lunedì 20 agosto 2012

Il bianco e il nero #10: Audrey, l'antidiva

"Non avrei mai pensato di entrare nel mondo del cinema con una faccia come la mia".

Antidiva per eccellenza, lontana dal glamour, dalla stampa, dagli eventi più in, dalle feste, da Hollywood stessa. Ha sempre preferito l'isolamento e la pace delle sue case in Svizzera, ha preferito la famiglia piuttosto che la carriera, ha preferito dettare la Moda piuttosto che subirne le regole.  Più che diva o antidiva, meglio usare l'aggettivo da lei preferito, divina. 
Non si definiva una celebrità, tanto da scherzarci sopra ("Cosa pensa quando la gente la riconosce per strada?" "Che assomiglio ancora a me stessa") e chiamare il suo amato cagnolino Famous. Non si definiva neanche attrice, ma una ballerinza di danza classica che è finita a recitare.
Quando ha voluto smettere l'ha fatto, quando voleva recitare lo faceva, mai legata da forti contratti ha rifiutato centinaia di ottime sceneggiature per dedicarsi al primo marito Mel o ai figli, Sean e Luca e infine all'Africa e all'UNICEF.
Dotata di una bellezza  e un fisico particolare e di uno stile molto personale, che al contrario delle grandi dive, non doveva nulla agli studios, perchè erede di una certa raffinatezza aristocratica, agli antipodi delle Jayne Mansfield o delle Marilyn, che talvolta intaccavano il loro corredo di simpatia con atteggiamenti provocanti e privi di grazia
Dall'esperienza con la guerra agli esordi a teatro e al cinema, fino allo sbarco a Hollywood, l'Oscar, i ruoli celebri e l'addio prematuro alla scena per dedicarsi ad altro. Cercherò di parlare di tutto e di più e in maniera molto dettagliata, quindi questa volta sarà un vero articolo fiume. Fate delle pause, tornateci, stampatelo, dormiteci assieme, insomma fate quello che volete, se amate come e quanto me Audrey.
(NDR avrei voluto fare un elenco con link agli argomenti ma è impossibile su Blogger)

-L'infanzia e la guerra.
Il 4 maggio del 1929 nasce a Bruxelles una certa Edda Kathleen Ruston-Van Heemstra. Questi i fatti, tuttavia se cercate il certificato di nascita, dirà che è nata a Londra qualche giorno più tardi. Ciò è dovuto al cambiamento voluto dal padre, Joseph Hepburn, un tipo davvero particolare. Nato John Joseph Ruston è un austriaco che preferisce farsi passare per inglese, già sposatosi tre volte, la quarta sarà la mamma di Audrey, per un certo periodo di tempo console inglese in diverse colonie del pacifico prima di essere beccato sistematicamente a fare intrallazzi e raggiri. Nulla è certo su di lui, persino curriculum vitae e titolo di studio sono inventati di sana pianta.
Ma è un bell'uomo, sicuro di sè, affascinante e la baronessa Ella Van Heemstra cade ai suoi piedi in Indonesia nel 1926. I Van Heemstra sono una casata nobiliare belga-olandese molto importante e soprattutto ricca. Ruston vede in lei un bel salvadanaio e un sicuro modo per fuggire dall'Asia dove è ricercato per truffa. Cosa ci trovi lei in lui è difficile da capire, anch'essa divorziata, forse è ammaliata dall'uomo dominatore e macho, una tara genetica che colpirà anche la figlia.
Dunque, la bambina Edda Kathleen Audrey (omologo femminile di Andrè, il nome che le avrebbero dato se fosse stata maschio) si riconosce fin da subito. Occhi sorridenti, figura già slanciata, timida e dall'aspetto molto delicato non ha ereditato ne la baldanza del padre, ne la robustezza del clan Vam Heemstra. Per di più è considerata il frutto della disdicevole unione tra aristocrazia e borghesia e la commistione tra privilegi e privazioni segneranno tutta la sua infanzia.
Superata la pertosse, cresce nelle tenute nobiliari di famiglia e nella casa a Londra del babbo. Trascinata dai fratellastri diventa un maschiaccio, ma anche appassionata di fiori e di lettura, tanto da leggere qualsiasi libro le passa sotto gli occhi. I suoi preferiti sono quelli di favole e plasmerà la sua vita sulla struttura di uno di questi, ricercando perennemente il principe azzurro e il lieto fine.
Alla continua ricerca di amore e affetto, cresce con una madre molto protettiva ma poco affettuosa e molto introversa, tutte caratteristiche che prenderà anche lei. "Sono nata con un enorme bisogno d'affetto e un terribile bisogno di darlo".
Si chiude ancora di più quando verrà mandata in collegio in Inghilterra, lontana da casa, o quando è partecipe delle tante liti tra i suoi genitori, che culminano con la partenza di Joseph, senza più ritornare, nel 1935, forse colto a letto con un altra.
Profondamente legata, pur con tuti i suoi difetti, al padre, non lo vedrà più per decenni. Salterà di nuovo fuori, per caso, una volta ricca e famosa, ma non per ottenere soldi o aiuti. La madre è anch'essa sconvolta, le due si ritrovano completamente sole.
Dal 1935 al 39 continua il suo periodo nella scuola inglese. La timidezza e la fragilità fisica non rendono il periodo facile ma una cosa la aiuta a andare avanti; la scoperta della danza. Vi ci dedica strenuamente, esercitandosi per ore e diventando una delle migliori della scuola. Isadora Duncan o Anna Pavlova sono le sue eroine. Tutto questo però si ferma bruscamente prima del decimo compleanno.

