domenica 10 giugno 2012

My week with Marilyn di Simon Curtis

(uscito nelle sale italiane il 1 giugno)
Nel 1957 il leggendario Laurence Olivier si apprestava alla sua quarta fatica da regista cinematografico. Dopo tre opere di Shakespeare (Amleto, Enrico V e Riccardo III) era pronto a fare qualcosa di più leggero, ovvero la commedia Il principe e la ballerina, già portato a teatro con la moglie Vivien Leigh. Per la versione sul grande schermo però Viv era ormai invecchiata e serviva un volto giovane. Dall'altra parte dell'oceano Marilyn Monroe era al culmine della fama. Aveva già realizzato i suoi più famosi film e aveva lavorato con i più grandi, da Wilder a Hawks. Così nacque l'unione, artistica, tra Olivier e Marilyn.
Sul set c'era un giovane rampollo riccastro e innamorato del cinema, assunto come terzo aiuto regista, Colin Clark. Il ragazzo riusciì fin da subito a legare con l'nstabile attrice e la sua esperienza venne raccolta nel libro Il principe la ballerina e me, da cui è tratto questo film. Vediamo quindi il codazzo di ammiratori di marilyn, il suo status di dea e icona mondiale, le sue insicurezze e debolezze, il marito non tanto convinto Arthur Miller, la sua incapacità a recitare, le sue crisi, la sua leggerezza etc...
Tutto molto bello e educativo per chiunque abbia vissuto sotto un sasso per tutto questo tempo. Il film e l'esperienza di Clark non aggiungono esattamente nulla a quello che sappiamo, anche il più superficiale degli spettatori, sulla Monroe. Se la prima parte, quella delle prime difficoltà sul set è molto interessante e mostra delle ottime ricostruzioni del set de Il principe e la ballerina, i costumi ben ricalcati, introduce e caratterizza degnamente i volti noti della vicenda (Vivien Leigh già malata, un permissivo quanto poco credibile Olivier, o Paula l'insegnante del metodo Stanislavskij perfetta antitesi del teatro inglese) e ha un che di "nuovo", la seconda, quando Colin passa questa famosa settimana con la diva assume le dimensioni del racconto-spacconata da bar. Quella volta che mi feci un giro in macchina con la Monroe e facemmo il bagno al fiume.
A questo calo improvviso di interesse e mancanza di polpa, di ciccia, si male abbina un casting di favolosi attori si (la Williams sempre più brava, Branagh non ha bisogno di altre lodi), ma francamente lontanissimi dall'essere anche solo simili ai personaggi che interpretano. Michelle Williams non ha il phisique du role e meno male per lei, neanche l'aria da scema. Branagh non è Olivier, punto. Julia Ormon non assomiglia manco vagamente a Vivien (a da suo grande fan, mi dispiace molto, seppur la parte sia breve).
Si potrebbe passare sopra, vero, non sono altro che maschere dopotutto, eppure se passo sopra a questo non troov comunque nulla di salvabile pienamente.
In definitiva è un film di buona fattura ma risulta essere un riassunto concentrato dalla tipica e forse stereotipata immagine di Marilyn, senza aggiungere nulla e senza indagare troppo la sua psicologia. Un film da "occasione da cestone", quelli che meritano quel posto, ma spiccano comunque sul resto del pattume.

Voto 5--


Il Monco

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