domenica 21 luglio 2013

Il bianco e il nero #47: Classic noir: Niagara (1953)

Niagara
(titolo originale identico, in sudamerica Torrente pasional)
 nelle sale americane il 21 gennaio 1953.

Regista: Henry Hathaway.
Sceneggiatore: Charles Brackett, Walter Reisch, Richard L. Breen.
Direttore fotografia: Joseph MacDonald.
Montaggio: Barbara McLean.
Compositore: Sol Kaplan.
Produttori: Charles Brackett .
Studio: 20th Century Fox Corporation.
Interpreti: Marilyn Monroe, Joseph Cotten, Jean Peters, Max Showalter.
Durata: 85 minuti.
Colore: si.

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*Trama:
I Cutler, una coppia di giovani sposini novelli, decidono di passare la luna di miele alle cascate del Niagara. Appena arrivati scoprono che il loro bungalow al motel Rainbow non è stato ancora liberato. I Loomis, anch'essi sposati da poco, se ne andranno a breve, il tempo di lasciar riposare un po' mr. Loomis, malato. Nel frattempo si trasferiranno in un altro bungalow nelle vicinanze.
Rose e George Loomis non vivono una felice relazione. Lui è depresso e geloso, ed inoltre ha dei trascorsi in un ospedale per reduci militari. Lei è molto più giovane, libera e con un amante fisso. Rose ha organizzato un piano per uccidere il neo marito, proprio li alle cascate, ma qualcosa va storto e tutto si ribalta. Così la vittima diventa carnefice e viceversa, mentre i poveri Cutler vengono coinvolti loro malgrado.

*Approfondimento: (ci sono spoiler)
Mi è piaciuto moltissimo la prima volta, idem la seconda e stesse sensazioni per le volte successive, tuttavia ogni volta a fine visione esco con la solita impressione: vorrei fare il remake per aggiustare quelle due o tre cosine che mi sono piaciute meno. Stranamente non ho questa sensazione con nessun film e ora riesco a capire perchè spesso Hollywood si butta a rifare remake di classiconi suscitando scandalo e ire.
In ogni caso, adoro Niagara, eppure mi sembra che gli manchi quel non so che per essere un grandissimo film. Magari lo scopro ora, scrivendone più approfonditamente.

Chi è il protagonista?
Abbiamo quattro personaggi principali. Polly e Ray Cutler, Rose e George Loomis. Ognuno ha un importanza fondamentale e ognuno -Ray molto meno- ha molto spazio su schermo. A una veloce lettura della trama, i Loomis sono protagonisti, ma a fine visione pare evidente che i protagonisti sono i Cutler, e specialmente Polly. Tuttavia è davvero difficile stabilire a chi spetterebbe il nome in cima agli altri.
Sul cartellone è facile, troneggia quello di Marilyn Monroe, all'inizio della sua folgorante carriera, ma lei in questo film non è altro che un oggetto, colei che da il la alla storia per poi farsi da parte. La sua Rose, classica femme fatale, rimane in scena fino a 2/3 circa di film, poi sparisce. E' davvero la protagonista? No.
Un altro indizio a favore è il fatto che all'inizio, il suo peso all'interno della storia, doveva essere molto minore. Come Polly Cutler, venne ingaggiata Anne Baxter, formidabile attrice, diva, premio oscar nel 1947, ma che dovette rinunciare per altri impegni e le quindi subentro Jean Peters, attrice quasi di serie B. Per aumentare l'appeal del film quindi, si decise che Marilyn avrebbe avuto molto più spazio. Questo spiega anche perchè debba per forza canticchiare il motivetto, fermando la pellicola.
Tuttavia rimane evidente che Polly Cutler è la predestinata per il ruolo principale, con grande attrice o no ad interpretarla. E' lei a scoprire l'amante di Rose, è lei che scopre che George è ancora vivo, ed è ancora lei che viene rapita e rischia la vita nel finale spettacolare. Il pubblico inoltre si identifica con lei, unico personaggio, insieme a Ray, realmente buono e vittima, in tutto e per tutto.

