sabato 10 novembre 2012

La collina dei papaveri di Goro Miyazaki

Nelle sale italiane solo il 6 novembre.
Anni 60, un piccolo paesino marittimo nei pressi di Yokohama. Umi 'Mer' Matsuzaki è una ragazzina di 16 anni che gestisce quasi da sola un bed and breakfast ricavato dalla sua grande casa. Il padre, marinaio, è morto in mare durante la guerra di Korea, mentre la madre, professoressa universitaria, raramente è a casa. Perciò le tre ospiti, i fratelli e la nonna dipendono da lei. Ovviamente va anche a scuola, dove è una alunna modello. Insomma è perfetta, se ci mettete poi che è pure carina e come tutti i suoi familiari e amici parla seguendo le regole dell'accademia della crusca (spero sia un doppiaggio italiano un pò troppo zelante). Un giorno a scuola incontra Shun Kazama di un anno più vecchio di lei. Shun contribuisce al giornalino locale e arriva ogni giorno a scuola via nave, su un peschereccio del babbo. Entrambi sono tanto perfettini che ovviamente scatta la scintilla. Più si conoscono però e più scoprono una certa cosa del passato che potrebbe scongiurare per sempre un rapporto amoroso tra i due. E qui mi fermo perchè non voglio dire altro, anche se siamo solo a metà film.
A cinque anni da I racconti di Terramare (forse ingiustamente o eccessivamente criticato) il talentuoso figlio d'arte Goro Miyazaki ci riprova questa volta con la trasposizione del manga omonimo scritto da Tetsurō Sayama e disegnato da Chizuru Takahashi e questa volta il risultato dovrebbe soddisfare se non tutti, quasi tutti soprattutto quelli che non devono per forza fare un paragone con i lavori del padre.
Inutile perdere tempo nel ribadire ancora una volta quanto l'animazione dello studio Ghibli abbia raggiunto vette inimmaginabili fino, anche solo, dieci anni fà. Inutile solo perchè è ripetitivo, ma è obbligatorio per ogni pellicola che sfornano. La dovizia dei particolari, la cura e i movimenti così fluidi e spontanei fanno si che queste opere di animazioni siano una gioia totale per gli occhi. E fa ancor più piacere vedere che il Giappone, la patria del hi-tech e dei videogames, lavori ancora con carta e penna.
La collina dei papaveri è una storia fuori dal tempo, altro tratto distintivo dello studio. Questi piccoli paesini, questi personaggi con i loro amori, sono come ambientati in una sfera, in una palla di vetro dove tutto è perfetto. Eppure qeusta volta abbiamo una chiara collocazione temporale, correlata da tanti piccoli riferimenti alla storia giapponese di metà secolo. Insomma, lontana dai mondi fiabeschi di Hayao, ma comunque immersa in un'atmosfera magica identica.
A proposito di atmosfera e anni 60, è impossibile vedere il film e non avere la sensazione di stare guardando un classico romanticone anni 50-60 di Hollywood. Un lavoro sopraffino è stato fatto per ricreare non solo visivamente quell'epoca ma restituirla davvero come una realtà virtuale. Le musiche (c'è chi si lamenta dell'assenza di Hisahishi, ma il lavoro scolto qui è formidabile seppur privo del suo tocco), i giri in bici, le camminate con l'ombrello sotto la pioggia, le feste in famiglia, le frasi spezzate. Esagererò ma è uno dei Ghibli con l'atmosfera migliore, ma forse sono condizionato dal mio amore per quel determinato periodo.
Passato che è tema centrale della storia e rappresentato dallo scontro di alcuni alunni, tutti membri del Quartier Latin, sulla demolizione o no della loro antiquata sede, una parte fatta di progressisti, futuristi e rottamatori, e l'altra tradizionlista, classica che vorrebbe preservarlo. Non si sta parlando solo di una sede di un club studentesco ovviamente, ma dello stesso passato di una nazione uscita da due guerre, che ha perso tante vite (anche questo è un tema centralissimo del racconto), ora pronta a rialzarsi, anzi ormai in piedi (olimpiadi in zona nel 1964) ma che non vuole e non deve comunque dimenticare.
Insomma tutto bene? Si anche se il naso si storce comunque, nonostante atmosfera, bellezza visiva etc... quando la storia prenda la solita piega positiva e felice e mi riferisco proprio al finale sia dei nostri due protagonisti che del Quartier Latin. Soprattutto per alcune incongruenze con il racconto fin lì. Difficile spiegarsi meglio senza dire troppo, dirò semplicemente che la famiglia di Shun non la conta giusta, ecco.
In definitiva un ottimo lavoro, un film d'animazione che accontenta tutti. Come il precedente Terramare, ma stavolta per altri motivi, non è adattissimo a un pubblico molto piccolo, in quanto c'è davvero poco di cui ridere (il filosofo e basta) e c'è molta sostanza. Però piacerà ai nostalgici, agli innamorati, a chi era rimasto deluso in passato e tanti altri. Dopo Hiromasa Yonebayash con Arriety, la Ghibli può dire di avere due eredi sulla rampa di lancio per sostituire il maestro Miyazaki quando vorrà riritarsi.

Se siete stati abbastanza fortunati sarete riusciti a vederlo, un film distribuito per un solo giorno e in un centinaio di sale appena. Siamo abituati noi fans della Ghibli a questo trattamento, ma per una volta non siamo di fronte a una pellicola ri distribuita nelle sale a distanza di anni e in prossimità dell'uscita del Blu Ray/DVD ma di un titolo presentato un anno appena fa al festival di Roma e che in patria ha sbancato i botteghini. Perchè si continui a fare questa distribuzione ridicola è un mistero, dato che stiamo parlando di un film con sicuro seguito, ma d'altra parte meglio un giorno e magari un giro in macchina fino alla città più vicina che non vederlo affatto. E in ogni caso c'è la pirateria, inutile poi lamentarsi.

5 commenti:

  1. Sulla questione adattamento, Gualtiero Cannarsi ha spiegato il giorno dell'anteprima Lucchese che quel modo di parlarsi e salutarsi arcaico è stato adottato per rispettare il linguaggio utilizzato nel doppiaggio originale.
    Personalmente l'ho trovato un tantino forzato.

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  2. Ah ecco, l'avevo immaginato. Da una parte è comprensibile, dall'altra stona parecchio, soprattutto in bocca a dei sedicenni.

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  3. Comunque a parte questo il doppiaggio mi è sembrato ottimo. Come il film del resto.
    Mi ha piacevolmente sorpreso e commosso.

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  4. Anch'io capisco questa scelta effettuata nella distribuzione, anche perché in sala da me di gente ce n'era (ed era anche lo spettacolo delle 20.30, solitamente più "scomodo") e di tutte i tipi, per cui poteva benissimo attirare pubblico almeno per una settimana. Lo stesso Arriety un paio di settimane c'è stato (e me lo son perso, me tapino XD).

    In ogni caso concordo totalmente con la recensionees.

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  5. Anche qua da me (Genova) Arietty era durato di più e aveva avuto più visibilità, come ho scritto su GV ho avuto la fortuna di vedere La Collina dei Papaveri al cinema unicamente perchè mi sono ritrovato per caso in un cinema che lo proiettava nel giorno in cui lo proiettavano.

    Esteticamente stupendo, anch'io ho avuto l'impressione che nello svolgimento della trama "la famiglia di Shun non la conta giusta" XD

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