Con l'invasione della Polonia da parte dei nazisti, mamma Ella preferisce avere Audrey in Olanda paese neutrale e a cui Hitler aveva promesso alla sua regina Guglielmina di non toccarne il suolo (vatti a fidare di Hitler). In un periodo di future privazioni, Ella si rende conto che il patrimonio familiare è stato dilapidato negli anni dale terribile gestione del marito. Donna piena di risorse, decide di reinventarsi arredatrice.
I giorni a Arnhem scorrono in maniera surreale. A Audrey viene vietato di parlare inglese o agli altri bambini di chiamarla con quel nome, meglio l'olandese Edda. Si respira un clima pesante, si sentono i bombardamenti in lontananza, è chiaro che la promessa fatta alla regina verrà rotta molto presto.
Anche l'Inghilterra viene presa di mira dall'esercito tedesco ed è proprio qui che rispunta fuori Joseph Hepburn, incarcerato perchè sostenitore delle camicie nere inglesi e per aver fatto propaganda per il partito nazista. Il 10 maggio del 1940 la piccola Audrey viene svegliata dalla madre con la frase "Sveglia c'è la guerra!", fuori dalla finestra le truppe tedesche hanno già preso pieno possesso del paesino di Arnhem, cinque giorni dopo tocca all'intera nazione.
La famiglia si sgretola. Uno dei due fratellastri viene spedito in un campo di lavoro in Germania senza che si sappiano notizie di lui per 5 anni, mentre l'altro scappa a lottare con la resistenza. Audrey contribuisce anch'essa recapitando messaggi a diverse zone della regione. I posti di blocco sono numerosi ma si tende a non sospettare di questa piccola ragazzina in biciletta che va a cogliere fiori nei boschi. In realtà nasconde nelle calze molti bigliettini e messaggi in codice.
Audrey è stremata, da quella bambina felice che si rimpinzava di cioccolato e, incredibile ma vero, era assai paffutella, ora è una tredicenne molto alta e pelle e ossa sempre più fragile. Tutto il paese vive di stenti e anche la sua famiglia, seppur nobile, si è vista espropriare tutte le terre e tutte la abitazioni.
La danza rimane ancora una volta l'unica gioia. La madre organizza delle serate con qualche ballo e qualche canzone, per alleviare la terribile situazione e distrarre i compaesani.
Tuttavia sembra essere arrivata la fine, insperata (dalle parole di Audrey "Se avessimo saputo che la guerra e l'occupazione sarebbe durata così tanto, ci saremmo sparati in testa all'inizio"), ma a soli 10 mesi dalla liberazione avviene l'esperienza più terribile per la giovinetta. La polizia stava rastrellando tutte le abitazioni alla ricerca di donne e ragazze da mandare nelle cucine dei campi di lavoro in Germania.
Audrey stava tornando da scuola un giorno, quando si è trovata davanti un intero plotone. E' stata messa con tutte le altre e fatta marciare per la strada principale, in direzione di una camionetta che le avrebbe portate via. E' spacciata, non può scappare, non può correre, i soldati sono troppi e le forze pochissime. Eppure succede un miracolo. Il gruppo si ferma, dei soldati discutono e lei, senza pensarci due volte, scatta via in un vicolo, corre più che può e appena vede una cantina aperta ci si lancia dentro pregando di essere salva.
La cantina è un buco freddo, chiuso e infestato da topi. Ascolta ogni passo nelle vicinanze. Non sa se i soldati sono già passati, sono li attorno o non si sono accorti della sua fuga. Rimane nascosta più che può, non riesce neanche a avere il coraggio di guardare fuori. Nella cartella di scuola ha solo una mezza bottiglietta di succo di mele, delle croste di pane e gli spartiti di musica. Dovrà razionare il cibo per rimanere il più possibile nascosta. Passano i giorni, le notti, il cibo finisce, il freddo è insopportabile al calare del sole.
Un giorno, quando è lì lì per morire, con lo stomaco attorcigliato e urlante, esce e barcollando raggiunge casa. La madre la accoglie e corre subito a chiamare un dottore. L'indomani prova a mangiare qualcosa ma qualsiasi cibo solido tenti di ingurgitare non riesce a tenerlo dentro. Soffre di itterizia, dovuta alla mancanza di verdure verdi. Il dottore chiede quanto sia stata nascosta e in quello stato e la madre risponde, destando lo stupore dell'uomo, "quasi un mese, tre settimane e mezza per la precisione".

Il suo metabolismo è sconquassato e lo rimarrà per tutta la sua vita. Quel suo bel corpo magro e longilineo, è pagato a caro prezzo, frutto anche di questa dieta più che coatta.
Per fortuna arrivano gli alleati e la liberazione. I Van Heemstra trovano una "comoda" sistemazione in un caseggiato con una ventina di famiglie. Quello che non sanno è che sopra di loro, in soffitta, c'è una radiotrasmittente nascosta dai tedeschi e vengono quindi sospettati di essere collaborazionisti, ma una volta chiarito l'equivoco, si salvano dalla fucilazione.
Nel 1945 arivano i pacchi dell'UNRRA, l'antenata dell'UNICEF, carichi di cioccolato e vestiti e tutto il necessario. Inutile sottolineare come Audrey rimarrà molto legata  a queste organizzazioni umanitarie. Non riesce a digerire un brodino, figuriamoci delle barrette di cioccolato, eppure ci si butta a pesce. A fine guerra è una sedicenne di 1,76 cm per 40 kili con asma, epatiti, anemia, malnutrita e sofferente di coliti spastiche.
Questa è stata la tragica infanzia di Audrey, ma per fortuna il futuro è radioso.

-La danza, il teatro.
Dopo la liberazione, si offre infermiera volontaria, ritiene così di sdebitarsi degli straordinari sacrifici che quegli uomini hanno fatto per lei e per tutti gli altri nella sua condizione. Una straordinaria coincidenza; uno dei soldati che cura è Terence Young che circa 20 anni dopo la dirigerà nel film Gli occhi della notte.


La danza rimane al centro delle sue aspirazioni e le capita una grandissima occasione. La Rambert School of Ballet gestita da grandi nomi come Frederick Ashton e Alicia Markova, le offre una borsa di studio, non è abbastanza però e deve quindi rinunciare momentaneamente a questa offerta. La situazione eonomica dei Van Heemstra è tragica, hanno perso tutto, e le uniche proprietà ancora in piedi non possono essere vendute. Qualche soldo lo tirano su vendendo i gioielli di famiglia e si trasferiscono a Amsterdam nel tentativo di trovare una situazione più agevole. Qui la baronessa lavora come cuoca per una famiglia benestante, presso cui trovano alloggio.
Coi pochi fondi, Audrey riesce a perseguire il suo sogno di diventare una ballerina professionista e seguire le lezioni della severissima Olga Tarassova. Si impegna duramente per tre quattro ore al giorno sotto la dittatoriale maestra russa. I miglioramenti sono continui ma non lasciano spazio a altri svaghi nella sua vita a parte la musica.
Per puro caso il cinema bussa alla sua porta. Un giorno mentre si sta esercitando arriva trafelato il regista van der Linden alla ricerca all'ultimo momento di una giovane e graziosa figliola per intepretare una assistente di volo nel film L'olandese in sette lezioni. A 18 anni ecco il primo assaggio e ne è felicissima. E' una parte minuscola ma è un inizio e richiede già tutte le caratteristiche presenti nel suo DNA, sofisticatezza e contegno dignitoso.
A questo punto può finalmente accettare l'offerta della Rambert e si trasferisce con la madre a Londra, vendendo tutto per pagarsi il viaggio e lasciando il continente con sole 35 sterline in tasca. Purtroppo le cose prenderanno una brutta piega e così il suo sogno.