Si perchè George non può essere l'eroe del pubblico. E' il classico anti eroe da film noir -l'inizio poi è un classico, con la sua voce fuori campo che parla delle cascate- la vittima che diventa sua malgrado prima carnefice e in seguito assassino convinto, braccato dalla legge. L'evoluzione della sua figura all'interno della pellicola è uno dei migliori esempi a dimostrazione della grande bontà della sceneggiatura.
Nella prima parte si tenta in tutti i modi di muovere le acque, di renderlo un personaggio in cui si ripone poca fiducia. E' un reduce, malato di mente, depresso, geloso, non immune a scatti di ira. Tuttavia è innocuo, lo dimostra la scena nella sua camera, da solo al buio con Polly. Non è un bruto e la sua condizione è causata dalla guerra di Korea,non tanto da una sua indole o natura.
Non sappiamo ancora se fidarci di lui quando ecco che si rivela il piano di Rose, ucciderlo con l'aiuto dell'amante. Qui diventa il nostro beniamino. Anche quando si salva, uccidendo per legittima difesa il suo assalitore, e quando cerca di fuggire per iniziare una nuova vita da zero, è una vittima e non possiamo che soffrire per e con lui, fare il tifo per lui. Ma tutto cambia di nuovo.
Incontra Rose, non per caso, la attira alla stazione dei bus con le campane. Non è più una vittima ora, sta organizzando un piano per uccidere, per avere la sua vendetta. Nonostante sappia che lei non parlerà mai, sennò dovrebbe ammettere il tentativo di omicidio, la vuole eliminare. Ora non si merita più nulla dallo spettatore, è il nemico, ancora di più perchè la vittima si chiama Marilyn ed è una bomba sexy.
E' splendido quello che avviene. Uomo pericoloso o per lo meno da temere->vittima->assassino. Mentre lei di colpo passa da femme fatale senza scrupoli, fedigrafa e libertina, a povera vittima. Nella meravigliosa scena della corsa sulla torre (ci ritorno), che culmina con la sua morte, i ruoli si ribaltano di colpo, i sentimenti dello spettatore vengono strapazzati fin troppo facilmente.

Nella parte finale, sembra che si segua una sorta di specchio, George ritorna un uomo su cui abbiamo dei dubbi. Non è cattivo, comprendiamo il suo folle gesto, e quando rapisce Polly non lo fa volontariamente, è un incidente, e fa di tutto per salvarla o quanto meno aiutarla.
George è un personaggio così sfaccettato che la sua fine è terribilmente dura da decidere. Essendo un noir non merita di essere salvato, ma non merita neanche di pagare quasi. Dopo aver subito tanto, dovrebbe addirittura andare in prigione? Non ha iniziato nulla lui. E così la morte, giù per le cascate, sembra l'unica conclusione degna. Non desiderava vivere, non era felice, e andava punito. Sembra folle, ma è un finale positivo per certi versi. I veri cattivi sono morti, i buoni sono in salvo e quello che sta nel mezzo forse ha realmente ottenuto quello che desiderava di più.

Silence is golden.
Lo avrete di certo notato, Niagara è per lunghi tratti un film muto. Ci sono al suo interno almeno 3-4 macrosequenze dove non ci sono dialoghi, c'è solo l'incessante suono delle cascate. E' sorprendente la bravura di Hathaway, non di certo l'ultimo arrivato, ma ancora di più sorprende scoprire chi c'è dietro alla sceneggiatura, quel Charles Brackett (anche produttore) autore insieme a Wilder di capolavori come Viale del tramonto, Giorni perduti e persino Ninotchka. Tutte opere molto verbose -chissà che non fosse il fattore Wilder a pesare tanto- lontane anni luce dai silenzi di Niagara.
La prima sequenza silenziosa è l'iniziale tour turistico dei Cutler. Il giro in barca, il tunnel, l'osservatorio. Pochissimi dialoghi, è quasi una brochure per la vacanze. Le cascate, sempre presenti, sono la colonna sonora, il riempitivo assordante.
La seconda è qualcosa di magnifico. George pedina Rose, perchè dubita che sia andata a prendere i biglietti, vestita così elegante. La donna incontra il suo amante, senza avere un vero e proprio incontro, ma riescono a scambiarsi le ultime sul loro piano di morte. Anche qui, zero dialoghi, l'unico scambio di battute avviene per cartolina, quelle due righe che l'amante di Rose le scrive. "Se sentirai le campane, sarà andato tutto bene".
E' uno dei film più hitchockiani di sempre -in fondo Marilyn è riuscita a fare un film "di" Hitchcock, proprio lui che la detestava, "Ha scritto volgare su tutto il viso"- persino le cascate ricordano la statua della libertà di Sabotatori o il monte Rushmore di Intrigo Internazionale.
Terza sequenza muta è quella dove George uccide Rose. La corsa intorno alla stazione dei bus, la salita sulle scale della torre delle campane, Rose in trappola, le campane immobili, là in alto, l'inquadratura da sopra, come un occhio divino, le ombre, i corpi, il silenzio pressapoco totale. Semplicemente perfetto.
Tre frame della sequenza
Regia sopra la media anche quando intravediamo per la prima volta il sopravvissuto George. Riprese speculari, obbiettivo allargato, panoramica a 180 gradi. Lo scambio di bungalow porta a una serie di incontri tra Polly e George. Ogni volta Polly viene presa per visionaria.
L'ultima sequenza muta è l'inseguimento tra i percorsi in legno, sdrucciolevoli e umidi sotto le cascate. Anche qui tutto è perfetto; il soffocante rumore degli scrosci d'acqua, la tenda di goccioline che non permette di vedere a un palmo dal naso, la suspence. Cinema all'ennesima potenza.

