mercoledì 2 luglio 2014

Un milione di modi per morire nel West di Seth MacFarlane

Al cinema dal 9 ottobre.


Dopo anni e anni di serie a cartoni animati -Griffin e le meno note e meno riuscite American Dad e The Cleveland Show (oh shit...)-, Seth MacFarlane è passato nel 2012 alla regia di un lungometraggio in live action. Lo ha fatto forse nel momento migliore della sua carriera, ovvero quando il suo genio creativo e umoristico stava raschiando un barile già molto consumato. Le ultime stagioni dei Griffin sono inguardabili, insensati, non sono più divertenti e si trascinano per 22 minuti a volte senza neanche una vera conclusione. Poco importa che lui magari abbia delegato gran parte del lavoro ad altri autori, la firma sua c'è ancora. 
Era più che necessario un cambio di rotta e di medium perchè no, per un comico dal grande talento e dalla innegabile costanza -=! qualità-. Così ha fatto Ted con Mark Wahlberg, summa della sua carriera, un orsacchiotto parlante, volgare, scurrile, ninfomane e strafatto.  Umorismo un po' infantile, come livello non come sostanza, e un primo passo verso una nuova "maturità". In Ted è presente quella struttura che nei Griffin non era ormai più necessaria o prevista.
Con Un milione di modi per morire nel West si arriva -forse- alla fine del percorso, che prevederà ancora una tappa spero. MacFarlane si mette finalmente davanti alla macchina da presa, lui che è anche un bravissimo attore, showman (visto agli Oscar) e non solo una voce, e firma probabilmente il suo miglior prodotto da 5 anni a questa parte.
Siamo davanti a una commedia divertente e leggere, con un umorismo che punta equamente sui dialoghi prolissi, nonsense e semi improvvisati a cui MacFarlane ci ha sempre abituati e sulla slapstick comedy molto fisica. Per certi versi ricorda il primo Adam Sandler, quello che era ancora divertente, pungente e aveva qualcosa da dire e non doveva solo riempirsi il portafoglio. 
Chiaramente si prende e ruba la scena con alcuni monologhi creati ad hoc e lasciati andare a oltranza e supportati dalla sua notevole presenza scenica ma tutto questo viene parzialmente rovinato da alcune trovate letteralmente infime. La volgarità, purtroppo, ha trionfato un'altra volta, diceva Mughini in Sogni d'oro di Moretti e ogni tanto a Seth scappa la mano e ritorna il bambino bricconcello dei Griffin. Cacca, pipì e falli di diversi animali/persone riempiono lo schermo. Tollerabili le gag con Sarah Silverman prostituta, ma fino a un certo punto. Sono delle stonature che cozzano con l'impostazione comica data al resto del film. In Ted ci stavano perchè il tono era quello, qui non ci stanno più.

Per fortuna c'è una regia di grandissimo livello capace di rendere omaggio al genere western in cui si muove. Paradossalmente il regista-comico MacFarlane si muove meglio quando deve fare il serio e tenta di imitare i grandi registi western. Niente di eclatante ma quello che mette nel quadro è lodevole e delizia gli occhi. Questa sua bravura era già apparsa platealmente nelle serie animate e veniva puntualmente rovinata da una scoreggia di Peter o una battutaccia. L'omaggio qui invece è senza macchia -salvo quelle dette sopra che però non intaccano queste trovate- e fanno pensare allo spettatore quanto meglio sarebbe stato un western serio o un suo prossimo film drammatico dall'inizio alla fine.
Poi però piazza un paio di citazione metacinematografiche -Ritorno al futuro e Django Unchained- che sono semplicemente geniali.

Infine super cast composto da Liam Neeson, bastardissimo e perfetto, Sarah Silverman, io la adoro quindi passo, Giovanni Ribisi, chi altro poteva fare il suo ruolo se non lui, Amanda Seyfried, poco spazio, sacrificata, Neil Patrick Harris, difficile vederlo come non-Barney Stinson e peccato sia protagonista della scena più trash del film, e soprattutto una bellissima Charlize Theron, molto divertente e divertita a fianco di McFarlane.
Insomma, promosso con molte riserve. Ora aspettiamo il terzo atto del MacFarlane regista e la rinascta definitiva, con abbandono della tv.

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