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mercoledì 17 aprile 2013

Oblivion di Joseph Kosinski

Nelle sale dal 11 aprile.
Oblivion è una serie tv ideata, scritta, diretta e interpretata da Enzino Iacchetti...no, ricomincio (quello era Oblivious, credo, internet non mi aiuta, se rifiuta persino lui). 2077, Jack Harper (Tom Cruise) è uno degli ultimi riparatori di droni operanti sulla Terra. Il suo compito è di mantenerli operativi e belligeranti contro gli scavengers, una razza aliena che tenta di sabotarli. La Terra è rimasta inabitata dopo un guerra, vinta dall'uomo, termonucleare contro l'invasore spaziale. Tutta la popolazione si è rifugiata sulla luna di Saturno, Titano. I droni fanno parte di una massiccia operazione per estrarre le ultime risorse vitali.
Un paio di settimane prima che la missione di Jack, e della sua compagna Victoria, giunga a termine la sua esistenza viene sconvolta quando salva una bella straniera da uno spacecraft NASA precipitato.  Non è altri che la donna che sogna ogni notte e che sembra essere un elemento reale del suo passato. Il suo arrivo innesca una serie di eventi che lo costringono a mettere in questione tutto ciò che conosceva e mettono nelle sue mani il destino dell'umanità.

Kosinski dopo il bello e di successo Tron Legacy ci riprova con lo sci-fi. Questa volta tutta robba nuova e riesumando uno scriptino di 8 pagine buttato giù circa sei anni orsono. Raccontino che nessuno s'era mai filato fino a poco fa ("Ah ma Kosinski quello di Tron, stacce che c'ha i sordi questo mo") fino a quando Barry Levine e Jesse Berger della Radical Publishing hanno deciso di farne una graphic novel. Poi Kosinski ha detto "aspetta un pò? Sai cosa? Prima faccio il film". Il problema è che in questi 6 anni non è andato avanti con la stesura. Otto paginette erano e otto so rimaste.

lunedì 15 ottobre 2012

Il bianco e il nero #18: New York al cinema.

Capitolo primo. "Adorava New York. La idolatrava smisuratamente..." No, è meglio "la mitizzava smisuratamente", ecco. "Per lui, in qualunque stagione, questa era ancora una città che esisteva in bianco e nero e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin". Manhattan, Woody Allen.

E viceversa, il cinema a New York. 
Quante storie sono state ambientate nella città che non dorme mai? Quanti dei vostri film preferiti? Quante lettere d'amore ha ricevuto questa città? Quanti grandissimi registi/attori/artisti/sceneggiatori ci sono nati? O quanti ci sono passati, ci hanno abitato per un periodo, si sono innamorati, l'hanno odiata forse? 
Io amo New York. Un amore viscerale sorto in me fin dalla tenera età. Non so da cosa o come sia nato questo rapporto, ma da che ho ricordo, io l'ho sempre avuta nel cuore. Poi è venuto il cinema, che da buon amico e consigliere me l'ha mostrata, nei suoi lati più nascosti e quelli più celebri, me l'ha fatta conoscere meglio e amare ancora di più.
Ho visitato New York più di una volta e a breve ci ritornerò (è una malattia che indebita parecchio sigh) e ogni volta ci vado armato di cartina e lista di luoghi/scene di film. Siccome altrove ha ottenuto un discreto successo questa mia lista, ho deciso di proporre anche qui un tour virtuale e in celluloide (avrei voluto fossero tutti in buon b/n ma per una volta farò un eccezione e inserirò di tutto) dei luoghi più celebri, e non, della più bella città del mondo. Vi direi di allacciarvi le cinture ma qui si cammina, altro che, qui si fanno fuori le suole delle scarpe.

D'accordo, fingiamo di essere appena arrivati, siamo al JFK, l'aeroporto di punta di New York (si niente La Guardia e per carità niente Newark (New Jersey) odiato persino dall'appena citato ex sindaco). Mentre aspettiamo che arrivino i bagagli diamoci uno sguardo attorno. Molto probabilmente direte "Ah! Ma qui è dove hanno girato The Terminal!". No, mi dispiace darvi la prima delusione. Gli esterni furono girati in Quebec e gli interni a Dallas in uno studio gigantesco dove è stato ricostruito fedelmente una parte dell'enorme aeroporto dislocato in più terminal. Nemmeno l'inizio di Mamma ho riperso l'aereo non fu girato propriamente qui. In una scena, per giunta, si vede l'Empire State Building fin troppo da vicino e considerato che è circa a 20 km di distanza, fate voi i conti.
Ah bè, bel giro, due film e entrambi girati altrove. Non preoccupatevi, se vi girate verso l'area che porta ai taxi e all'Air Train (un treno che porta alla metropolitana) calcherete i passi di Bette Midler in Affari d'oro e di Roger Moore AKA James Bond in Vivi e lascia morire (puah!).
D'accordo, meglio prendere qualche metropolitana (linea J) e arrivare in centro. Ovviamente come prima tappa è d'obbligo Times Square, se è la vostra prima volta. Lasciatevi inondare dalle mille luci dei cartelloni pubblicitari e poi concentratevi su alcune parti, non in alto, ma a livello stradale. Se guardate verso la scalinata rossa, tutta illuminata, proprio in centro, davanti troverete la statua del cappellano Francis P. Duffy. Ecco proprio qui davanti vi dovreste ricordare della scena di Piombo rovente, dove di mattina presto si vede camminare uno stanco Burt Lancaster.
Ci scommetto che avrete notato quello strano uomo nudo, svestito da cowboy che suona la chitarra e fa foto con le ragazzine e le signore tarchiate. Impossibile non pensare quindi a Un uomo da marciapiede. Proprio in questa zona, il neo arrivato cowboy texano Jon Voight, trova il suo alloggio, all'hotel Claridge, tra la Broadway e la East 44th Street, quel palazzone che rimane a destra della statua vista in precedenza.