede sempre più in maniera particolare, a volte patetica a volte grottesca, morbosa. Quanto è giusto ancora andare avanti e quanto di quello che legge è vero?

Scary Movie 5 di Malcolm D. Lee

Dopo una pausa di sette anni, torna la saga cinematografica che ha ucciso Leslie Nielsen. Una fortunata (o sfortunata) serie partita come parodia horror e diventata di episodio in episodio un disgustoso minestrone di tutta la spazzatura cinematografica e televisiva del momento. Questo quinto capitolo, in linea con la politica dell'intera produzione, rifiuta coraggiosamente di rinnovarsi e far ridere.
Il film si apre con l'immancabile prologo in cui Charlie Sheen e la sciacquetta di turno (Lindsay Lohan che scherza sui suoi problemi con la legge) ci deliziano con una divertentissima scena di sesso. Vista questa, visto tutto, una serie di gag slapstick velocizzate come nelle comiche.
Dopo che Sheen muore, i suoi tre figli vengono adottati dal fratello Dan (Simon Rex, habitué della serie) e da sua moglie Jody (Ashley Tisdale). Con le bambine entra in casa il fantsma di La Madre che scatena una serie di situazioni alla Paranormal Activity, intanto Jody diventa prima ballerina nel Lago dei Cigni e Dan si prende cura di una scimmia geneticamente modificata di nome Cesare.
In ritardo di qualche anno e battuti sul tempo dal Ghost Movie di Marlon Wayans, David Zucker e compagnia bella si accorgono del fenomeno Paranormal Activity e decidono di farne una parodia condita con riferimenti ad altre pellicole ormai stravecchie come Black Swan e L'alba del pianeta delle scimmie. L'intromissione di materiale più recente (La Madre, Sinister) fa subito pensare a un tentativo di rattoppare e rendere vendibile un vecchio "soggetto" rimasto nel cassetto.

mercoledì 17 aprile 2013

Oblivion di Joseph Kosinski

Nelle sale dal 11 aprile.
Oblivion è una serie tv ideata, scritta, diretta e interpretata da Enzino Iacchetti...no, ricomincio (quello era Oblivious, credo, internet non mi aiuta, se rifiuta persino lui). 2077, Jack Harper (Tom Cruise) è uno degli ultimi riparatori di droni operanti sulla Terra. Il suo compito è di mantenerli operativi e belligeranti contro gli scavengers, una razza aliena che tenta di sabotarli. La Terra è rimasta inabitata dopo un guerra, vinta dall'uomo, termonucleare contro l'invasore spaziale. Tutta la popolazione si è rifugiata sulla luna di Saturno, Titano. I droni fanno parte di una massiccia operazione per estrarre le ultime risorse vitali.
Un paio di settimane prima che la missione di Jack, e della sua compagna Victoria, giunga a termine la sua esistenza viene sconvolta quando salva una bella straniera da uno spacecraft NASA precipitato.  Non è altri che la donna che sogna ogni notte e che sembra essere un elemento reale del suo passato. Il suo arrivo innesca una serie di eventi che lo costringono a mettere in questione tutto ciò che conosceva e mettono nelle sue mani il destino dell'umanità.

Kosinski dopo il bello e di successo Tron Legacy ci riprova con lo sci-fi. Questa volta tutta robba nuova e riesumando uno scriptino di 8 pagine buttato giù circa sei anni orsono. Raccontino che nessuno s'era mai filato fino a poco fa ("Ah ma Kosinski quello di Tron, stacce che c'ha i sordi questo mo") fino a quando Barry Levine e Jesse Berger della Radical Publishing hanno deciso di farne una graphic novel. Poi Kosinski ha detto "aspetta un pò? Sai cosa? Prima faccio il film". Il problema è che in questi 6 anni non è andato avanti con la stesura. Otto paginette erano e otto so rimaste.

