domenica 23 dicembre 2012

Vita di Pi di Ang Lee

Nelle sale dal 20 dicembre
Adattamento dell'omonimo romanzo di Yann Martel, è la storia di Piscine Molitor Patel (dal nome delle celebri piscine parigine) soprannominato Pi per sfuggire ad un nome così impegnativo. Nato e cresciuto a Pondicherry nell'India francese, manifesta fin dall'infanzia un insaziabile interesse per la religione, tanto che all'età di tredici anni ha già aderito all'islam, al cristianesimo e ovviamente all'induismo. Quando Pi è poco più che adolescente suo padre decide di vendere lo zoo di famiglia e di migrare in Canada, ma la nave su cui viaggiano affonda e Pi, unico umano sopravvissuto, è costretto a condividere la zattera di salvataggio con Richard Parker, una giovane tigre del Bengala. 
Quella di Pi è una storia che praticamente si vende da sola, prima di tutto perché almeno in parte è ambientata in India, quell'India recentemente riscoperta da Hollywood e trasformata ancora una volta nel luogo della magia e dell'esotico. E poi per il suo protagonista, un ragazzino indiano tanto puro e tanto ingenuo a cui dobbiamo a tutti i costi affezionarci perché non gli manca proprio niente, a tredici anni conosce a memoria le cifre decimali del pi greco (gli asiatici sono bravi in matematica), legge classici della letteratura alla luce del tramonto e ha unificato tre fedi religiose in guerra da secoli.
E infine c'è la storia, che combina il sempre fresco dramma del naufrago con l'immancabile crisi mistica, un geniale mix di Cast Away e Il Piccolo Principe insomma. Metteteci pure Ang Lee, il regista orientale più occidentale che esista, e condite il tutto con lo spirito natalizio. O forse sto esagerando, forse Vita di Pi è soltanto una bella favola che andrebbe giudicata come tale, il che però può risultare abbastanza difficile quando l'elemento religioso è chiamato in causa tanto spesso e tanto sgraziatamente, e allora non ce la faccio, è più forte di me, vedo solo un antipatico polpettone di due ore melenso e conciliante.
Non resta quindi che cercare soddisfazione altrove, magari nella regia di Ang Lee o nella realizzazione tecnica di quelle scene visionarie intraviste nel trailer, che poi sono anche i motivi principali per cui mi sono interessato al film. Ma niente da fare, anche da questo punto di vista Vita di Pi è un bel pacchettone di natale ben confezionato ma molto poco sostanzioso, le scene di cui sopra non sono altro che cartoline esotiche costruite ed inserita ad arte, un'ammucchiata di effetti speciali quasi tutti ottimamente realizzati ma che risultano anche troppo sgargianti. La verità è che di visionario non c'è nulla, si tratta solo di intervallare il dramma della sopravvivenza con immagini ad effetto ottenute facendo incrociare il cammino di Pi con tutta una serie di fenomeni sorprendenti, meduse luminescenti, stormi di pesci volanti e isole carnivore dalla morfologia umana. Tutto molto bello, ma più che un film sembra di guardare uno di quei filmati dimostrativi che usano nei supermercati per mostrare le prestazioni delle nuove televisioni ad alta definizione.
Insomma in Vita di Pi è tutto troppo finto, ma gli effetti speciali sono l'ultimo dei problemi.

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