L'esigentissima Rambert school di rivela essere troppo tosta per lei. Se prima riusciva a svettare sulle sue colleghe olandesi meno preparate, ora proprio non riesce a tenere il passo con questi piccoli mostri che la surclassano. Bisogna però ricordare che si erano esercitate anche durante la guerra, quindi aveva ben 5 anni in più di esperienza di lei.
A dare problemi è anche il suo fisico. Troppo alta, ha l'impressione di essere "un amazzone". Nonostante tutto ci prova, si esercita anche per dieci ore al giorno, ma è infine madame Rambert a dubitare di lei, non credendo che possa mai diventare per davvero una ballerina. Tuttavia non la rimbrotta ma anzi allena quelli che sono i suoi punti forti, come gli allunghi.
Condividendo la scuola con una compagnia teatrale, ha l'occasione di osservare le prove appena iniziate. Affascinata da quel mondo e sfiduciata da quello della danza, ha bisogno di conferme e non di delusioni dopo la guerra. Inoltre c'è bisogno di soldi e non ha tempo da perdere per migliorare ulteriormente le sue doti di ballerina classica. Il teatro e posare come modella sono professioni semplici e remunerative. Mette quindi definitivamente nel cassetto il sogno che l'aveva portata fin li.
Inoltre tutti sottolineano come lei sia un elemento che spicca in qualsiasi gruppo e che non avrebbe mai trovato un giusto spazio all'interno di un gruppo di balletto.
Partecipa a mille audizioni e finalmente la scelgono per il ruolo di corista nel musical High Button Shoes. Chiaramente non sa nulla di musical. Lei viene da un ambiente totalmente diverso ed infatti il regista annota a fine giornata "inetta come ballerina, ma dotata di grande brio". Come detto prima, tutti notano solo lei, questa bellissima ragazza tutti occhi e sorrisi, che anche se non è il massimo, è una gioia.
Continua anche a fare la modella e inizia a prendere lezioni da professionisti di recitazione che le insegnano a crearsi un proprio metodo, di modo da aiutarla in qualsiasi ruolo interpreti. Nel frattempo non aveva ancora mollato la danza definitivamente e stava già iniziando un nuovo musical Sauce Tartare a cui seguirà Sauce piquante. Il suo fisico le chiede una pausa, sfibrata com'è, ma, tipico della sua indole, non sarà capace di dire basta.
Il parere degli spettatori all'epoca è unanime: non è una ballerina bravissima ma non ha nessuna importanza.
La fama arriva quando Anthony Beauchamp, fotografo di Vogue, dove aveva immortalato Greta Garbo e Vivien Leigh, la nota e si innamora di quel suo viso pieno di contraddizioni. "ha una mandibola squadrata, le sopracciglia folte e gli occhi troppo grandi, eppure è un insieme che la rende perfetta".
Inoltre ha un fisico piatto e il poco seno le darà sempre un forte dispiacere e un senso di vergogna. Una sua collega dirà "io ho il seno più bello del teatro, eppure tutti guardano gli occhi di quella lì, senza seno", segno che su, dai, non serve poi così tanto avere anche due belle pere sode. E soprattutto non interessa al suo primo amore e spasimante, Marcel Le Bon, collega dal sapore MauriceChevalier-iano a cui non sa dire di no ma di cui la baronessa, che di impostori ne conosce, non si fida. E non piace neanche al loro produttore che vieta a ogni costo, tanto da metterlo nel contratto, il matrimonio.

Audrey è così innamorata che rifiuta una grande opportunità cinematografica pur di lavorare in uno spettacolino di cabaret con Marcel. E' un flop e soprattutto tutti i locali si approfittano dei due giovani, spesso non pagandoli. Compreso l'errore supplica il regista, Mario Zampi, di perdonarla e a riprenderla, se possibile per quel film proposto in precedenza.
Purtroppo ormai il ruolo era già andato ma rimane una piccola particina da comparsa. Accetta al volo. Nel 1949 inizia le riprese di Risate in paradiso. Le battute sono solo un paio ma ancora una volta, è un inizio per farsi notare, e infatti di li a poco viene scelta per altri film inglesi come One wild oat, Racconto di giovani mogli e L'incredibile avventure di Mr Holland. Poca roba ma è tutta esperienza. Alec Guinnes collega nell'ultimo film, ne è talmente impressionato che la raccomanda all'amico regista Melvin LeRoy.
Il successivo film è The secret people, il primo drammatico dopo tante commedie british. Qui interpeta la sorella di Valentina Cortese, di cui diventa amica, ed è una ballerina. Jackpot! Ruolo rilevante e una cosa che sa fare benissimo. Il film viene girato d'inverno e all'aperto. Lei può indossare solo un tutu sotto la fine pioggerellina inglese e deve fare appello a tutte le sue risorse fisiche e psichiche per resistere.
Porta tre paia di collant e ad ogni pausa si attacca al termosifone elettrico. Per fortuna la rianima Valentina Cortese che di notte le fa visitare tutti i night club e i ristoranti migliori di Londra dove le due si divertono moltissimo, rincasando molto tardi. Per la prima volta in vita sua può spassarsela tranquillamente senza altri patemi per la testa. Vive ancora con la madre ma la situazione è decisamente migliorata.
Un altro amore si affaccia nella sua vita. E' il playboy James Hanson, un figlio di papà, uomo d'affari legato alle ferrovie. Lei è sensibile al fascino di lui, ma ancora una volta la mamma non ci casca, mettendola in guardia sull'infedeltà e la leggerezza di lui, e soprattutto frena le voglie di matrimonio dei due ventenni.
Audrey è divisa tra una madre protettiva e un giovane spasimante carico di charme. Per ora però viene prima la carriera, e sarà sempre così, e preferisce staccarsi un attimo da lui per andare nel sud della Francia, a Montecarlo e in Costa Azzurra dove è richiesta un attrice giovane bilingue, per un film destinato al mercato franco-inglese. Hanson inizia a capire che non c'è trippa per gatti.

-L'America. Prima Broadway e poi Hollywood.
Audrey a Broadway
Monte-Carlo baby è un musical leggerissimo irrilevante nella storia del cinema, ma rilevantissimo nella vita e nella carriera di miss Hepburn. Durante una giornata di riprese in un albergo monegasco, irrompe sul set una anziana signora su carrozzina (l'hotel era vero e la donna viveva li). Da principio non la nota, o almeno le sembra semplicemente una simpatica signora. Poi la avvertono che quella è nientemeno che Colette, la scrittrice francese. Ci rimane di sasso.
Ancora di più quando Colette la invita nella sua camera perchè vuole conoscerla. Le piace molto e le rivela che stanno adattando il suo romanzo Gigi, per farne un musical a Broadway e lei, Audrey, è il volto perfetto per interpretare la sua giovane Gigi e che, essendo un attrice dotata, la proporrà certamente per la parte, anzi, li obbligherà a sceglierla.
Audrey non sa cosa rispondere. E' felice ma allo stesso tempo piange perchè sa di non essere all'altezza di quel ruolo, vista l'assenza di esperienza, se non in parti minori. Eppure Colette la esorta, "lei è stata ballerina, ho fiducia in lei e nella sua tempra". Accetta riluttante e spaventata a morte. Significa esporsi a una fallimento enorme, mollare l'Europa per l'America e soprattutto forse mollare James. E' un salto enorme, ma dopo tutto, sarebbe folle rifiutare.
Ancora più titubanti sono i produttori. Un attrice sconosciuta, con mini ruoli in musical come esperienza e mai vista dal vivo? Colette te la diamo vinta, ma vedremo come se la cava nelle prime prove.
Intanto la stampa londinese l'ha trasformata in una star. I suoi pochi film vengono riproiettati al cinema e i fotografi la seguono ovunque. Lei fa avanti e indietro da Parigi per questioni burocratiche e prove vestiti e la relazione con Hanson non ha più spazio. Addirittura deve fare un discorso in pubblico per una festa in cui è madrina, ma a metà perde il filo, si impapina e inizia a ripetersi o a divagare. Nessuno se ne accorge. Questa ragazzina timida e impaurita dal pubblico, sta per andare a Broadway. Auguri.

