sabato 22 giugno 2013

Tulpa di Federico Zampaglione

Nelle sale dal 20 giugno

Di Shadow (il secondo lungometraggio di Federico Zampaglione) ho sempre cercato di vedere soprattutto i lati positivi: un giovane regista italiano tornava ad esplorare i territori semidesertici del nostro cinema horror. Il risultato era tutt'altro che memorabile ma se paragonato a pellicole amatoriali come Il Bosco Fuori sembrava addirittura oro colato, e poi, a prescindere dalla qualità dell'opera, in Italia si tornava finalmente a parlare di cinema di genere fuori dalle solite nicchie. Insomma forse Zampaglione aveva smosso qualcosa, o forse no, fatto sta che qualche anno dopo viene annunciato il suo Tulpa, un giallo di stampo argentiano scritto nientemeno che da Dardano Sacchetti, tra le altre cose sceneggiatore di vari film firmati Bava, Fulci e Argento. Il sogno erotico di molti appassionati si stava realizzando.
Lisa (Claudia Gerini) vive una doppia vita, di giorno è una donna d'affari che ha sposato il suo lavoro, di notte frequenta l'esclusivissimo club Tulpa, luogo in cui uomini e donne si incontrano nel più completo anonimato per realizzare fantasie sessuali più o meno estreme. Ma gli amanti di Lisa cominciano a morire uno dopo l'altro per mano di un assassino mascherato (com'è tradizione nel gliallo all'italiana) che li sottopone ad orrende mutilazioni.
A questo punto nella trama di un giallo avreste letto "e Lisa o chi per lei comincia ad indagare", ma in Tulpa le cose funzionano diversamente, per la maggior parte del primo tempo infatti Lisa è completamente ignara di quello che sta succedendo, e come lei anche le forze dell'ordine; le immagini della sua routine quotidiana si alternano senza soluzione di continuità a quelle dei delitti. E' proprio nelle sequenze degli omicidi che l'omaggio cinematografico si fa più evidente e in un certo senso più riuscito: il look dell'assassino è quello dell'archetipo argentiano (viene in mente soprattutto Profondo Rosso), un trionfo di pelle nera completato da un cappello a falda larga. I delitti invece ricordano più in generale il sadismo spesso esasperato di queste produzioni: evirazioni, padellate di olio bollente e una combinazione assolutamente senza senso che vede come protagonisti un giro sul carosello dell'EUR e tanto filo spinato. Ma al di là dell'insensatezza di determinate situazioni, la qualità degli effetti è piuttosto buona.
A non funzionare è tutto il resto, a partire dalla sceneggiatura: l'assenza dell'elemento investigativo infatti toglie compattezza alla storia, e di conseguenza la narrazione si riduce ad una serie di scene fortemente slegate tra loro che si susseguono ad un ritmo imperdonabilmente noioso. Ma, mentre le sequenze notturne vengono leggermente ravvivate dagli omicidi e dai suggestivi viaggi nel club Tulpa (pieno di neon rossi alla Solo dio perdona), quelle diurne sono semplicemente grottesche, una rappresentazione tristemente caricaturale del "cinico mondo degli affari". Qui la scena è popolata da cattivi venuti fuori da una telenovelas di quart'ordine, ma il re è sicuramente Michele Placido, che biascica parole incomprensibili mentre tenta senza successo di imitare l'accento romano (ah, siamo a Roma ?). Scene girate male (terrificante la fotografia patinata), recitate peggio e prive di qualsiasi interesse, come tutto il film, che si trascina stancamente finché il personaggio della Gerini non si imbatte casualmente in un giornale in cui parlano dei delitti, a questo punto la trama vira al surreale, o al tragicomico:
"è un inferno"
Lisa decide di mettere in guardia l'ultima persona con cui ha avuto rapporti sessuali al Tulpa, quindi va dal direttore del club, Khiran (Nuot Arquint, che interpretava il mostro in Shadow), ma lui si rifiuta di rivelarle l'identità in questione, e lo fa molto lentamente, pronunciando una parola ogni due o tre secondi, perché è molto stravagante, infatti sulla sceneggiatura c'era proprio scritto "è molto stravagante, pronuncia una parola ogni due o tre secondi". Comunque Lisa non è soddisfatta, si introduce di nascosto nel suo ufficio e trova il nome di Stephan, ma poi è costretta a scappare inseguita da un enorme transessuale armato di katana, stravagantissimo, una roba che se la vede Sorrentino... Comunque Lisa contatta questo Stephan, lui la raggiunge ma lei inspiegabilmente lo respinge con un bel "macchevvoi ma chi te conosce ?" (non parla proprio così ma poco ci manca, dopotutto la Gerini è la Asia Argento bionda).
E tutto prosegue su questa scia, fino ad un finale telefonatissimo dove la qualità delle interpretazioni e dei dialoghi raggiunge un livello tale che è davvero difficile trattenere qualche sonora e liberatoria risata. Perché l'unica cosa che omaggia Tulpa sono tutti quei cloni trash e anonimi del giallo argentiano, quelli spuntati come funghi dopo la "trilogia degli animali" per cavalcare l'onda di un genere che in quel momento andava per la maggiore. Anzi, gli omaggi sono un'altra cosa, Tulpa sembra proprio uno di quei film, con le stesse ingenuità e gli stessi terribili difetti (c'è persino il doppiaggio o ridoppiaggio fuori sincro), peccato che siamo nel 2013.

