"La rivoluzione non è un pranzo di gala"
Da un punto di vista strettamente cinematografico, la Corea si può considerare a tutti gli effetti una nuova potenza mondiale, la patria di un'industria cinematografica rigogliosissima, capace di conciliare grande cinema d'autore e intrattenimento di altissimo livello. Così piccola e distante eppure così minacciosa per il monopolio hollywoodiano dell'intrattenimento. Naturalmente Hollywood se n'è accorta e, come capita spesso (anche di recente, con 12 Anni Schiavo), ha cercato di portare il cinema straniero negli Stati Uniti, di americanizzarlo e addomesticarlo, lo abbiamo visto poco tempo fa con il remake di Oldboy, ma anche l'anno scorso con le trasferte di Kim Jee-woon (The Last Stand) e Park Chan-wook (Stoker). Ma Snowpiercer è un caso a parte, forse addirittura unico: il film più costoso nella storia del cinema coreano (ha stracciato il record di The Host, sempre di Bong Joon-ho), per metà finanziato dal perfido Weinstein, ma per l'altra da case di produzione rigorosamente coreane, tra cui la Moho Film di Park Chan-wook. Per di più le riprese sono avvenute in Repubblica Ceca, che non è la Corea ma non sono nemmeno gli Stati Uniti. Insomma, forse per la prima volta nella storia, non è il regista coreano ad andare in trasferta ad Hollywood, ma è Hollywood che presta i suoi soldi e i suoi attori ad una grossa produzione coreana. Sottigliezze direte voi, eppure a me sembra una cosa davvero grossa.