Hollywood fiutata la nuova preda scatta all'attacco. Dalton Trumbo e Ian McLellan hanno scritto una sceneggiatura su una principessa che durante un viaggio all'estero sfugge al controllo del proprio seguito e vive come una persona normale per 24 ore. Ovviamente diverrà Vacanze romane, ma il film è ancora molto lontano dal nascere. Per ora si pensa  a Frank Capra alla regia e Liz Taylor e Cary Grant nei ruoli principali. Il basso budget però fa cambiare idea a Capra che molla. Subentra il giovane William Wyler che mantiene l'idea della Taylor o di Jean Simmons ma una volta scoperto che non possono per altri impegni, parte per l'Europa alla ricerca di una giovane attrice adatta al ruolo. Nel frattempo Gregory Peck fa saper di voler lanciarsi nella commedia e accetta il ruolo.
Wyler incontra Audrey e ne rimane positivamente colpito, sia di persona, sia su schermo nel piccolo ruolo in Risate in paradiso. Manda le sue impressioni alla Paramount che richiede una copia del film in questione, dopodichè, convinti, i manager chiedono innanzitutto un provino e poi se la giovane può cambiare cognome, perchè ricorda l'altra Hepburn, Katharine. "Se volete me, dovete prendere anche il cognome".
Il provino va alla grande ma lo scoglio da superare è il contratto che la lega ancora alla ABC, uno studios inglese. Superato quello Audrey vince su tutta la linea; ottiene la cifra che vuole, 2 milioni di dollari, ottiene di poter fare teatro se vuole e ottiene persino il via libera per la TV, sapendo di quanto possano essere alti i compensi. La Paramount cede digrignando i denti ma dovrà aspettare un anno prima di vederla all'opera, perchè, guai dimenticarselo, tocca prima a Gigi.

Audrey parte per gli Stati Uniti. Durante il viaggio in nave di 18 giorni, ha tutto il tempo per mettere ordine nella sua vita e si rende conto di essere per la prima volta completamente sola fn dai tempi della guerra. Il 3 ottobre 1951 alle 3 di notte arriva a New York, ed è subito amore. Quelle luci, quei palazzi, quegli odori...solo Parigi avrà un posto più in alto nel suo cuore. Alloggia al Blackstone Hotel dove il suo vicino di stanza è l'emergente David Niven. Entrambi nella stessa barca, lui con altri progetti, condividono paure e nervosismo.
Quando il regista di Gigi si trova davanti la sua protagonista per poco non sbotta. Quella giovinetta magra e delicata si è trasformata in una botticella. Urge di corsa una dieta! e un taglio drastico a cioccolata, creme e dessert di cui va ghiotta. In pochi giorni, si riesce nell'intento.
L'inizio delle prove è traumatico. Finora Audrey è sempre stata sullo sfondo e con al massimo due battute in croce. Ora è davanti a tutti e ha un copione intero per lei. Eppure è impossibile udirla. I primi giorni, la sua voce è fiacca e insicura, tanto che il regista non riesce a sentirla da metà sala.
Quando finalmente tira fuori la voce, i problemi sono i balbettii, la recitazione meccanica e la troppa gioiosità dell'interpretazione. Una tragedia. Ma una volta che viene redarguita molto garbatamente e le viene fatto notare che deve prendere il lavoro sul serio e imparare davvero come si lavora a Broadway, tutto cambia.
In effetti la ragazza si sta divertendo troppo, anche per colpa di Hanson, giunto a New York e padrone di diversi locali. Fa le ore piccole, ha la testa altrove. Una tirata alle briglie era necessaria.
Purtroppo però le cose si ribaltano completamente e cade in depressione, causata dalla grande pressione a cui è sottoposta e dallo stretto regime alimentare. Insicura inoltre del suo corpo e del suo viso, il fuoco di fila a cui è sottoposta giornalmente per i vari servizi fotografici, non aiutano la sua autostima. Eppure sarà proprio il grande fotografo Richard Avedon a indicarle come nascondere i suoi difetti mentre un altro grande fotografo, Philippe Halsman, dichiarerà "ha un volto talmente sfaccettato che ogni volta che la fotografi sembra un'altra e rischi di non starle dietro, sfugge all'obbiettivo".
Le prove continuano e così i progessi e l'ansia. Il giorno delle prima, a Philadelphia, la vede con delle borse sotto gli occhi provanti. Il produttore teme le critiche e la stroncatura per l'acerba attrice, e invece tutto va alla grande e Audrey se la cava con brio, soprendendo in primis lei stessa.
La critica ne loda la spontaneità e la freschezza, oltre che l'aspetto, ma non va oltre. Superata la prima, prende la mano e tutto scivola via perfettamente. I cartelloni, che prima recavano la scritta GIGI con Audrey Hepburn, ora si illuminano con AUDREY HEPBURN in Gigi.
Cavalcando l'onda del successo, la Paramount annuncia che sarà nel loro prossimo film dove interpreterà una principessa a spasso per Roma con Gregory Peck.

