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martedì 13 agosto 2013

Conversazione con Jacqueline Bisset "Quanto si mangia bene sul set!" - Locarno 66

"Non ero una modella seria, lo feci solo per poter mangiare" inizia con questa correzione la conversazione con Jacqueline Bisset (per i maniaci della pronuncia è BisseT con la t dura, quindi non alla francese), e il cibo tornerà spesso nei ricordi dell'attrice inglese.
All'età di ... non si dice, è ancora una donna bellissima. Nessun ritocco, almeno visibile, due occhi che ancora stregano e tanta tanta classe. Ed è proprio per questo che molte cose che dice non te le aspetteresti mai da una così.
Iniziò a Londra, appunto come semi modella, un paio di foto con dei maglioni e aveva già recuperato i soldi necessari per fare la scuola di recitazione. Proprio tra le strade della capitale inglese conobbe Roman Polanski che stava dirigendo Repulsion. Un giorno vide per strada Catherine Deneuve che vagava senza metà, spenta, sembrava una poveraccia. Molto bella e molto triste. Solo dopo capì che si trattava di un film e Roman era nascosto da qualche parte con la cinepresa.

Il regista polacco ad una cena le disse "Dovresti fare l'attrice, sei molto introversa" ovvero l'esatto opposto che le aveva detto il suo insegnante, "Sei moto estroversa, dovresti fare l'attrice". Con Polanski girò Cul de sac, sperduti tra le valli scozzesi con un pub che non chiudeva mai e la troupe sempre alticcia. "Regista favoloso, un occhio e un talento incredibile" i ricordi di Jacqueline. Ma qual'era  la cosa migliore del film? Il cibo gratis.
Per poterlo girare la portarono da un dietologo perchè "troppo grassa"... Perse cinque chili e probabilmente andò sotto lo zero di peso. Ricorda che quando era sul set di Due per la strada, di Stanley Donen, la sua seconda particina, era una gioia poter fare la pausa pranzo. Vino, formaggi, tutti prodotti tipici francesi. "Ecco la grande differenza tra il cinema europeo e quello americano. Qui la pausa pranzo è sacra, mentre in America si mangia molto male e velocemente. Anche se ultimamente stanno migliorando e si mangia molto meglio".

domenica 11 agosto 2013

A Locarno sono arrivate le dive - Faye Dunaway e Anna Karina


Pranzo con Faye Dunaway e cena con Anna Karina. Niente male come programma. Nella giornata del 9 agosto, sono arrivate a Locarno due dive con la D maiuscola. Due esponenti, due volti di due mondi cinematografici totalmente differenti. Una bionda e l'altra mora, una americana e l'altra francese, una cresciuta con il metodo di Strasberg e Stanislavksij e una co-fondatrice della Nouvelle Vague, una è una creatura da palcoscenico ancora oggi e l'altra quasi una bambina, timida e fragile. Faye Dunaway e Anna Karina non potrebbero essere più diverse.

Ore 10.30 Conversazione con miss Faye Dunaway. Tutte le dive però, si sa, si fanno aspettare e la mitica Bonny di Gangster Story si è presentata con un piccolo ritardo di 90 minuti (per non so quale motivo). Bodyguard al seguito (un vero pirla, lasciatemelo dire), radiosa, attenta alle luci, a che lato mostrare ai fotografi, ha sollevato uno scroscio di applausi di un pubblico per nulla deluso dalla lunga attesa.
Durante la lunga intervista condotta da Carlo Chatrian, sono stati toccati diversi punti della sua carriera. Si è partiti come di consueto dall'infanzia, passata tra la campagna e i prati della Florida, un elemento che l'ha avvicinata molto proprio al personaggio di Bonny Parker, per poi passare ai primi passi in teatro, insieme niente meno che a Marlon Brando, definito "divino".
Tanti gli uomini nella sua carriera e tutti o quasi talenti irraggiungibili nella storia del cinema. Primo di tutti Warren Beatty, ovvero Clyde, che assemblò pezzo per pezzo Gangster story, scegliendo regista, sceneggiatore, interpreti. "Warren era un uomo molto affascinante, oltre che un bravissimo attore, ma la cosa che lo rende davvero seduttivo è l'intelligenza". Poi Lumet e il nuovo modo di fare cinema, fatto di ritmi alti, dialoghi serrati, "sennò perdi il pubblico. Adesso ad esempio un maestro in questo senso è David Fincher. Lo adoro, ho visto Zodiac 21 volte e prendo sempre nota con un taccuino".

Appunti per la sua nuova professione. Infatti vuole diventare regista e portare finalmente su grande schermo il film su un personaggio che lei ama moltissimo, Maria Callas. Un progetto nato anni fa, quando a teatro interpretò una pièce ispirata alle lezioni americane tenute dalla cantante. "Ho accettato di interpretarlo solo a patto che mi venisse concessa la possibilità di comprare i diritti, non per avere il controllo assoluto, ma per scegliere il giusto team. Lo studio ha bloccato tutto. A volte prendono decisioni terribili, perciò ho acquisito i diritti con i miei soldi".