Cosa non va.
Ancora adesso non lo so bene, è così bello, però un paio di cose rivedibili me le sono segnate. Prima di tutto Ray, il maritino rompiballe, tutto lavoro e lavoro, che strattona Polly per tutto il tour turistico (ma perchè??), con quel sorrisino strafinto e con il suo amicone Kettering. E' odioso, volutamente, ma oltre la soglia di sopportazione. Per di più è inutile, è un personaggio di contorno, di tappezzeria. Lui è la causa della gita alle cascate e lui non si fa un graffio. Per chi segue Mad Men, i Cutler mi ricordano i Campbell, Pete e Trudy, sia
per somiglianza fisica che per carattere.
Poi, ci sono dei salti temporali che non ho particolarmente gradito. Sono tutti uno dopo l'altro e fin troppo visibili.
Si consuma il delitto, George dovrebbe essere morto, Rose finge di cercarlo e i Cutler chiamano la polizia. Le campane però suonano ore dopo. Passa davvero troppo tempo tra il presunto omicidio e l'avviso con le campane. Rose però non lo nota o non gli da importanza, tanto che decide di fare una passeggiata e va proprio verso la torre.
E' vestita di rosso con una gonna nera, poco dopo però è a lutto, per riconoscere il cadavere all'obitorio. Anche qui, sembran passate ore e ore eppure in teoria, dovrebbe essere passato poco tempo. Insomma, mentre i Kettering arrivano e si decide di andare qui e là, subito nel pomeriggio, la vicenda Rose-George sembra durare giorni. Sembra che le due storie percorrano tempi-ritmi molto diversi, ma si rincontrano nello stesso punto. Oddio, non credo di essere stato chiaro, se ne può discutere....si....
Ma sono robettine, è scritto e diretto così bene che è una vera lezione di cinema, anche nei difetti.

Chiudo su Jean Peters. Oh, ma è bellissima, e ruba la scena a Marilyn, al solito solo di facciata, sempre e solo Marilyn, mentre Jean è una donna molto più totale e molto più bella ed è un attrice! non solo una foto e un vestito fucsia mozzafiato. E è ancora più bella, ma spettinata, in Mano pericolosa.

*Extra:
E' in technicolor, e stranamente è un bellissimo noir, eppure il trailer venne proiettato in bianco e nero.
Marilyn Monroe venne pagata meno del suo truccatore. Ma come? Si spiega presto. Lei era sotto contratto con la 20th Century Fox ma ancora con un ingaggio base, da attore alle prime armi. Dopo questo film sarebbe diventata la star che tutti conosciamo.
La camminata sui ciottoli-sanpietrini-cobblestone in inglese, di 35 metri sui tacchi di Marilyn è ancora oggi record per la storia del cinema.
E' l'unico film dove Marilyn tira le cuoia.
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Nella prossima puntata trasferta europea con Il terzo uomo di Carol Reed.