Hanson, che un paio di volte aveva dato la notizia alla stampa del loro prossimo matrimonio, all'insaputa totale di lei, si vede piano piano scivolare in disparte, messo in ombra dalla carriera. Ma non demorde.
Finito Gigi sotto con Vacanze romane. Prima incontra Edith Head, una delle principali costumiste di Hollywood, con cui deve concordare i vestiti di scena. Le due se la intendono alla grande e Audrey mostra già quella profonda conoscenza della moda e del concetto di eleganza che la renderanno famosa. Alla fine decidono per cose semplici e anzi Edith le propone di mettersi le cose che indossa normalmente, una gonna e una camicia da uomo arrotolata in vita. Audrey non si veste alla moda e neanche ci bada, eppure in poco tempo tutte la seguiranno e copieranno ciecamente.
Si parte per Roma dove la aspetta una delle estati più roventi della storia della capitale italiana. Il primo bagno di celebrità glielo offrono i paparazzi italiani che la tempestano di domande piccate sulla sua relazione con Hanson, ma lei glissa il più possibile.
La sera invece incontra il divo Peck. Navigato e abituato a questo ambiente, la tratta fin da subito con tatto e gentilezza. Le stringe la mani e scherza "Sua altezza reale", lei, li li per svenire, ha la forza per un timido "Spero di non deluderla". E' un incantevole cerbiatta.
Come dicevo il film è girato a Roma e sul luogo proprio, tutto o quasi in esterni. Ogni volta che la troupe si sposta si portano dietro centinaia di curiosi e ammiratrici di Peck che urlano e causano problemi. Tra il caldo, il rumore e tutto il resto, Wyler è sull'orlo di una crisi di nervi, quindi per ogni scena richiede poche riprese. Una manna per Audrey che riesce a dare il meglio nei primi tentativi. Solo la scena del giro in vespa richiede ben sei giorni per essere completata.
Audrey è realmente Anna, la giovane principessa spensierata per la vie di Roma, così innocente e sorpresa di tante piccole cose, ci si rende conto bene che si tratta di una diva che fa anch'essa la sua prima passeggiata. Il ricordo che le rimarrà sarà eternamente felice. Solo il finale, triste con quell'addio, le causerà problemi. Incapace di dire addio, non le vengono le parole e soprattutto le è impossibile di piangere. Wyler, che fino a quel momento era stato calmo e comprensivo con lei, e che la tratterà sempre come una sua figlia e protetta, la attacca furiosamente, urlando e sbraitando "Possibile che dobbiamo stare qui tutta la notte? Piangi!" e lei sospresa e terrorizzata, piange a dirotto. Lui la riprende e poi va a scusarsi. "Mi dispiace ma era necessario".
Il film esce nel 1953 e la notorietà di Audrey schizza alle stelle. E' la diva da imitare e che piace a tutti, senza per forza essere volgare o sensuale. Ma perchè una così secca secca, con le sopracciglia folte, senza un filo di seno e con una mandibola squadrata riscuote così tanto successo? Siamo pur sempre nell'erpoca delle Jayne Mansfield e delle Marilyn Monroe. Una possibile spiegazione la da William Holden suo collega. "Negli anni 20-30 andavano le donne come Norma Shearer e Joan Crawford, perchè rispondevano al bisogno di eleganza e di sofisticatezza richieste dal pubblico. Poi è arrivata la guerra e il caos e il cinema metteva in risalto il fisico e la sensualità. Più seno un attrice aveva e più aveva successo. Ora il pubblico ha bisogno di altro, qualcuno che rappresenti quello che c'è di buono e giusto in noi. Il mondo ha bisogno ri riacquistare questi valori". Wilder invece dirà "Solo questa ragazza potrà riuscire forse far passar di moda i seni".

-Sabrina e il grande amore.
Visto che non è pronta per sposarsi e non vuole perdere del tempo prezioso e visto che Hanson continua a spacciare matrimoni di qui e di la, Audrey prende una decisione definitiva. Tramite un annuncio stampa, James dichiara rotto il fidanzamento con l'attrice. "Mi sposerò quando lo vorrò io-dichiara lei- Dato che non ci saremmo sposati, mi sembrava ragionevole non rimanere fidanzati".
Poco prima di iniziare la tournèe americana di Gigi ha letto la pièce di Samuel Taylor, Sabrina Fair, e propone alla Paramount di comprarne i diritti. A dirigere il film verrà chiamato il grande Billy Wilder, scelta perspicace e dettata dalla simiglianza della pièce alla commedia à la Lubitsch, padre artistico di Wilder.
Sabrina rappresenta una delle ultime satire dell'high society del dopo guerra. Audrey interpreta la figlia di un maggiordomo invaghita di uno dei figli, quello scavezzacollo (Holden), della famiglia per cui lavora. Divenuta donna dopo aver frequentato una scuola a Parigi, finirà per mettersi con l'altro figlio, più saggio e maturo ma anche più scontroso (Bogart).
Ancora una volta i vestiti sono scelti da Edith Head, a parte quelli dopo il ritorno da Pargi, curati da un giovane stilista parigino, Hubert de Givenchy. E' proprio lei a proporlo dopo essersi innamorata del suo stile durante le riprese di Monte-Carlo baby, primo segno della forte autonomia dell'attrice nei gusti e della crescente determinazione dell'attrice nel scegliere come verrà proposta al pubblico. Nasce così, nel 1952, nella casa di Givenchy a Parigi, un sodalizio, lungo una vita, a dir poco leggendario.
Givenchy che già collaborava con il cinema vestendo Liz Taylor e altre star, trova in Audrey una compagna perfetta e un occhio attento e di classe con cui dialogare, oltre che un fisico da coprire. A tal proposito, Wilder gli chiese di mostare il meno possibile la sua scollatura, visto che non aveva nessuna forma.
Lo stilista e l'attrice si telefonano anche quattro volte a settimana denotando una complicità incredibile. Lei diventa la sua musa e lo porta nell'olimpo assoluto dei grandi.

Sulla rampa di lancio del divismo, incombono nubi di sventura sotto forma del passato scabroso del padre, fascista convinto. In un epoca e in un America appena uscita dal conflitto mondiale una notizia del genere può stroncare la carriera della giovane. Per fortuna la tempesta passa e nessuno le da troppo peso.
Appare su diverse riviste come Time magazine e Life (per cui rilascia l'unica foto della sua carriera da semi pin-up, in cui si intravede lo slip) che raccontano la sua vita totalmente indipendente, di come vada al lavoro in bici, dei suoi vicini famosi e delle sue abilità di casalinga.
Iniziano così le riprese di Sabrina e Wilder non ha che parole di elogio per la sua attrice principale. "Dopo la Garbo (divenuta eremita NDR) e la Bergman (nei guai per l'affair con Rossellini, puntata 4 NDR) c'è forse qualcosa di simile" e ancora, per lodare la sua intelligenza "Lei da l'impressione di sapere come si scrive "schizofrenia"". Al contrario di Vacanze romane però, la vita sul set non sarà così felice.
Purtroppo incontra l'astio di Bogart che non la sopporta a pelle. La imita, la prende in giro, la irrita, sbaglia apposta per farle ripetere di nuovo intere scene (e poi alla stampa si lamenta perchè miss Hepburn fa perdere tempo e ha bisogno di tante prove per trovare quella buona, il che è l'esatto contrario della verità). E' incomprensibilmente aggressivo verso la nuova arrivata, forse, una voce dice, perchè odia chi ha talento.
Non pago se la prende anche con Wilder e il suo accento tedesco e poi con Holden, il golden boy, tanto bello e vuoto secondo lui. A incentivare la sua perfidia è il bicchierone di scotch che si fa recapitare on set ogni giorno alle cinque, mentre tutti gli altri festeggiano separatamente chez Wilder. Il regista si esprime così su Bogey "Sotto lo stronzo apparente, vedo lo stronzo vero".
Per fortuna c'è William Holden, playboy di indubbia fama che la consola, aiuta e corteggia. Will sta per mettere un altra tacca sulla sua lista delle vittime, ma in principio se ne innamora veramente, pensa a un futuro con lei e idem Audrey che vuole assolutamente un bambino e un felice matrimonio. Si appartano nel camerino di lui, per evadere da occhi indiscreti, la notte vanno fino in campagna a sentire dei dischi e a guardare le stelle. Audrey ha trovato il suo principe azzurro se non che, un giorno lui confessa di essersi fatto una vasectomia (e ignora sia irreversibile), in modo da poter andare a letto con chiunque senza problemi.
Lei se ne distacca di colpo. E' chiusa appena ha appresa la notizia. Non si rivedranno più per anni, ma Holden dichiarerà "Audrey è stata l'amore della mia vita". La settimana dopo però si sveglia nel letto di Grace Kelly. Ehhhh.