martedì 16 aprile 2013

Speciale Rob Zombie



-L'uomo prima dello zombie (qualche informazione biografica)

Robert Bartleh Cummings nasce il 12 gennaio 1965 ad Haverhill, Massachussetts, dove i genitori decideranno di trasferirsi in cerca di stabilità dopo una breve carriera nell'ambiente dei luna park (pare che ad influire pesantemente sulla decisione fu una violenta rivolta di clienti truffati, sfociata poi in un incendio dei tendoni). Una stabilità che al giovane Rob comincia presto a stare stretta, e da cui sfugge attraverso la televisione e il cinema horror. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, i suoi preferiti non sono i violentissimi slasher contemporanei ma i classici del bianco e nero, tra cui naturalmente spicca White Zombie di Victor Halperin con Bela Lugosi (da noi L'isola degli zombies, 1932). Nei primi anni '80 però fugge davvero e si iscrive alla Parsons School of Design di New York, ma il suo rendimento è talmente scarso che viene espulso. Negli anni successivi fa di tutto: fattorino in bicicletta, designer delle rivista per adulti Celebrity Skin e assistente di produzione alla CBS per lo show Pee Wee's Playhouse.
Nel frattempo si trasferisce a casa dell'ex compagna di corso Shauna Reynolds e insieme formano la band alternative/heavy metal White Zombie con i nomi Rob Straker e Sean Yseult. Nel 1987 Rob cambia ufficialmente il suo cognome in Zombie e la band si sposta a Los Angeles.
E' già un uomo che si è fatto da solo, disegna i suoi stessi tatuaggi, scrive i testi, crea le copertine dei dischi e comincia anche a girare i video delle canzoni.
Nel 1996 mette insieme una cover di I'm your Boogeyman per la colonna sonora di The Crow: Salvation (terzo capitolo della serie) e già che c'è realizza anche un video musicale. Alla Miramax il risultato piace così tanto che decidono di appioppargli l'intero film, regia e sceneggiatura, ma il progetto resta fermo per due anni e Rob viene allontanato per divergenze artistiche con la produzione, è il primo assaggio dello spietato mondo di Hollywood.
Ma l'aspirante cineasta ha due buone ragioni per non lamentarsi, una è sulla copertina del suo ultimo album (Supersexy Swingin' Sounds) e si chiama Sheri Serkis, meglio conosciuta come Sheri Moon, sua fidanzata e go-go dancer nel tour della band. L'altra arriva nel 1998, quando Rob molla i White Zombie e inizia la sua carriera musicale da solista ottenendo la libertà artistica che ha sempre sognato. Una libertà che usa soprattutto per riversare e rielaborare sul palco e nella realizzaione dei video-clip tutte le influenze culturali che hanno nutrito la sua mente di adolescente, dalla musica dei KISS e Alice Cooper, al cinema di Mario Bava e Roger Corman, oltre naturalmente ai già citati monster movie classici. Il risultato sono video musicali come Dragula (http://www.youtube.com/watch?v=EqQuihD0hoI), un perfetto esempio di quello che sarà poi il suo stile cinematografico, un pastiche onnivoro che ingurgita di tutto e lo rigurgita sullo schermo con un gusto psichedelico e visionario fuori dal tempo.

lunedì 15 aprile 2013

Il bianco e il nero #33: Scandals of Hollywoodland. Episode II: Suicides

Dagli omicidi più sospetti, ci spostiamo ora ai suicidi che più hanno destato scalpore. Inizierò da quello considerato il più struggente di tutti, passando per quello che coinvolse addirittura un supereroe, fino ad arrivare ad uno inscenato talmente male che non ci credette nessuno.

-La H di suicidio.
-Superman non è immortale.
-L'ultima risata.

