lunedì 29 luglio 2013

Il bianco e il nero #48: Classic noir: Il Terzo Uomo (1949)

Il terzo uomo
(titolo originale The Third Man)
 nelle sale inglesi il 31 agosto 1949, in Italia il 19 gennaio 1950.

Regista: Carol Reed.
Sceneggiatore: Graham Greene (anche racconto), Carol Reed.
Direttore fotografia: Robert Krasker.
Montaggio: Oswald Hafenrichter.
Compositore: Anton Karas, autore dell'unica canzone.
Produttori: Carol Reed, Alexander Korda, David O. Selznick.
Studio: Carol Reed's Production, London Film Productions.
Interpreti: Joseph Cotten, Alida Valli, Orson Welles, Trevor Howard, Bernard Lee.
Durata: 98 minuti.
Colore: b/n.

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*Trama:


Secondo dopoguerra: Holly Martins, uno scrittore americano di romanzetti western, riceve un invito a Vienna da parte del suo vecchio amico Harry Lime. Appena arrivato nella capitale austriaca, Holly viene però a sapere che Henry è morto, investito da un'automobile. Qualcosa però non quadra: il cadavere di Lime, secondo la versione ufficiale, sarebbe stato trasportato da due uomini, ma qualcuno sostiene che sulla
scena di quello che sembra un vero e proprio delitto fosse presente anche un terzo uomo. A questo punto, Holly decide di seguire la pista di questo terzo fatidico personaggio, con la collaborazione della polizia di occupazione inglese e coinvolgendo Anna, una donna cecoslovacca, legata sentimentalmente a Henry.

*Approfondimento: (contiene spoiler)
International man of mistery.
Come lo spettatore in Rashomon di Akira Kurosawa, dove quattro personaggi raccontano la loro versione dei fatti riguardante un crimine efferato accaduto nel bosco, la relatività della verità, Holly Martins (Alga in italiano...perchè...) per scovare la verità sull'incidente che ha ucciso il suo amico Henry si trova davanti a tante diverse versioni. Al contrario del racconto giapponese però, qui c'è una verità assoluta e un gruppo di persone che vogliono insabbiare tutto.
Quello che è chiaro sull'incidente è che una macchina ha travolto Henry e poi due o tre uomini lo hanno portato a lato della strada, dove è morto all'istante, o quasi. Poco dopo è arrivato, per caso, il dottore e ne ha constatato il decesso. Tutte le persone coinvolte sono amiche strette di Henry. Popescu e il Barone Kurtz, il dottore. E tutti concordano sui fatti, anche se qualcosa trapela, qualche incongruenza.
Le persone che hanno spostato il cadavere erano tre e la testimonianza del portiere dello stabile lo conferma, essendo lui un estraneo alla vicenda. Dello stesso avviso è Anna, amante di Henry, in un certo senso anch'essa estranea.
Holly inizia a investigare, come gli eroi dei suoi romanzi, ma si trova davanti a un muro. Il diverso qui è lui. Prima di tutto è lo straniero, appena giunto dall'America, nazione non toccata dalla guerra, non capisce come possano funzionare le cose in una città così particolare e in un momento storico ancora più particolare.
Nonostante sia decisamente l'eroe del racconto, integerrimo, retto, testardo nella ricerca della verità, pieno di ideali, è un personaggio debole, l'uomo giusto nel posto sbagliato. C'è un ribaltamento totale di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato e lui non se ne rende conto. Il tipico mondo noir.
Nonostante sia un criminale, un duplice assassino (molto probabilmente lui uccide il portiere), un ladro, è Henry il giusto della storia. Lui è idolatrato dal film e dagli amici, lui è un personaggio accattivante, di lui è innamorata Anna, e questo nonostante sappia tutto dei suoi traffici.
Non è un caso che la donna alla fine preferisca stare sola (nell'ultima lunga sequenza senza stacchi) piuttosto che mettersi con Holly. Ecco, nonostante collabori con la polizia per fermare un pericoloso criminale, è trattato come un traditore, perchè Henry era un amico e non si meritava questo da lui.
In un paio di dialoghi si capisce alla perfezione la filosofia dei personaggi. Quando Anna difende Henry "Preferisco sia morto, piuttosto che in mano vostra" riferendosi alla polizia e poi il famoso dialogo di Welles  "In Italia, sotto i Borgia, per trent'anni hanno avuto guerre, terrore, assassinii, massacri: e hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera, hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e cos'hanno prodotto? Gli orologi a cucù".
La violenza, il disordine, creano cose migliori. Holly non può capirlo.