Ma anche lei non rimane con le mani in mano. Nell'estate del 1953 è a Parigi dove va a vedere spesso il film Lili in cui, nella parte di un artista di strada, vi recita un talentuoso attore di teatro, Mel Ferrer. "L'ho incontrato, mi è piaciuto, l'ho amato, molto semplicemente" dichiara poi in seguito.
A farli incontrare è Gregory Peck che li presenta a una festa a Londra pochi mesi dopo. Scatta la scintilla ed hanno molto in comune; entrambi poliglotti, ex ballerini, fragili fisicamente e entrambi ossessionati dalla carriera. Lui la conosce pure, perchè l'ha ammirata in Gigi. Per ora non hanno molte opportunità di vedersi perchè hanno progetti lontani, ma sarà impossibile tenerli separati a lungo.
Il costume d'alghe di Ondina
Ed infatti, con Audrey in periodo di stand by, Mel prende al volo l'occasione e mantiene la promessa fattasi a vicenda di lavorare presto assieme, grazie all'opera teatrale di cui è coprotagonista, Ondine. Narra la storia di una ninfa delle acque che si innamora di un cavaliere umano. Scoprirà la volubilità e l'instabilità dell'amore degli uomini.
Non potrebbe esserci un progetto migliore. Lei è perfetta per il ruolo e lui è un onesto attore di teatro con molti agganci a Broadway.
Sta per iniziare la loro storia d'amore. Ha 12 anni più di lei, è molto possessivo e dominatore, e esce da due divorzi, ma poco importa. In breve lei diventa la sua marionetta. Ascolta solo lui, si fida del suo giudizio e perde completamente il proprio. La coppia entra in contrasto con il regista, perchè Mel vuole mettere bocca su tutto.
Altri problemi sono dati dall'aspetto di lei in scena. Dovrà indossare un body color carne con pochissime alghe a coprire. Eccessivo, esibizionista? Forse, ma solo Audrey può indossarlo senza far pensare a uno scandalo.
Poi il colore dei capelli. Il regista la vorrebbe bionda, dato che è una ninfa delle acque e l'acqua schiarisce i capelli. Ma lei è irremovibile con il suo no e aggiunge "Non è logica, è mitologia, posso avere i capelli del colore che voglio". Dopotutto però, piena di dubbi, la sera della prima a Boston, invece che usare una parrucca, troppo posticcia, si tinge i capelli di biondo. Orribili. E' disperata, ma con un pò di ingegno si salva in corner. Li ritinge di scuro e ci schiaffa sopra un pò di polvere d'argento. L'effetto è molto buono.
Per la prima a Broadway è un altro discorso. Lei è un fascio di nervi, lui anche peggio. La notizia che Sabrina è un successone la calma un pò ma non abbastanza. Appena calato il sipario non si contano gli applausi e a prenderseli non c'è solo Audrey ma anche Mel (una cosa che lo lacererà dentro spesso in seguito. Essere in ombra, dover vivere della gloria di lei, lui così pieno di ego).

Il tour de force si fa sentire. Sono almeno 3 anni che non si prende delle pause serie e il rischio esaurimento è molto serio. A "curarla" arrivano i primi grandi riconoscimenti. In primis l'Oscar per Vacanze romane nel marzo del 1954 dove batte attrici come Deborah Kerr e Ava Gardner. E poi il Tony Award per Ondine.
A coronare il tutto ci starebbe bene un matrimonio con Mel ma la madre si oppone. Lo stress, questo rifiuto e altri fattori le impongono una breve vacanza a Gstaad (nasce qui il suo amore per la Svizzera). Si rilassa, passa le giornate tra una pappetta e un riposino ma le manca il suo Mel, al lavoro a Roma e in Sicilia, non lontanissimo. E' talmente triste che la cura non funziona e allora il suo amato appena può, scappa da lei. E in occasione di una di queste fughe, le fa la proposta di matrimonio che viene accettata.
Il matrimonio avviene il 25 settembre 1954 a Burgenstock con soli ventiquattro invitati. Audrey dichiara entusiasta "Se non avessimo bisogno di soldi, lascerei il cinema anche ora, per la famiglia". Il dirigente della Paramount presente, si tocca, quanto meno.
Il pericolo è scongiurato ma i Ferrer hanno in mente un programma rigido: tre mesi dedicati al cinema/teatro necessitano poi di tre mesi dedicati alla famiglia. Prendere o lasciare.

-La carriera e la vita insieme. 
Fallito il tentativo di portare Ondine al cinema con una produzione indipendente, si concentrano su due nuovi progetti in cantiere: Guerra e pace e un bambino.
Il secondo però interferisce con il primo. Per la trasposizione del romanzo russo di Tolstoj, il produttore Dino De Laurentis ha assunto Audrey per il ruolo di Natasha e Mel per quello di Andrej, ma dovrà rimandare le riprese di un'anno,. Audrey è finalmente rimasta incinta.
Felice come una pasqua si ritira nella casa romana dove prega di avere un bel bambino forte e sano. Purtroppo dopo poco tempo un aborto le porta via tutta la gioia e la fa sprofondare nella tristezza più nera. Mel le suggerisce di buttarsi anima e corpo nel lavoro, di modo da dimenticare la tragedia.
Così finalmente iniziano a Roma le riprese di Guerra e pace. De Laurentis ha fatto le cose in grande. Assunto King Vidor, gira tutto il film a Roma disponendo di 15000 soldati, 4000 pistole, 6000 fucili, 7000 costumi e 100000 bottoni oltre a neve finta, centinaia di cavalli e enormi scene di battaglia.
Gli attori si aggirano nel caldo agosto tutti bardati con pellicce e costumi tipicamente russi. Il ruolo non è facile per Audrey e richiede molte letture e ritocchi, limature. In più esige che tutti i suoi costumi siano approvati da Givenchy in persona. Un incubo per i costumisti.
Come se non bastasse si lavora con troupe italiana, impreparata e chiassosa. Durante le stancanti riprese, viene proposto a miss Ferrer il ruolo di Anna Frank in una trasposizione futura con alla regia George Stevens. Rifiuta, non solo perchè provata dal film attuale, ma perchè quando lesse il diario di Anna Frank, rivide tutta la sua storia durante la guerra, trovando molti punti in comune e la cosa la addolorò profondamente. Il rapporto con il famoso diario la tormenterà a vita e lo supererà solo in età matura.