E dopo questa puntata, basta con thanatos e passiamo a un pò di "sano" eros, con qualche scandalo sessuale, fra stupri, deviazioni e ninfomania, presunta o tale.
Puntata numero uno: Episode I: Homicides.
Puntata numero due: Episode II: Suicides.
Puntata numero tre: Episode III: Sex.
Puntata numero quattro: Episode IV: Drugs.

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-La H di suicidio-
Spoiler alert: preparate i kleenex, si piange.
I protagonisti di questa storia intrisa di infinita sfiga sono due; una celebre insegna e una svenurata attrice novizia. Partirò dalla prima. Molti di voi sapranno bene, anche senza guardare il logo di questa rubrica, che una volta la celeberrima insegna sulle colline di Hollywood era leggermente più lunga e recava il suffisso LAND. Segue breve ma esaustiva lezione di storia che spero risponderà a tutte le vostre domande sulla scritta. 
-Quando e perchè nacque? Nacque nel 1923 come trovata pubblicitaria per promuovere un progetto di sviluppo immobiliare. Era appunto la versione HOLLYWOODLAND e la sua durata doveva essere temporanea, massimo 18 mesi. Di notte era illuminata da centinaia di lampadine. Con l'espandersi dell'industria cinematografica, la scritta divenne fissa e simbolo della città. -Cosa successe alla parte LAND e quando sparì? Nel 1949 la scritta si trovava in  un grave stato di usura perciò si decise di ristrutturarla un pò. Si accollò l'onere la camera di commercio di Hollywood, comprese le spese di illuminazione. Per rispecchiare di più il nome del quartiere losangelino, e anche perchè nessuno la chiamava Hollywoodland, si decise di togliere il suffisso. La nuova insegna era lunga circa 110 metri, più o meno come quella attuale.
Infine, nel 1979, Hugh Efner e Alice Cooper, due benemeriti cittadini, pagarono di tasca propria per una nuova ristrutturazione che la proteggesse maggiormente dalle intemperie ambientali. Se come me vorrete un giorno andarla a vedere, sappiate che dovete scarpinare parecchio su per le colline o avere a disposizione un mezzo di locomozione. In ogni caso non potrete avvicinarvi troppo, ma la potrete vedere da una distanza di circa 50 metri. Chi invece si avvicinò fino a toccarla è la seconda protagonista, Peggie.

giovedì 11 aprile 2013

L'immondo profondo #13: Amer di Hélèn Cattet e Bruno Forzani

Visto che da queste parti l'ho citato spesso,  ho pensato di riciclare una mia vecchia recensione di Amer per invogliarvi ancora di più a dargli un'occhiata (ma con chi sto parlando ?). E' un film che mi aveva fatto innamorare pazzamente alla prima visione e da allora è sempre rimasto tra i miei preferiti.
Probabilmente oggi ne parlerei diversamente e scriverei un tantino meglio, magari cogliendo nuovi riferimenti che all'epoca mi erano sfuggiti, ma mi sembrava bello lasciare tutto così, riproponendovi le mie impressioni a caldo di allora. E poi altrimenti che pigro sarei ?

Stupendo già dalla locandina
Interessantissimo progetto belga-francese del 2009, purtroppo passato un pò in sordina o quasi completamente ignorato. Un film difficile da catalogare sotto tutti i punti di vista, per metà è un'esperienza esclusivamente visiva priva di un nucleo narrativo solido, per l'altra metà è un prodotto che si regge interamente sulle citazioni e sugli omaggi al cinema italiano degli anni settanta e ottanta, in particolare al filone horror e a quello "giallo".
Hélèn Cattet e Guido Forzani arrivano freschi freschi dalla realizzazione di cinque cortometraggi, e si vede. Amer(amaro) è infatti suddiviso in tre parti fin dai titoli di testa (che scorrono sullo splendido tema musicale di Cani Arrabbiati di Mario Bava), tre brevi storie unite soltanto dalla presenza della protagonista Ana, ritratta in tre differenti fasi della sua vita: l'infanzia segnata dalla morte del nonno materno, l'adolescenza con la scoperta del proprio corpo e l'esplosione della sessualità, e infine l'età adulta, quando Ana fa ritorno ai luoghi dell'infanzia, nella villa in cui era ambientato il primo segmento.

