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lunedì 15 luglio 2013

Pacific Rim di Guillermo Del Toro

Nelle sale dal 11 luglio.

"Robbott robbott ti ammazzo di bott".
Nel 1974 la Toho, come nuovo rivale per il suo quattordicesimo sequel della saga di Godzilla, se ne uscì con un robot gigante comandato dalla polizia anti mostri, la G Force; il super robot era  Mechagodzilla. L'esperimento funzionò e Mecha ritornò in un paio di episodi compreso Godzilla Vs Mechagodzilla 2 dell'epoca Heisei (ps: è nell'aria anche un 3). Questi non è che una delle tante fonti (Tengen toppa Gurren Lagann., Evangelion e la lista potrebbe non finire mai) a cui attinge Del Toro insieme al suo sceneggiatore Travis Beacham, per il suo Pacific Rim.
2020, da circa sette anni la terra è in lotta contro mostri alieni alti decine e decine di metri, comunemente chiamati con il termine giapponese, kaiju. Spuntano fuori non dal cielo, ma da una faglia tettonica creatasi sul fondo dell'oceano pacifico. Le loro apparizioni, prima sporadiche, si intensificano sempre più, tanto che tutti i popoli si uniscono per escogitare un modo per fermarli. Ne creano due: una enorme muraglia che tenga fuori i mostri, facilmente trapassabile e dai lavori infiniti; dei robot alti quanto i mostri, comandati da super soldati addestrati e connessi tra loro neurologicamente. I robot, o meglio, i jaeger, cacciatore in tedesco, se la cavano più che bene, fino a quando non arrivano dei nuovi kaiju, di livello avanzato, più pericolosi e possenti di prima. Tra la muraglia che non regge, i mostri che spuntano sempre più rapidamente e il fondo stanziato per i jaeger bloccato, pare evidente che bisogna fermare i kaiju in un altro modo e definitivo. Ma come?

mercoledì 3 aprile 2013

Filmbuster(d)s - Episodio #25

"Meschini i Filmbuster(d)s che mettono le donnine nude in copertina per aumentare i download" direte voi.
Eh oh, che possiamo farci se il film più importante in questo periodo di magra è Spring Breakers di Harmony Korine?
Che, tra le altre cose, non è una donna e ha fatto altri film prima di questo?
Questo è molto altro (in realtà no, gli altri sono film bruttarelli forte) nel venticinquesimo episodio del podcast di Filmbuster(d)s:

[00:03:30]Il Lato Positivo
[00:09:35]IL Grande e Potente Oz
[00:17:35]Spring Breakers
[00:30:20]La Madre
[00:40:10]Sinister
[00:54:10]Gli Amanti Passeggeri



Potete ascoltare l'episodio al link diretto al file MP3 (per scaricarlo basta cliccare col destro e poi "Salva link con nome"): Clicca qui

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Oppure ascoltate il podcast mediante il player Podtrac:


martedì 19 marzo 2013

La Madre di Andrés Muschietti

Nelle sale dal 21 marzo
Il cortometraggio è una forma di espressione abbastanza ambigua, c'è chi lo considera un esercizio preparatorio prima di passare al lungometraggio e c'è invece chi lo affronta come una forma d'arte autonoma, la fine di un percorso piuttosto che una fase intermedia. Comunque sia, quando si affronta l'argomento prima o poi qualcuno se ne esce con il solito “se sei bravo magari qualcuno ti nota...”, non si scappa, e probabilmente ogni tanto succede davvero, come nel caso di Andrés Muschietti, che con il suo secondo cortometraggio (Mama, visibile qui: http://www.youtube.com/watch?v=WRqS6pBC42w) è riuscito a farsi notare addirittura da Guillermo Del Toro, a cui l'idea è piaciuta così tanto che ha deciso di trasformarla in un film.
E quindi eccoci qua, con un cortometraggio di due minuti gonfiato a dovere con una storia su cui la mano di Del Toro si fa sentire prepotentemente:
Un uomo (Nikolaj Coster-Waldau, il Jaime Lannister di Game of Thrones ma anche il ferocissimo assassino dell'ottimo Headhunters) corre a casa stravolto e mette le sue due bambine in macchina, dalle notizie alla radio capiamo che dopo aver perso tutto con il crollo della borsa ha assassinato due colleghi e strangolato la moglie.
Mentre guida come un pazzo in mezzo a una bufera, la macchina sbanda e finisce fuori strada, così insieme alle due bambine si rifugia in una vecchia casa nel bosco. Qui decide di portare a termine il folle gesto, ma quando sta per sparare alla nuca delle ignare figlie, una misteriosa presenza lo solleva in aria e gli spezza il collo. Cinque anni dopo Victoria e Lilly sono ancora vive, sopravvissute in uno stato selvaggio grazie ad una figura materna immaginaria che chiamano Mama. Uno psichiatra le affiderà al fratello gemello del padre e alla sua fidanzata Annabel (una Jessica Chastain bassista con caschetto corvino e tatuaggi, stupenda e brava come al solito).
E qui ci starebbe bene un bel “Ma forse Mama è molto più di una fantasia infantile...”, però non avrebbe senso, perché il film non ci prova nemmeno a giocare la carta del dubbio, o se lo fa, fallisce miseramente. Mama infatti compare in scena a pochi minuti dall'inizio, è in penombra e la vediamo sfuocata perché Victoria non indossa i suoi occhiali, ma è chiaro fin da subito che esiste ed è un fantasma assassino (dopo un cortometraggio così...). E in un certo senso potrei chiudere qui la recensione, perché questo è senza dubbio il difetto più grande e deleterio del film, mostra troppo e lo fa subito. La primissima parte infatti funziona ancora abbastanza bene, c'è l'inquietudine per quello che è appena successo, c'è il mistero su ciò che è accaduto in quei cinque anni e poi ci sono le due bambine, due creature tremendamente inquietanti realizzate con una computer grafica ancora tollerabile, che camminano a quattro zampe e saltellano di mobile in mobile come due scimmiette.