Finite le riprese, la coppia lascia Roma e Audrey inizia a rifiutare molte sceneggiature. La prima di queste le è proposta da Wyler ed è L'Aiglon, dove interpeterebbe il giovane figlio malato di Napoleone. Poi rifiuta la trasposizione dell'opera di Tennessee Williams, Estate e fumo. Accetta però due film e solo perchè si gireranno a Parigi non molto distanti temporalmente l'uno dall'altro e poi perchè il marito sta lavorando proprio nella capitale francese.
Il primo è una commedia di Wilder con Gary Cooper e Maurice Chevalier, intitolata Arianna, e il secondo è Cenerentola a Parigi insieme a Fred Astaire (disse che avrebbe accettato solo se ci fosse stato il leggendario ballerino e lui nelle sue memorie dice esattamente il contrario, accettava solo se c'era lei), una sorta di musical dove avrebbe ballato e cantato. E poi impone che il film sia girato obbligatoriamente solo in esterni a Parigi. Vince anche questa volta.

Cenerentola a Parigi è la storia di una libraia sciatta del Greenwich Village, scoperta da un fotografo (Astaire, ma il personaggio è modellato sulla figura di Avendon) che la trasforma in una modella e la porta a Parigi. Un pò My Fair Lady un pò Sabrina, c'è di tutto.
Ora, il suo collega è riconosciuto a livello mondiale come il migliore ballerino di sempre, persino da gente come Nureyev e Barysnikov. Mentre lei è rimasta quella goffa e troppo lunga semi-ballerina, per giunta arruginita perchè non balla più da qualche annetto. E' terrorizzata dal ballargli a fianco.
Compresa l'ardua impresa che si trova davanti, non si perde d'animo e segue un programma severissimo. Si alza presto e si esercita per tutta la mattina con le musiche e il compositore, poi prove e riprova le canzoni, grande ostacolo da superare.
Eh già perchè Audrey ha una voce minuta e non si può dire che il canto sia tra le sue doti maggiori. Così si ritrova davanti a un orchestra intera e a Fred Astaire (anche nel canto eccelle come pochi) a provare i suoi pezzi. Stecca, sbaglia, si innervosisce, non riece a raggiungere molte note. Ha sinceramente paura, ed è proprio il mitico ballerino a darle una mano, sbagliando apposta per poi dire "la prego di scusarmi Audrey". Da li in poi lei si sente più tranquilla e le prove prendono più slancio, soprattutto l'intesa tra i due divi è formidabile.
Il risultato finale è più che discreto e soprattutto è genuino e la prima a vantarsene è proprio Audrey, che più avanti dovrà invece essere doppiata da cantanti più adatte. Nel film è comunque meravigliosa, e soprattutto, è molto più bella quando dovrebbe essere abbruttita piuttosto di quando diventa una super modella e l'intesa.

Neanche il tempo di fermarsi che già siamo sul set di Arianna a qualche isolato di distanza dal precedente film. Wilder ritrova la sua Audrey e non potrebbe essere più contento.
Ma la ormai 27enne è sempre più insicura del suo aspetto. Nonostante il mondo sia innamorato di lei, tutti si spertichino in articoli sulla sua bellezza, lei si ritiene piena di difetti. E' così che inizia a controllare totalmente qualsiasi foto le venga fatta, ovvio quelle professionali, e avere il diritto di veto su quelle che non le piacciono. Arriva a chiedere di buttare via interi set di foto, perchè si vedono troppo le narici o le orecchie. Questi problemi li causa al povero Herb Sterne sul set di Arianna.
Il film racconta della figlia di un investigatore (Chevalier) che si innamora di un playboy, del doppio della sua età (Cooper), dopo che il padre si è messo a seguirlo per conto di un cliente.
Gary Cooper è molto vecchio e segnato a questo punto della carriera, e Wilder deve ricorrere a dei filtri o al chiaroscuro della penombra per rendere più credibile questa storia d'amore tra diverse generazioni. Questo è l'unico "intoppo". Il trio Chevalier-Hepburn-Cooper è un mix letale e suonano insieme come una banda oliata che lo fa da anni.
Finito il film torna a rimuginare sul suo aspetto e sulla sua vita. E' consacrata ma anche molto triste. Rifiuta ancora un film su Anna Frank e rifiuta persino il ruolo di Maria in Tutti insieme appassionatamente (ruolo che va a Julie Andrews. Le loro vite si incroceranno ancora). L'unico progetto del 1957 è quindi un film per la tv di 90 minuti insieme a Mel, Mayerling con la regia del vecchio amico Anatole Litvak.
Nonostante sia una delle più costose produzioni per la tv (sontuose scenografie, 10 cambi d'abito e 100 persone per lo staff tecnico) è un insuccesso. Non c'è passione tra Mel e Audrey in scena e Litvak suda sette camice per tirargliene fuori un pò. In una foto di Life Magazine, si vede il regista che mostra al marito come abbracciare con trasporto la sua amata. C'è più affetto tra padrona e cane, mormorano i maligni.
A fine anno viene eletta miglior attrice del 1957 da Picturegoer Film Annual e successivamente dichiara di volersi prendere un anno intero di pausa. E' incinta? Non ancora, ma ci si vuole dedicare completamente. Perciò si limita a seguire il marito in Messico, dove pensa che il clima mite la possa aiutare, mentre lui gira Il sole sorgerà ancora con Ava Gardner (con cui Audrey fa amicizia e va spesso a saccheggiare le boutique in centro) e Tyrone Power. Tutti la sera si ritrovano al ristorante insieme. L'ambiente è molto rilassato e finalmente Audrey calma i nervi.
Non lavora da molto e le poche cose uscite, aspettando i due film parigini, sono stati dei flop. L'America si chiede, a ragione, se abbia ancora quella sua magia capace di farli innamorare in precedenza.