mercoledì 10 aprile 2013

Come un tuono di Derek Cianfrance

Nelle sale dal 4 aprile

Luke “Il Bello” Glanton (Ryan Gosling) è uno spericolato pilota di motociclette, insieme ad un parco di divertimenti itinerante si sposta di città in città per eseguire il suo numero migliore, la sfera della morte. Durante una delle soste a Schenectady (“il posto dietro la pianura dei pini” in lingua Mohawk) nello stato di New York, si imbatte nella sua vecchia fiamma Romina (Eva Mendes) e scopre che la ragazza ha avuto un figlio da lui, così di punto in bianco molla tutto e si stabilisce in città per adempiere ai suoi doveri paterni, e visto che le motociclette sono tutta la sua vita, decide di usare il suo talento unico per svaligiare banche, mettendo in moto un'imprevedibile catena di eventi.
E' difficile parlare in modo approfondito di Come un tuono, perché bisogna stare ben attenti a non rivelare qualche dettaglio di troppo con il rischio di rovinare alcuni dei momenti più gustosi del film. Dei passaggi chiave in cui la storia accelera bruscamente e poi infila una curva a gomito, cambiando le carte in tavola e lasciando lo spettatore intontito per qualche secondo.
La tentazione sarebbe quella di definirlo un film a episodi, e infatti qualcuno lo ha anche accostato alle pellicole di Inarritu, ma nonostante queste fratture così nette tra un blocco narrativo e l'altro, si avverte sempre un forte senso di continuità. Non solo nello sviluppo narrativo, che anzi procede sempre in modo piuttosto lineare, ma anche nei toni e nella messa in scena, che danno alle tre sotto-trame un aspetto quasi speculare, e all'intero film un andamento circolare, un po' come nella sfera della morte in cui corre Ryan Gosling, una gabbia dove i corpi o le vite si sfiorano a velocità pazzesca.

lunedì 8 aprile 2013

Il bianco e il nero #32: Scandals of Hollywoodland. Episode I: Homicides

Suicidi, stupri, figli illegittimi, omicidi avvolti dal mistero, tendenze sessuali deviate... in una parola scandalo. Ad Hollywood nel suo periodo d'oro e non, sono sempre successe le peggio cose e nella maggior parte dei casi, nessuno ha mai scoperto la verità se non a distanza di anni e anni. Feste sregolate, uomini senza ritegno e con poteri tali di insabbiare di tutto ma anche povere anime arrivate in una terra spietata e insensibile, imbrogli e simulazioni. 
Dietro alle dive e ai divi perfetti modelli di vita, ai set luccicanti e ai ristoranti di lusso c'era un mondo sotterraneo nero come la notte. Alcune storie forse le conoscerete, altre sarò felice di portarvele a conoscenza. Dagli scatenati anni 20 fino ai più moderati anni 50, lanciamoci in questo viaggio nella peccaminosa città delle stelle. 
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Nel primo episodio mi dedicherò a due morti abbastanza strane, di due registi consegnati alla storia solo per la loro dipartita e non per la loro carriera. Ovvero,
-La volta in cui Chaplin andò tanto così, vicino al creatore.
-Fate largo sono dottore.
Due storie di cui non si sa con certezza come andarono le cose e allo stesso tempo di cui si sa fin troppo.
Nel prossimo episodio invece un paio di suicidi, struggenti in alcuni casi e pieni di mistero in altri.

