Volume 1 nelle sale dal 3 aprile.
Volume 2 dal 24 aprile.
Volume 2 dal 24 aprile.
La versione di Intrinseco
Parte 1 e 2
In questi giorni, in concomitanza con l'uscita italiana di Nympomaniac Volume 1, si sono rianimate le discussioni che puntualmente seguono e precedono i film di Lars Von Trier. Al di là delle chiacchiere sterili sui contenuti espliciti, a suscitare qualche interesse è stata soprattutto la polemica, anche questa già sentita, secondo cui alcuni critici e recensori tenderebbero a parlare più dell'uomo Lars Von Trier che del suo film (o dei suoi film), ad identificare totalmente il regista con la sua opera, e viceversa, basti pensare alle accuse di misoginia, che da Antichrist in poi sono diventate quasi un tormentone.
Eppure non parlare di lui è quasi impossibile (ci sto cascando anche io), un regista che ama provocare e sa benissimo quali tasti premere (la dedica a Tarkovskij, peraltro ripetuta), che annuncia pubblicamente di essere depresso e di girare film come forma di terapia, che rilascia dichiarazioni come quelle di Cannes e fa il suo show per le telecamere a Berlino. In un modo o nell'altro, il suo ego e le sue provocazioni arrivano sempre prima del film, e da questo punto di vista Nymphomaniac è il suo capolavoro, anticipato da una marketing virale che non ha nulla da invidiare a quello di Il Cavaliere Oscuro, tutto incentrato sul coinvolgimento in scene hard di attori più o meno celebri, che però sono stati "sostituiti" digitalmente. Un film diviso in due parti come il Kill Bill di Tarantino, distribuito in versione hard e soft per sfuggire ai tagli e vittima di una censura approvata dallo stesso autore, che tuttavia non vi ha partecipato direttamente.