4 commenti:

  1. Ah sì: anch'io adoro questo film. L'ho visto almeno una decina di volte, di cui l'ultima qualche giorno fa, ma solo mezzo perché mi era preso sonno. Per la tarda ora, eh^^
    Non sapevo che il ruolo di Polly fosse stato offerto ad Anne Baxter e nemmeno che avessero fatto canticchiare Marilyn per allungare il brodo: a me quella scena, con lei che si avvicina ancheggiando al grammofono con l'abito magenta, sembra uno dei punti forti del film e "spiega" la gelosia del marito. Comunque a me Marilyn piace uno sproposito e non sono attendibile.
    Invece, ecco, Polly ha quel non so che di mogliettina anni '50 che giustifica come mai uno zero totale qual è Ray Cutler fosse riuscito comunque a raccattar moglie. Non che il suo personaggio sia mal riuscito, benché intriso di stereotipi quale aver sempre gli attrezzi per disinfettare a portata di mano (infermiera), i capelli in ordine e gli abiti appropriati e casti (una moglie a modino), però ecco, ci fosse stata un'attrice meno anonima avrebbe conferito qualcosa in più.
    Già: ma tu amavi la cognata odiosa di Connery in Marnie. Non mi stupisce che preferisca lei a Marilyn^^

    Per il resto concordo su tutto, anche la somiglianza con quelli di Mad men, odiosi, ma come tutti in quella serie TV, più o meno.

    E la prossima volta un altro dei film che amo di più: Il terzo uomo *__* La scena in cui fa il suo ingresso Orson Welles, il contesto, le luci, il gatto, mi fa cadere in deliquio.

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  2. Ah anche tu vedi Mad Men? Bene bene se ne può discutere.

    Ma lo sai che io ho un debole per la donna modello anni 50, quella remissiva, vuota e tanto amorevole. E lasciami stare Diane Baker!

    Eh anche io amo Il terzo uomo, dall'ingresso di Welles, al giro sulla ruota e a quel finale meraviglioso. Tutte le inquadrature sbilenche sono opere d'arte. Me lo rivedo subito va

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  3. "Nulla fere causa est in qua non femina litem moverit". Difatti: sono d'accordo su tutto, ma non sui giudizi sulle due protagoniste. Le tue considerazioni su Marilyn mi hanno fatto venire in mente, a contrario, quello che raccontava Wilder a proposito di "A qualcuno piace caldo". Inizialmente il ruolo di Zucchero era marginale per cui pensava di affidarlo a Mitzy Gaynor; poi venne a sapere che MM era interessata a quel ruolo e quindi mosse mari e monti (testuale) per averla. E questo nonostante l'avesse fatto penare già in "Quando la moglie è in vacanza" (del resto Wilder la riteneva un'ottima attrice comica). Se in "Niagara" al suo posto ci fosse stata una Lana Turner qualunque il film non sarebbe quel capolavoro che è.
    Al contrario di Ippolita, a me però piace anche Jean Peters, seppure non ai tuoi livelli patologici...: se la cava benino nel suo ruolo (appunto) di donna modello anni 50, reggendo senza sbavature il confronto con MM ;-)
    Postilla finale: mi pare che il noto pervertito Hitchcok (chiedere a sua moglie) sia la persona meno adatta ad esprimere giudizi su MM...

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  4. Ehehe si, Hitchcock-Donne è un connubio da prendere con le pinze, ma esprimeva più o meno quello che penso, senza cattiveria per carità, di Marilyn.
    Non mi è mai piaciuta più di tanto, non riesco a subire il fascino dell'oca giuliva, vera o presunta, della tutte curve usata proprio perchè una mera tuta curve. Poi ammetto la sua importanza e bravura in A qualcuno piace caldo, o in Il magnifico scherzo, per dirne due comici o uno dei pochi seri (e noir anch'esso) La tua bocca brucia.
    Insomma, io tifo per "le bruttine", le Diane Baker, le Jean Peters, le Peggy Cummins, le Hedy Lamarr. Insomma le attrici....ahia, apriti cielo.

    Vabbè, domanda: io rimango dell'idea che Marilyn contribuisca a rendere Niagara un capolavoro, ma non che lei sia fondamentale, e chiedo, ma se al suo posto c'era una Mamie Van Doren o (dio non mi viene l'altra, ho un lapsus momentaneo), insomma una bomba da cinebrivido, non sarebbe stato uguale? Ancheggia qua e là, si mette il vestito fucsia, si avvicina al giradischi. Eresia?

    Su Marilyn Wilder avevo scritto questo, se ti interessa, http://filmbusterds.blogspot.it/2012/07/il-bianco-e-il-nero-6-marilyn-monroe-vs.html

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