Puntata numero uno: Episode I: Homicides.
Puntata numero due: Episode II: Suicides.
Puntata numero tre: Episode III: Sex.
Puntata numero quattro: Episode IV: Drugs.
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-La volta in cui Chaplin andò tanto così, vicino al creatore-
Se vi è mai capitato di leggere il romanzo Murder at San Simeon di Patty Hearst, vi sarete imbattuti in un giallo molto particolare. Uno yacht, gente molto ricca, un litigio d'amore, forse un triangolo amoroso, molta confusione e un morto. Forse, ma forse, degli spari. Patty Hearst porta un cognome che in America dice pure troppo. William Randolph Hearst, il nonno, fu un editore di grande successo. Così però non rende l'idea. Avete presente Murdoch? O in Italia Berlusconi (solo nel campo dei media, per carità)? Ecco Hearst era molto peggio, in quanto possedeva qualsiasi giornale o quasi (Cartello? Oligopolio? Altri tempi). Aveva un tale potere che controllava l'informazione pressochè totale di un intera nazione come gli Stati Uniti -leggi, controllava quindi ben oltre. Hollywood si è divertita più volte a parlarne o a inscenarne la sua figura, non ultimo Orson Welles in Quarto potere, quindi in qualche modo ne avrete di sicuro sentito parlare.

venerdì 5 aprile 2013

Hitchcock di Sacha Gervasi.

Nelle sale dal 4 aprile.
Nel 1959, in seguito al grandissimo successo di Intrigo Internazionale, Alfred Hitchcock (o Iccicocke) si ritrovò davanti a un interrogativo cruciale per la sua carriera: e adesso? Dopo aver regalato alla storia del cinema pietre miliari in diversi generi, aver sperimentato nuove tecnologie, confinato l'azione in microcosmi o averla spalmata su monumenti nazionali, il maestro si trovava a corto di idee. Con la stampa già pronta a eleggere il suo erede e una banda di cloni alle calcagna, una fama da mantenere e allo stesso aggiornare, Hitch doveva trovare l'ennesimo coniglio da cavare dal cilindro. Ed è così che gli capitò tra le mani il libro Psycho, di Robert Bloch, ispirato alla reale vicenda di Ed Gein, il macellaio del Wisconsin.
Scelse quindi di fare un horror a basso budget, uno slasher di infimo livello sulla carta, ma il genere più in voga in quegli anni, con migliaia di ragazzini che invadevano i cinema. Si finanziò da solo, andò contro le major e l'opinione di colleghi e amici, persino contro la censura. Ed ebbe successo, il più grande della sua carriera già gloriosa. Ma quanti e quali problemi affrontò durante la produzione e come venne accolto? (per un approfondimento, meglio il mio speciale su Psycho). 
Dopo The girl, produzione BBC-HBO uscita direttamente in tv che raccontava del rapporto tra Hitchcock e Tippi Hedren, ci ritroviamo a breve distanza con un altro film dedicato al grande maestro inglese. Fare peggio di quel film-tv era impresa ardua ma non impossibile a quanto ho visto.
Ispirato dal libro di Stephen Rebello, Come Hitchcock ha realizzato Psycho, un ottimo libro pieno di aneddoti sul film e sul regista, scritto con grande stile e dovizia di particolari, il film di Sacha Gervasi non potrebbe essere più inferiore e deludente di così.
Siamo di fronte al classico "era meglio e più approfondito il libro" anche se per una volta ci confrontiamo con un saggio di analisi e storia e non di narrativa. Nel film si perde tutto l'interesse che lo spettatore potrebbe trovare nello scoprire i tanti retroscena, le litigate tra gli attori e i problemi sul set. Rimane un lieve alone, un qualcosa di non detto, sovrastato dalla ben poco interessante diatriba coniugale tra Alfred e la moglie Alma.
E' vero che il film si chiama Hitchcock e non Psycho, ma questo non significa che non puoi parlare di un'artista attraverso una sua opera, non soprattutto quando hai una base, il libro di Rebello, così affascinante. Tra una scenata di gelosia e l'altra, tra un tentativo di far apparire Hitch come uno stronzo (ci riusciva molto meglio il prodotto BBC-HBO) e uno di far apparire Alma come una devota e maltrattata madre di un bimbo troppo cresciuto, ci si dimentica del resto e ci propinano un finale romanzato e felice che è tuto il contrario di come proseguirono realmente le cose (ancora una volta, The girl).
L'approfondimento della psiche di Hitch è affidata ad alcune imbarazzanti conversazioni con un Ed Gein immaginario. Per il resto non si impegna molto, a parte quando lo vediamo pensare al passato, fatto di Grace Kelly, Vera Miles e Ingrid Bergman o quando si incazza perchè insoddisfatto dalla vita. In definitiva era solo un ciccione bontempone frustrato e sempre in giacca e cravatta, anche quando fa giardinaggio. Non si fa un solo riferimento alla sua bravura e inventiva da regista o alla sua infinita conoscenza dei mezzi.
Quindi si, non parla di Hitchcock, non parla di Psycho, non parla di nulla che sia interessante.