mercoledì 5 dicembre 2012

Le 5 Leggende di Peter Ramsey


Nelle sale dal 29 novembre.
Pitch Black, l'uomo nero, è tornato dopo essere stato sconfitto al termine dei “secoli bui”, quando diffondeva ovunque terrore ed incubi. Ad abbatterlo furono Babbo Natale, Calmoniglio (il coniglio pasquale), la Fatina dei denti e Sandman, i 4 guardiani, che adesso hanno bisogno di un quinto elemento per fronteggiare la minaccia incombente. L'uomo della Luna, un'entità astratta, suggerisce allora a Babbo Natale di reclutare lo scapestrato Jack Frost, spirito del ghiaccio sconosciuto ai più che non riesce a farsi vedere dagli umani perché nessuno crede in lui.
Diretto dall'esordiente Peter Ramsey e doppiato da un cast di star hollywoodiane di prim'ordine come Chris Pine, Jude Law, Hugh Jackman e chi più ne ha più ne metta, Le 5 Leggende impone l'ennesima riflessione sul modo di fare cinema di Dreamworks e sul confronto con quello dell'eterna rivale sul campo dell'animazione in computer grafica, Pixar.
L'outsider, l'emarginato é sempre al centro dei film di entrambi gli studios, ma sono evidenti le differenze tra le declinazioni dello stesso topos. Prendiamo ad esempio proprio Jack Frost: pettinatura emo, pose plastiche, un visino adorabile, felpa con cappuccio e jeans alla moda e un fare spavaldo da vero duro; l'emarginazione dalla serie A dei guardiani, l'invisibilità agli occhi dei bambini, paiono quasi motivi di vanto piuttosto che di imbarazzo o ragione di goffaggini e disagi assortiti.
Si diceva su questi lidi, in riferimento a Biancaneve e Il cacciatore, hai gioco facile a fare innamorare Biancaneve del cacciatore se questo é interpretato dal sex symbol Chris Hemsworth, anticonformista dei miei stivali! Appunto, Jack Frost é un figo poco credibile nel ruolo di un outsider che finisce per stonare e per rompere l'empatia.
Più dell'evidente abisso nella caratterizzazione, sia visiva che contestuale, di personaggi e situazioni, più della vittoria delle idee e del colto citazionismo sulla facile comicità slapstick e sul cavalcare le mode (qualcuno c'ha visto, giustamente, parallelismi con The Avengers) la ragione principale per cui Pixar é rock e Dreamworks spesso e volentieri non lo é sta proprio nella rappresentazione e nella credibilità dell'emarginato.
Inutile rimarcare in questa sede le lapalissiane caratteristiche che rendono i personaggi Pixar veri outsider, piuttosto proviamo a spiegare cos'altro funziona e non ne Le 5 leggende.
Apprezzabile il fatto che siano state rispettate le origini dei guardiani nella tradizione popolare, specie il Babbo Natale russo al quale é riservato il momento migliore del film, una deliziosa metafora raccontata per mezzo di una matrioska.
Se dal punto di vista visivo la pellicola é un gioia per gli occhi è anche grazie al contributo tecnico di uno dei migliori direttori alla fotografia in circolazione, Roger Deakins, così come si sente in un paio di sequenze squisitamente dark l'influenza del produttore esecutivo Guillermo del Toro. 
Purtroppo però, l'idea alla base del plot, tutto sommato suggestiva, meritava una scrittura migliore, specie per quanto riguarda un background praticamente inesistente: non bastano 2 battute in croce su eventi passati a dare l'impressione che quel mondo esista anche al di fuori, nel tempo e nello spazio, della vicenda narrata nel film. Ciò si traduce in una generale mancanza di mordente e superficialità imperante, il che rende ancora più inspiegabile il didascalismo estremo e ridondante.
Alla fine della fiera , Le 5 leggende è un film lontano dalla mediocrità di altre pellicole della Dreamworks come Madagascar o La gang del bosco, ma ugualmente distante dai titoli migliori, Dragon Trainer e Shrek su tutti, in primis per il discorso in apertura, ed è un peccato viste le professionalità in ballo e il l'idea di partenza. Un film d'animazione trascurabile in un anno sottotono e decisamente poco interessante per il genere.