L'insuperabile regia.
Ogni fotogramma di Il terzo uomo potrebbe benissimo essere un quadro. Non è solo una questione di inquadrature storte, perfette per dipingere la morale distorta dei personaggi del film, ma è un insieme di cose che lo rendono magnifico. Di Vienna parlerò dopo, prima volevo concentrarmi su un paio di scene.
In primis quella dove finalmente di rivela la verità su Henry, ovvero è vivo. Sono quattro sequenze, a due a due intervallate. Si inizia con Holly e Anna in casa di Henry, lei indossa il suo pigiama, parlano di lui, Holly ha appena scoperto tutta la verità sull'amico, il gatto scappa dalla finestra.
Zoomata sul vaso di gerani alla finestra, la macchina da presa passa in mezzo e siamo sulla strada sotto casa dove un uomo, di cui vediamo solo i piedi, si nasconde in una rientranza, il gatto va da lui. Poco prima Anna aveva ricordato che l'animale era socievole solo con il suo padrone.

Stacco e ritorno nell'appartamento, dove i due stanno ancora parlando. Holly esce di casa, è ancora alticcio, d'un tratto si accorge dell'uomo nascosto. Gli grida di venire fuori,crede sia una spia che lo sta seguendo. Sbraita tanto che una donna accende la luce delle sua stanza e il fascio illumina per un breve istante proprio la rientranza dove è nascosto l'uomo. E' Henry. Zoomata sul viso e sorriso sardonico di Welles.
Passa una macchina che non permette a Holly di raggiungere l'amico redivivo. In seguito c'è un lungo inseguimento, tra i vicoli, tra delle ombre fino a che Henry scompare.
Probabilmente una delle scene più belle nella storia del cinema.

Un altro paio di sequenze sono fantastiche e anche abbastanza ironiche. La prima è quella poco dopo l'assassinio del portiere. Holly e Anna si avvicinano al capannello di gente che piantona sotto lo stabile. Holly chiede informazioni e apprende della morte dell'uomo. Il figlio del portiere, riconosce Holly, il giorno prima avevano litigato davanti a lui i due uomini. Inizia ad accusarlo, ma in tedesco e così non capisce subito, fino a che Anna non traduce cosa sta dicendo.
La coppia fugge via, inseguita dal bambino arrabbiato. E' una sequenza da film dell'orrore, con l'ombra feroce dell'inseguitore che si staglia sul muro dietro di loro. Ma stavolta è un bambino di 4-5 anni. Tuttavia è
terrificante quanto un Jack lo squartatore.
Poco dopo Holly arriva in albergo. Qui lo aspetta un tassista con l'aria minacciosa e che parla solo in tedesco, informandosi con il concierge proprio sul signor Martins. Il portiere, che sapeva troppo, è stato appena ucciso, viene quindi spontaneo pensare che l'uomo sia venuto per eliminare anche lui, reo di aver scoperto troppe cose. Salito sul suo taxi viene praticamente rapito e portato in gran velocità in un angolo buio di Vienna. Holly sembra spacciato, è stato portato in un mattatoio. E invece il tassista seguiva solo gli ordini di Crabbin, l'uomo di cultura che lo aveva invitato alla conferenza sulla letteratura moderna.
Ancora una volta un mix di terrore e umorismo. E una scena che ricorda vagamente quella di I 39 scalini di Hitchcock, dove il protagonista si traeva in salvo dagli inseguitori, intrufolandosi in una conferenza sulla politica dove deve tenere un discorso.

Poetica infine la serie di fotogrammi verso la fine, quando Henry è spacciato. Sale strisciando le scale, arriva all'unica grata non pattugliata. Tira fuori la dita, che è come se respirassero la libertà, -non a caso proprio in quel momento arriva una folata di vento- ma dopo poco ritornano giù e per Henry è la fine.


-"Ma nella cloaca [Vienna] in cui mi trovo qui tutto è perduto; purché non perda anche me stesso". Ludwin Van Beethoven.
-"Vienna... può essere definita il più grande cimitero delle fantasie e delle idee esistente al mondo". Bernhard Thomas.
La Vienna bombardata del dopoguerra, divisa in 4 zone, sporca, corrotta, pericolosa, mortale è il quadro in cui si muovono i personaggi. Non esiste mondo più azzeccato per loro, una città storica, enorme, monumentale, ma sfregiata, disseminata di fantasmi, di morte, di macerie. Un mondo dove persone come Henry si muovono agilmente, conoscono tutti i passaggi segreti, sanno da dove entrare e da dove uscire per non essere mai visti. E nonostante tutto rimane bellissima.
Le sue rovine formano un connubio perfetto non solo con i dissoluti personaggi, ma anche con le inquadrature sbilenche. E non sono solo gli esterni a rapire l'occhio dello spettatore, ma anche la scelta degli interni è di grande pregio. Le tante scale, grandi, piccole, a chiocciola, degli appartamenti viennesi, il Casanova Club dove lavora il Barone Kurtz, o il club dove Martins va a ubriacarsi. E ancora il baretto della stazione, quasi perfetta replica di quello di Breve incontro film di 3 anni prima di David Lean (è forse un caso che il direttore della fotografia sia lo stesso?).
Per non parlare delle fogne, così vaste, così minacciose. Ancora oggi molti criminali si rifugiano li dentro per fuggire dalla polizia. Infatti esiste un corpo speciale atto alla pattuglia, e proprio alcuni di essi si prestarono per interpretare i poliziotti nelle scene finali.
Senza dimenticare la ruota panoramica, quasi una stonatura, quella sorta di parco giochi in mezzo a una città privata del divertimento e della normalità e sede dell'unico incontro tra Henry e Holly.