mercoledì 3 aprile 2013

Filmbuster(d)s - Episodio #25

"Meschini i Filmbuster(d)s che mettono le donnine nude in copertina per aumentare i download" direte voi.
Eh oh, che possiamo farci se il film più importante in questo periodo di magra è Spring Breakers di Harmony Korine?
Che, tra le altre cose, non è una donna e ha fatto altri film prima di questo?
Questo è molto altro (in realtà no, gli altri sono film bruttarelli forte) nel venticinquesimo episodio del podcast di Filmbuster(d)s:

[00:03:30]Il Lato Positivo
[00:09:35]IL Grande e Potente Oz
[00:17:35]Spring Breakers
[00:30:20]La Madre
[00:40:10]Sinister
[00:54:10]Gli Amanti Passeggeri



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Come pietra paziente di Atiq Rahimi

Nelle sale dal 28 marzo.
Attenzione: articolo-recensione su film che nessuno leggerà/vedrà!
Lo scorso weekend (e va bene, giovedì) sono usciti diversi film interessanti. Tre blockbusters (The Host con Saoirse Ronan e tratto dalla nuova "fatica" letteraria della mamma di Twilight; Il cacciatore di giganti, con I Giganti, il gruppo rock melodico italiano anni 60; G.I. Joe - La vendetta, eh degli spettatori dopo il primo), Marsupilami (...)(si, ne ho visto metà), Due agenti molto speciali (con l'attore di Quasi amici, ormai non ha più un nome) e Un giorno devi andare di Diritti.
Avrei potuto parlare di uno a caso di questi film, soprattutto dell'ultimo Diritti, -ma sarebbe stato abbastanza breve, tipo "si belle immagini, bella fotografia, ma è la solita storia infarcita di retorica e buoni sentimenti. Non all'altezza degli altri suoi due, molto più documentaristici"- ma ho preferito scrivere di un bel film franco-afghano che non avrà il cast, i soldi o la pubblicità degli altri film ma vale quantomeno il doppio.
Come pietra paziente, tratto dal romanzo omonimo dello stesso regista, racconta di una donna afghana e del marito, in coma, dopo aver riportato una ferita al collo durante uno scontro a fuoco. Lei lo accudisce e tenta in tutti i modi di tenerlo in vita, nonostante i soldi scarseggino -sarà costretta a fargli una busta con acqua, sale e zucchero come alimentazione, invece che una soluzione medicinale. A complicare le cose c'è la guerra, tuttora in corso, con bombardamenti giornalieri, invasioni delle abitazioni da parte della milizia e famiglie stuprate, uccise e derubate, non necessariamente in questo ordine.
Man mano che il tempo passa l'uomo non guarisce, come invece aveva pronosticato il mullah, e la donna inizia a aprirsi con lui, e per la prima volta nel loro matrimonio di undici anni, parlano. O per lo meno, parla lei. Gli racconta del suo passato, di come sono le sue giornate e di quanto non abbiamo mai realmente vissuto insieme, se non al massimo per un annetto. Tramite i flashback assistiamo alla loro festa di fidanzamento o al matrimonio, dove in vece dell'uomo c'era solo un pugnale di guerra e una foto, anzichè lui, sempre impegnato in combattimento. 
La donna si rende conto di quanto sia stato terribile aver vissuto con lui ma proprio quando sta per lasciarlo senza alimentazione si rende conto che per una volta nella sua vita è felice. L'uomo è diventato come la pietra paziente (syngué sabour) di una nota storia tradizionale locale. Si dice che se ci si vuole liberare di un peso o di un segreto, bisogna raccontare tutto a una grossa pietra e una volta che si avrà finito, la pietra si gretolerà in mille pezzi, liberandoti.
Nel frattempo la loro casa viene invasa da un giovane militare impacciato che si innamora della donna. Lei per evitare uno stupro, si finge una prostituta, ma il giovane, vergine, la paga per godere del suo corpo. Per lei sarà l'occasione di poter essere finalmente felice e libera anche nell'atto dell'amore.

