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domenica 16 marzo 2014

Lei di Spike Jonze

In sala dal 13 marzo.

“I think anybody who falls in love is a freak. It’s a kind of socially acceptable insanity”
Quindici anni fa, i computer erano uno strumento di lavoro, erano dei semplici terminali. Se ne avevamo qualcuno a casa, erano in pratica delle consolle di gioco. Pochi anni dopo, con internet sempre più utilizzato e migliorato, i computer diventarono un elettrodomestico presente in ogni abitazione e non costituivano più un segreto per noi. Ridotte dimensioni, abbastanza veloci e pratici, ci permettevano di scaricare qualsiasi materiale dalla rete, elaborare testi, immagazzinare le nostre foto etc... Poi il corso delle cose ha preso una velocità folle ma prevedibile. Oggi non riusciamo, anche volendo, a stare un giorno senza un computer. Hanno assunto le forme più improbabili e peculiari, senza tuttavia perdere potenza o efficienza. Ci svegliamo con loro, mangiamo davanti a loro, ce li portiamo in giro, non riusciamo a dormire se non passiamo con loro almeno una mezz'oretta serale. La nostra vita è gestita da un computer, i nostri contatti col mondo passano attraverso un computer e idem per tanti altri piccoli aspetti a cui non diamo magari troppa importanza.
Che china potrebbe prendere questo rapporto? Her-Lei, ambientato in un ipotetico 2025, in una grande città senza nome, prova a fare un'ipotesi: diventeranno i nostri compagni di vita, nell'accezione sentimentale del termine (si anche oggi esiste già gente che ama e che fa sesso col proprio PC, lo so). Senza provare troppa vergogna nel confessarlo e senza incontrare il giudizio negativo altrui.

domenica 22 settembre 2013

Rush di Ron Howard

Nelle sale dal 19 settembre.

E chi l'avrebbe mai detto? Eppure si, un tempo la formula 1 era uno sport maledettamente interessante ed emozionante. Prima dell'avvento dell'elettronica*, della sicurezza ad ogni costo, del kers, dei simulatori di guida etc... esisteva il mondo delle corse da cartolina, con sorpassi al limite, rischi e spettacolo -tutto quello che oggi i vari spot televisivi, sempre più belli e dinamici, tentano di venderci ma che non troviamo una volta aperta la confezione in super alta definizione. Ci avevano provato spesso in passato i nostri fratelli maggiori e i nostri padri ad assicurarci che la formula 1 era davvero così, ma noi non gli credevamo e solo in rare occasioni ci accorgevamo che forse avevano ragione. Ad esempio quando un record storico del giro, imbattuto da decenni, viene finalmente infranto, o quando un telecronista sottolinea un pilota ha scelto il casco giallo per omaggiare una vecchia gloria o ancora in qualche immagine di repertorio con le scintille che schizzano da ogni parte. Epoche in cui i nomi italiani occupavano ancora un piccolo spazio nel circus, insieme a vocaboli come Tyrrel, Imola, Andretti e Goodyear. Per fortuna che a ricordarci di quel mondo ci pensa Ron Howard.

E' strano ma Hollywood (e le grandi produzioni) non ha mai avuto un certo feeling con la formula 1, classe regina di tutte le categorie di corse. Sport da europei annoiati, penseranno, meglio fare filmacci sulla Nascar (che noiosa non è?) o premiare l'ennesima sceneggiatura di Stallone. E la pensava così anche Peter Morgan quando si mise a scrivere Rush, sul duello Lauda-Hunt, e pensando che mai nessuno l'avrebbe prodotto, nessuno coi soldi, non scrisse neanche una sequenza riguardante le corse o la pista. Sai che palle, fino a quando non è spuntato Ron Howard, suo sodale da un altro duello, l'ottimo Frost VS Nixon , uno che di formula 1 e motori sa giusto quello che gli ha insegnato Fonzie nella sua autorimessa, ma capace di realizzare dell'ottimo cinema d'intrattenimento.