Welles, il cattivo.
O per meglio dire, lo stronzo. Appare per la prima volta in una sequenza da orgasmo cinematografico dopo 62 minuti, parla per la prima volta, e sarà anche l'unico scambio di battute, dopo 72, eppure, non solo il suo faccione è l'emblema del film ma molti continuano a dire che questo film è suo.
Bisogna fare chiarezza. Non è suo, non l'ha scritto, non l'ha diretto e sul set vero e proprio c'è rimasto pochissimo. Per anni circolò la voce che l'avesse diretto insieme a Carol Reed, voce messa in giro dallo stesso Welles. Poi ritrattò e in un intervista disse di non aver diretto neanche una scena.
Allora uscì la voce che tutti i suoi dialoghi nel film li avesse scritti lui. Errore anche qui. Graham Green li scrisse, l'unica sua aggiunta fu la famosa frase su svizzeri e italiani. Nessuno sapeva che l'avrebbe detta. La scrisse su un foglietto e lo diede a Reed all'ultimo momento.
Addirittura in molte scene lui manco c'è, nonostante Henry Lime invece si. Arrivò in ritardo sul set di due settimane circa, perchè impegnato a girovagare l'Europa. Nel frattempo Reed girò gran parte delle scene nelle fogne con un sostituto (in alcune scene era Guy Hamilton, aiuto regista e in futuro regista di qualche 007, magrolino e perciò dovette imbottirsi per bene) e nella scena finale, quando Henry mette fuori le dita dalla grata del tombino, addirittura Reed stesso si sostituì a lui, infatti quelle sono le sue dita. Paradossalmente, questa sua assenza forse portò Reed a girare certe scene in modo che si vedesse poco l'attore, aumentando quindi il mistero, ma non ci credo molto.
Quando infine Welles arrivò, si rifiutò di girare nelle fogne, acconsentì solo a poche scene, poi Korda dovette costruire dei set interi a Londra per il finale. Nonostante tutto, senza Welles, questo film forse perderebbe gran parte del suo fascino.

Ancora una volta prendo due righe per complimentarmi per la bellezza dell'attrice principale, l'italianissima Alida Valli, sperando di non suscitare altre discussioni. E' una bellezza triste, "Non rido mai due volte di seguito", austera, dai lineamenti perfetti illuminati dalla magnifica fotografia di Krasker. Doveva essere la nuova Garbo, una delle tante, ma non ci riuscì. Tuttavia Valli ebbe una carriera internazionale di tutto rispetto.


*Extra:
-Reed aveva 3 troupe distinte al lavoro durante la produzione: una diurna, una notturna e una per le fogne. Si impose per dirigerle tutte e tre, con il risultato di dormire solo 4 ore al giorno.
-Interessante video di Vienna ai tempi di Il terzo uomo e com'è oggi http://www.youtube.com/watch?v=sbfKibLRqqQ
-Il tema principale è scritto e suonato da Anton Karas. Reed lo sentì per caso una sera a Vienna. Gli chiese allora di registrarlo velocemente in albergo per usarlo magari come sottofondo. Siccome però gli piaceva così tanto, lo spedì a Londra per registrarlo al meglio. Divenne così una hit formidabile in Austria e Karas si arricchì parecchio tanto da aprire un bar dal nome "The third Man".
- Nella versione USA, Selznick cambiò il monologo iniziale, facendolo leggere al personaggio di Cotten e tagliò 11 minuti di scene, soprattutto quelle dove Cotten sembra un ubriacone.
-Inizialmente si pensò a Cary Grant per il ruolo di Welles e James Stewart per Cotten. Infine entrambi rinunciarono. Welles non era ben voluto da Selznick, perchè era un "veleno per il botteghino". Reed si impose grazie all'aiuto di Korda.
-Anni fa evaporarono i diritti sulla pellicola e nessuno li acquistò, perciò per molto tempo chiunque poteva farsi una propria copia senza infrangere la legge. Questo generò un numero enorme di copie e ancora oggi esistono formati ufficiali che sono però mal fatti perchè sono la copia di una copia editata da un non professionista. Per fortuna, doppiaggio a parte, il DVD italiano pubblicato da La Cineteca di Bologna è di ottima fattura.
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La prossima puntata sarà l'ultima dedicata al noir (siete liberi, contenti?) e si chiude con lo speciale su La morte corre sul fiume con il sobrio Robert Mitchum.

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