martedì 2 aprile 2013

L'immondo profondo #12: Britannia imperat

Direttamente dal regno dei morti (mesi di silenzio), torna la rubrica dedicata al cinema de paura.
Non so se riuscirò a riproporvela con regolarità ma ho già in mente un paio di idee per il futuro. Oltre che per i soliti specialoni, stavo pensando di sfruttare questo spazio per parlarvi di volta in volta delle pellicole in cui mi imbatto mentre pesco a piene mani da quel fiume pieno di liquami e monnezza che è il cinema horror. Quindi largo a mini-recensioni doppie (come in questo caso), triple o addirittura quadruple!

Intanto beccatevi questa double feature dedicata a due degli horror più intriganti degli ultimi tempi, ovviamente mai arrivati in Italia.
L'articolo è disponibile anche su The Movie Shelter, un sito con cui noi Filmbuster(d)s collaboriamo spesso e volentieri.

Kill List di Ben Wheatley

Prendete nota perché Ben Wheatley è un nome da non perdere mai di vista. Dopo una serie di esperienze televisive come regista di sit-com inglesi, decide di scrivere, dirigere (in soli otto giorni) e produrre il suo primo lungometraggio, Down Terrace, un noir con elementi comici che non incassa una fava ma che rimedia qualche premio e porta il panciuto regista inglese all'attenzione di pubblico e critica. Dopodiché, di punto in bianco, passa all'horror con Kill List, e lo fa con la mano ferma di un artigiano che sembra non aver fatto altro in vita sua.
Merita un'occhiata anche il suo ultimo film, Sightseers, una commedia a tinte horror che ho avuto la possibilità di vedere l'anno scorso al Festival di Locarno. Wheatley era presente in sala con completo nero, camicia fuori dai pantaloni e scarponi da lavoro, e ha fatto una presentazione del film completamente folle. Se con Kill List mi ero innamorato, dopo quella serata ho capito che volevo sposarlo, ma passiamo al film:
Jay (Neil Maskell) è un ex-militare inglese, ha una bellissima moglie (MyAnna Buring, è proprio scritto così, lo giuro) un figlio e una casa enorme immersa nel verde con una vasca idromassaggio in giardino. Insomma si gode la vita e un meritato riposo dopo una missione a Kiev in cui è andato tutto storto, ma il riposo dura da troppo tempo e i soldi scarseggiano, così dopo l'ennesima terribile lite, sua moglie Shel invita a cena Gal (Michael Smiley) amico e commilitone di Jay. E qui sta l'inghippo: i due ex-soldati sono anche due killer professionisti, e per sistemare le finanze di Jay decidono di accettare un incarico più bizzarro del solito, una lista di vittime (la kill list del titolo, duh!) fornita da uno strano gruppo di individui in giacca e cravatta. Ma qualcosa non torna, gli obiettivi sono persone molto comuni, e, ogni volta, poco prima di essere uccisi a sangue freddo, si rivolgono a Jay e lo ringraziano.

lunedì 1 aprile 2013

Il bianco e il nero #31: Dorothy Dandridge, la D è muta.

