domenica 16 febbraio 2014

Monuments Men di George Clooney

In sala dal 13 febbraio.

Versione de Il Monco.
Facciamo ora un salto immaginario in un futuro distopico. La Germania è sul piede di guerra, ritira fuori la palla del liebestraum, crea il quarto reich e invade l'intera Europa e gli Stati Uniti. A parte diventare la nuova super potenza mondiale, vuole anche trafugare tutta l'arte migliore di ogni paese per esporla nei propri musei. Pittura, scultura, musica e anche il cinema. Ecco, l'ultimo film di George Clooney non lo toccherebbero neanche con un bastone. Neppure loro.
George ma che ti è successo? Eri e sei un solido attore, sei diventato anche un produttore dall'ottimo fiuto, sei passato pure dietro la macchina da presa regalandoci ottimi film (e un divertissement personale), scritti quasi tutti da te, e adesso te ne esci con sta roba? 
Monuments Men è insostenibile. E' un coacervo di scelte intollerabili ed errori da mestierante che da Clooney non ci saremmo mai aspettati. Sembra che di questo film non si riesca a salvare nulla, a partire da una sceneggiatura raffazzonata con enormi cambi di ritmo inspiegabili, sottolineati da un montaggio schizofrenico che passa da una scenetta-situazione all'altra in pochi secondi. Molto spesso sembra che neppure i personaggi sappiano bene cosa stanno facendo, e in quei momenti tutti si ferma di colpo, in uno stallo d'imbarazzo.
I dialoghi sembrano usciti dalla penna dell'ultimo studente appena iscritto a un corso di cinema; fiacchi, ridondanti, noiosi, stracarichi di banalità, buoni sentimenti, frasi fatte. E siccome tutti gli attori, che sono pezzi da 90, devono dire qualcosa, ognuno ha la sua porzione di spazzatura. La regia nelle scene in comune sembra quella degli ultimi film con Adam Sandler o Mike Myers, dove passa velocemente in rassegna tutti i volti dei presenti che sputano fuori una battutina o un rutto post pranzo. Fastidioso.
Come se non bastasse poi è la fiera dei cliché del cinema militaresco, ma su questo si potrebbe anche passare sopra se Clooney avesse deciso di buttarla sul ridere. Invece no, si ride poco, ci si annoia tanto e tutto lo spazio se lo accaparra la retorica da due soldi -altra cosa inaspettata dal regista di Le idi di Marzo e Goodnight & Goodluck- e l'esaltazione della propria patria, con tanto di bandierona a stelle e strisce finale, perfetta conclusione per qualcosa che ha scritto SBAGLIATO a lettere cubitali dappertutto.
Pessima persino la colonna sonora di Desplat (pure lui, ma che fa??), sempre con toni leggerissimi da commedia becera ottantina all'italiana (es: Kakkientruppen) o esageratamente grevi, in entrambi casi totalmente fuori luogo in relazione con le immagini. 
Gli attori, troppi e troppo grossi, svolgono bene il compitino nell'interpretare queste bighellonate in Europa, ma incappano tutti nello stesso momento nel loro peggior film da molto tempo a questa parte. Il bolso Damon, lo stanco Goodman, il non divertente (qui) Murray, l'algida Banchett, il solito Dujardin che parla male l'inglese. Sembra che abbiano fatto un piacere a Clooney ma non siano poi troppo convinti.
Ecco, bellissime le ricostruzioni delle città bombardate e non, sembrano uscite dalle mappe multiplayer di Call of Duty o la city Seventeen di Half Life, sfortunatamente l'unica cosa davvero buona della pellicola.
Insomma, la puntata dei Simpson sul pesce diavolo è cento volte meglio e ho detto tutto. 
E' solo febbraio, ma è già in lizza per peggior film dell'anno. Salute Berlino.

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La versione di Intrinseco

La puzza di bruciato si era fatta sentire fin da Berlino, dove, salvo casi isolatissimi, Monuments Men non era piaciuto praticamente a nessuno. Eppure parliamo di George Clooney, un regista (ma anche un produttore e uno sceneggiatore) che finora non ha praticamente sbagliato nulla -a parte forse il leggerissimo In amore niente regole- autore di un cinema squisitamente classico ma anche lontanissimo da fastidiose derive retoriche, insomma uno da cui ti aspetti tutto tranne un film come Monuments Men, il peggiore degli scivoloni possibili.
Le premesse sarebbero anche interessanti: una bella storia vera (ispirata all'omonimo romanzo di Robert M. Edsel) e un ricco cast di attori per raccontarla, ma già dai primi minuti ci si rende conto che qualcosa non funziona, Clooney in piedi sul palcoscenico ci vomita addosso il primo di tanti melensissimi monologhi sull'importanza dell'arte e della memoria. Dopodiché ci vengono presentati i Monuments Men, tra di loro ci sono due grandi della commedia americana, John Goodman e Bill Murray, ma quando li guardi in faccia ti accorgi subito che qualcosa non va, sembra quasi che non glie ne freghi niente, come se fossero lontanissimi anni luce da quello che gli accade intorno, poi aprono bocca e confermano tutto: comicità stanca e fiacchissima, si sorride perplessi la prima volta e poi ci si lascia andare allo sconforto. Dopo qualche scena è già chiaro che la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti, Clooney e Grant Heslov non hanno la più pallida idea di quale tono dare al film, costantemente indecisi tra l'ironia ammuffita dei siparietti, la celebrazione militare e una disgustosa retorica patriottica. Non soddisfatti del disastro, e forse per assecondare il romanzo, i due sceneggiatori decidono di dividere il gruppo di eroi mandandoli in giro per l'Europa, e qui il film si accascia definitivamente su se stesso, un insopportabile montaggio parallelo ci porta da una città all'altra e da un protagonista all'altro, spesso per ricordarci ancora una volta che non sta succedendo assolutamente nulla, perché i personaggi stanno seduti ad aspettare oppure girano letteralmente a vuoto, tutto per prendere tempo in attesa di un bel deus ex machina o dell'ennessima telefonatissima morte.
Monuments Men è cinema stantio, di una bruttezza e di una pochezza imperdonabili. Non diverte neanche per sbaglio e soprattutto non emoziona, nonostante ci provi continuamente e disperatamente. Alla prima italiana Bill Murray ha dichiarato “George non ha fatto un film d’arte ma sull’arte”, e questo è falso, perché nel film di Clooney l'arte è elemento del tutto accessorio, un banalissimo pretesto per celebrare goffamente questi eroi americanissimi. Ma non sono sicuro che un brutto film da 70 milioni sia il modo giusto di ricordare uomini che hanno rischiato la vita per un'opera d'arte.
Il fatto che sia stato proprio Clooney a scrivere e dirigere questa baracconata rende il tutto ancora più triste. Una delusione amarissima, e per ora il peggior film visto in sala quest'anno.

1 commento:

  1. La colonna sonora mi ha reso il film ancora più insostenibile di come poteva essere. terribile

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