venerdì 10 aprile 2015

Into The Woods di Rob Marshall

Al cinema dal 2 aprile

Trama: Per eliminare una maledizione che grava sulla sua famiglia, un fornaio e la moglie dovranno imbarcarsi in un'avventura nel bosco alla ricerca di una mucca bianco latte, una scarpetta dorata, una chioma giallo grano e un cappuccio rosso. 

C'è una strana atmosfera di deja-vu che avvolge il nuovo film di Rob Marshall, Into The Woods, ma più che di "già visto", si ha la netta impressione di aver già ascoltato le melodie che compongono la sua struttura musical. Non è una sensazione gradevole, almeno per chi scrive, quella in cui le orecchie si incamminano non per una selva mai battuta prima, ma famigliare alquanto.
Compositore del musical omonimo originale è quel Stephen Sondheim che debuttò a teatro, fornendo le parole a un classicone come West Side Story. Sondheim ha poi continuato con le proprie gambe e creato interamente opere come A Little Night Music, Sunday in the Park with George e soprattutto Sweeney Todd. Ah bingo! Ecco cosa mi ricordava tutto il tempo, il film di Tim Burton.

Stesse ritmica, stessa melodia, stessa cadenza delle singole strofe. Sembra quasi che ci siano persino gli stessi attori, soprattutto i più giovani, con voci identiche (in realtà c'è solo Johnny Depp, per 2 minuti di orologio, ma la sensazione che Helena Bonham Carter spunti d'improvviso dal nulla è forte*).
E mi spiace dirlo, dall'alto della mia ignoranza in materia, ma è proprio questo il punto debole del film, anzi del musical. Non solo il "deja-sentu", ma la facile architettura delle musiche, tutte troppo simili, tutte servite in maniera banale e piatta. Non sono cattivi brani, ma fin troppo sempliciotti.
Eppure per il resto mi sono particolarmente divertito. L'idea di unire, mischiare e ogni tanto stravolgere le favole coinvolte (Jack e la pianta di fagioli, Cenerentola, Rapunzel, Cappuccetto rosso) è notevole, non solo per l'originalità e l'audacia ma per la bontà e la lucidità di scrittura.
Persino quando da metà in poi, la storia diventa originale e prende una piega tutta sua, conserva buoni momenti e interessanti situazioni, che culminano in un finale in cui non è necessario un principe azzurro e si crea una famiglia allargata imprevedibile, come lo stesso eroe della favol-on-a.
Si intravede l'esperta mano di Marshall, anche se musicalmente non è al livello del suo Chicago, neanche registicamente parlando. Forse il fatto di aver le mani leggermente legate, per via dell'assenza di balli o coreografie creative, lo ha limitato.
Poco da dire sugli attori, tutti notevoli, da Meryl Streep a Anna Kendrick, da Emily Blunt a Chris Pine (il suo pezzo Agony, con Billy Magnussen è il migliore tra i brani) e soprattutto James Corden e la piccola Lilla Crawford.
Immagino che farà impazzire i fans di Sweeney Todd.

*Non poteva perchè impegnata in un'altra favola, la Cenerentola di Branagh, e non la Cenerentola presente qui

OFF TOPIC:  In effetti Jack e la pianta di fagioli è una storia terribile. Un gigante innocente -perchè certo mangiava i cristianucci, ma era impossibilitato dal raggiungere la terra senza la pianta che Jack fa crescere- viene derubato in casa propria dei soldi, del cibo e i prodotti dei propri animali e persino di un oggetto d'infanzia a lui caro, l'arpa. E in più Jack lo uccide pure, e balla con la madre sulla sua tomba, tra agiatezza e prosperità. Tanto Jack pare avesse anche un certo ritardo mentale, quindi voilà ecco anche l'attenuante in un possibile processo. Vaffanculo Jack merdoso!

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