Il bianco e nero è tornato e siccome per ora ha dominato il bianco, è in arrivo un pò di nero, in tutti i sensi.
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"Quella bellissima attrice di colore che si è sempre rifiutata di fare ruoli da domestica e la cui carriera fu distrutta dalla Hollywood bianca".
Wesley Snipes alias Noxeema Jackson in A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar.

In questo semplice ricordo della drag queen Noxeema, seguito dall'elenco di tutti i film più importanti interpretati, è concentrata tutta l'essenza della mitica, e sconosciuta ai più, Dorothy Dandridge. La prima donna di colore a essere candidata come miglior attrice protagonista agli Oscar, soprannominata la Marilyn Monroe nera per la sua prorompente bellezza, -o cafe au lait dalla stampa nera- come tutte le dive ha avuto una vita difficile, fatta di amori infranti, tragedie e qualche successo. L'unica differenza con una Vivien Leigh o una Gene Tierney è che lei era nera, e negli anni 50, particolare non di poco conto. Per di più era una tipetta tosta  e si rifiutò sempre di fare i classici ruoli di "colore", fra cui lo schiavo, la serva o l'uomo della jungla, una scelta ampissima e di grande livello. Nonostante tutti questi ostacoli, grazie alla sua tenacia riuscì ad arrivare in vetta, seppur per poco tempo, come ricorda Noxeema, prima che la bianchissima Hollywood la sbattesse fuori dalla porta e dall'industria. La sua breve carriera è il più fulgido esempio del perchè nessun attore di pelle scura abbia mai sfondato prima degli anni 70 e quale trattamento veniva riservato ai più talentuosi non-bianchi.

Dorothy nacque nel 1922 a Cleveland nell'Ohio, figlia di Ruby, un'attrice che trovò spazio in piccoli ruoli in alcuni film minori. 5 mesi prima dalla nascita di Dorothy, mamma Ruby prese Vivian, l'altra figlia, e fagotto e mollò il marito per iniziare una vita tutta sua, una rinascita (un particolare anche della vita futura della figlia). Non erano sole, le raggiunse Geneva, un'amica, o per meglio dire l'amante di mammà. La donna divenne una vera e propria figura paterna ed incoraggiò, con il benestare e il supporto di Ruby, o forse sarebbe più corretto dire, inculcò a forza nelle due bambine, il talento artistico e la voglia di esibirsi in pubblico. Ogni giorno le costringeva a esercitarsi fino a che non stramazzavano al suolo. 
Effettivamente le due avevano dimostrato fin dalla più tenera età un certo talento e una certa presenza scenica. Il loro primo "ingaggio", in piena Depressione, fu quello di intrattenere le povere signore anziane, e non, nelle varie chiese della zona seguendo il tour del National Baptist Convention sotto il nome di The Wonder Children. Per ben 3 anni girovagarono per le chiese di tutto il sud fino a che queste bambine non divennero ragazze e le curve iniziano a mostrarsi. Fu allora che subentrò una terza ragazza, Etta Jones, e nacquero le Dandridge Sisters nonche un tour che le portò a visitare tutta la California e a finire addirittura al Cotton Club e all'Apollo Theatre di New York City.
In tutto questo vagare da città a città nessuna delle ragazze ottenne un'onesta educazione, un altro classico.  Inoltre mamma Ruby stava ingranando a Hollywood e lasciò il gruppo improvvisamente. Dorothy si ritrovò a 16 anni, più bella che mai, a dividere un'appartamento con la perfida Geneva nella grande mela.