9 commenti:

  1. Ho il sospetto che finché resteremo legati una stagione ormai chiusa e sepolta del cinema fantastico italiano, non potremo mai fare grandi passi avanti. Lo dimostra questo Tulpa... sempre che la recensione sia oggettiva.

    Via sceneggiatori oggi incapaci di rinnovarsi, via citazioni su citazioni dei vecchi film. I giovani registi dovrebbero guardare ad altro... e dovrebbero imparare a sputare sulle cose vecchie ed esaltate. I tarantini non nascono come patate.

    Comunque, lo devo vedere. Shadow era un bel film, ma anche quello pieno di clichè...

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    1. Pieno di cliché può anche essere, ma almeno una sua identità ce l'aveva. Questo invece è fastidiosamente derivativo, l'ennesima conferma che il nostro cinema di genere è irreparabilmente ancorato al passato. L'omaggio te lo puoi permettere quando hai superato certi modelli e sei in grado di rielaborarli.

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  2. l ho visto al cinema e mi sono divertito molto, un ottimo giallo come non se ne vedevano da anni e anni,bravo Zampaglione.

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    1. Ah a tratti mi sono divertito molto anche io, ma per le ragioni sbagliate.

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  3. Grande Giallo all' italiana . Poca competenza da parte di chi recensisce . Omicidi pazzeschi, musiche ammalianti e una super Gerini. Letizia Marsili

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    1. Può anche darsi che io sia stato poco competente, ma sarebbe interessante sapere almeno perché.

      E anche qualche altro perché non guasterebbe.
      Perché grande giallo all'italiana ? Se fosse uscito 40 anni fa si sarebbe perso in un mare di prodotti simili e altrettanto mediocri, oggi fa solo ridere. Grande in cosa ? nella sceneggiatura di tre pagine ? Nella regia a tratti amatoriale ?

      Omicidi pazzeschi... Si, effettivamente per scrivere e apprezzare una scena come quella del carosello dell'EUR ci vuole un pazzo.

      La super Gerini recita da cani e si doppia peggio, al punto che non ha quasi senso giudicare la performance.
      Rigidissima nelle scene "di sesso" e completamente fuori posto nelle situazioni drammatiche.

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  4. Ma non è che Anonimo faccia Zampaglione di cognome? XD

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  5. Me la sbrigo in fretta.

    Tulpa, pompatissimo dal battage del Frightfest, si rivela essere un prodotto medio-piccolo e di scarso spessore. E' inutile polemizzare o camuffare retoricamente le critiche come un atto di prevenzione verso la persone del regista in sè e per sè. Se Zampaglione avesse confenzionato un film dignitoso, l'applauso non glielo avrebbe negato nessuno. Il punto è che la quantità di ingenuità di cui è piena questa pellicola ( vuoi una regia a tratti dilettansca con shot fuori fuoco e controcampi totalmente sbagliati,vuoi un montaggio non all'altezza, una fotografia televisiva e recitazione stracca e svogliata) bastano da sole a far scendere la mannaia.

    E poi, permettetemi un affondo: basta con questi omaggi al passato, basta davvero ! Non se ne può più. Per fare un buon film, non c'è bisogno che il regista ci debba far sapere quanto sia colto e quanto ami Argento, Bava, Lado, Martino, tizio e caio.
    Davvero, chi se ne frega ! Prendete esempio dai thriller spagnoli.
    La classe è questione di equilibrio. Tulpa è un calderone di scene erotiche da giallaccio anni 70/80 e un mix di omicidi fin troppo compiaciuti e che guardano assai più al "torture porn" che non alla tradizione.

    Chiariamoci anche su un altro aspetto: che senso ha rifare oggi quello che si faceva 30 o 40 anni fa, senza preoccuparsi di aggiornare il linguaggio ? Tulpa sembra un museo delle cere, artefatto, posticcio, pieno di manichini.
    Lasciamoci il passato alle spalle per favore. Elaboriamo idee nuove..

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    1. D'accordissimo.
      All'esempio dei thriller spagnoli aggiungerei quello dei francesi e degli inglesi. Loro hanno recepito la lezione italiana e sono andati oltre (giustamente, come ricordi tu sono passati 40 anni), noi invece siamo ancora ingenuamente aggrappati a quei modelli, che rimangono appunto modelli e non diventano mai il punto di partenza per qualcos'altro.
      Il problema in Italia è che ci sono una critica e un pubblico sempre pronti a legittimare questo tipo di operazioni.

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