-Monaca e mamma.
Certo, per tornare al top, scegliere un film dove interpreti una monaca missionaria nel Congo belga magari non è proprio la scelta più azzeccata, calcolando soprattutto che fino ad'ora il pubblico l'aveva idolatrata in ruoli molto simili e tutti di teen-ager/ragazza acqua e sapone. Però Audrey ha sempre scelto di istinto e col cuore i suoi ruoli, più che con la testa. Questa vicenda le ricorda il periodo da infermiera dopo la guerra, e poi le è piaciuto il libro e non vede l'ora di lavorare con Zinneman, il regista. Inoltre, La storia di una monaca sarà molto importante per lei e ricorda il suo futuro lavoro da ambasciatrice per l'UNICEF.
Dopo aver girato alcune scene a Roma in studio e aver incontrato l'amica, e scrittrice del libro, della vera missionaria, si parte per il Congo dove le condizioni igieniche e metereologiche sono ...discutibili. In una giornata non calda, il termometro raggiunge comunque i 35 gradi e più. E lei è sempre calata nei panni, non leggeri ne leggiadri, di una suora. Eppure, la piccola e fragile diva, non si lamenta e regge molto bene.
C'era tutto tranne il lusso, ricordano i presenti, ma una mano gli viene data quando la produzione manda un megaventilatore portatile. Ci mettono poco a capire che si sono sbagliati e gli hanno mandato un umidificatore. Tutto il cast è completamente zuppo di sudore dopo poche ore mattutine. E' come se piovesse, ma non piove mai.
Audrey si cala nel personaggio on set e anche fuori. Non si guarda mai allo specchio, vietato dall'ordine di appartenenza della missionaria, mangia e vive con semplicità, lesinando le parole. Viene colpita da problemi ai reni, ma non è l'unica e, seppure si sia divertita e abbia sentito particolarmente questo ruolo, la fine delle riprese è un sollievo. Il premio è un bagno di complimenti e una nomination all'Oscar.
Circondata da bambini dei villaggi e di figli del cast, il pensiero fisso per lei è averne uno tutto suo. Ma prima di dedicarsi totalmente a ciò, si presta per un progetto tanto caro a Mel, Verdi dimore, diretto ma non interpretato. A fianco di sua moglie ci sarà Anthony Perkins, nei panni di un fuggiasco che finisce nella giungla sudamericana e qui incontra Rima, la misteriosa ragazza uccello, di cui si innamora.
I Ferrer adotteranno un cerbiatto, che legherà ben poco con lo yorkshire Famous. Contrariata riguardo al film lo è anche la critica. Lo boccia senza scampo e sfrutta la frase di Audrey "Essere diretta da Mel è facile come lavarmi i denti" per ribattere "Se non accetta di cambiare marito o regista, almeno deve al proprio pubblico di cambaire marca di dentifricio". Il film segna la fine della collaborazione artistica tra la coppia.

Nel dicembre del 1958 Audrey scopre di essere nuovamente incinta. E' molto felice ma preferisce non far trapelare la notizia e continuare come se niente fosse, infatti accetta un ruolo nel western di John Huston, Gli inesorabili, con Burt Lancaster.
Non si prende una pausa da mesi e dopo il terribile Congo l'è tocca l'asfissiante Messico. Huston, che ha diretto l'altra Hepburn in La regina d'Africa, dichiara "Sono entrambe delle meravigliose attrici, sullo stesso livello". Durante una scena però accade un grave incidente.
Audrey dovrebbe cavalcare un imponente e indiavolato stallone. Si pensa a una controfigura, ma data l'esperienza dell'attrice, non la si ritiene necessaria. Il cavallo si imbizzarisce e le fa fare un volo da 3 metri di altezza. Cade malamente e si rompe tre vertebre e un paio di costole.
La produzione si ferma e così la sua gravidanza qualche srttimana dopo, ma il dottore rassicura che non c'entra nulla con l'incidente. Audrey pensa quindi di essere maledetta, che Dio non ascolti le sue preghiere e che forse non potrà mai avere un bambino. In questo breve periodo di convalescenza e di depressione, un amica la va a trovare e sul comodino, a fianco del letto, davanti persino alle foto dei figli di Mel e di Mel stesso, c'è la foto del cavallo che l'ha fatta cadere. Non ci si crede.
Si riprende a girare e lei conferma di voler rifare personalmente la scena, nonostante non sia ancora al 100%. Gli inesorabili non è un brutto film complessivamente ma quello che si nota di più e quello che si rimprovera di più Huston è che manca una direzione degli attori. Il regista lascia che facciano loro, non li corregge o suggerisce. Audrey senza una guida naviga a vista.

Stanchissima, si rifugia sulle sue montagne svizzere per un periodo. Rifiuta altri grandi sceneggiature; una di Hitchcock (non glielo perdonerà mai), Cleopatra, una nuova versione di Titanic, Il Cardinale di Preminger. Mentre per la rinuncia  a West Side Story il motivo è diverso. E' di nuovo incinta.
E questa volta tutto va per il meglio. Si isola dal mondo e il 17 gennaio 1960 da alla luce un maschietto, Sean. Il bimbo diventa il centro dell'universo per Audrey e Mel viene messo ancora di più in ombra. Il rapporto già un pò traballante, sta per subire il colpo definitivo.

-Tiffany e Sciarada.
Una rara locandina giapponese
Continua a rifiutare scenenggiature, ma una volta che Sean ha sei mesi, si decide e accetta l'unica che l'ha colpita veramente. Colazione da Tiffany dall'omonimo romanzo di Truman Capote.
Il brillante scrittore però non pensa che lei sia adatta al ruolo e ha in mente Marilyn Monroe. La Paramount invece crede in lei. Nel giro di un paio d'anni è passata da suora a escort che chiede 50 dollari per andare al bagno. Un cambio radicale, ma anche il ruolo forse più celebre della sua carriera e un addio a quelle parti da ragazzina maliziosa e innocente.
Non crede di essere adatta al ruolo, lei è introversa, mentre Holly Golithly è volgarotta e estroversa, ma dal regista Blake Edwards, alla baronessa e persino Mel, arrivano solo incitamenti.
Lavora al fianco di George Peppard, un attore del metodo Strasberg/Stanislavskij, perciò il suo analizzare tutto la mette molto a disagio, perchè si sente inferiore, lei che non ci mette così tanto, che non pensa troppo a come recitare e come dire le battute. E' molto più istintiva e meno tecnica.
Le scene sono girate nelle stesse vie di New York raccontate nel romanzo e ogni volta che la troupe si muove, li segue una marea di fans giunti da tutto il mondo. Ruba addirittura la scena a Chruscev arrivato in città da poco.
Sono tanti gli elementi che rendono il film un classico del genere romantico; il suo tubino nero firmato Givenchy, l'inizio davanti alla vetrina di Tiffany, le musiche di Henry Mancini, scritte apposta pensando a Audrey, quel finale sotto la pioggia (molto diverso la romanzo, molto più happy end).
Le vale un altra nomination all'Oscar, nell'anno in cui vince l'amica Sophia Loren per La ciociara.

Dopo tutto questo successo sorprende tutti accettando un film particolare. Quelle due è la storia di due maestre (lei e Shirley MacLaine) di una scuola per bambini che vengono accusate, proprio da una di questi, di essere lesbiche. Un dramma magistrale diretto dall'amico e adulatore William Wyler.
I giornalisti ci scherzano su. Audrey lesbica è come Jayne Mansfield che fa la vergine Maria. Purtroppo criticano aspramente anche il film definendolo ampolloso e lugubre. E' evidente che è troppo avanti per quell'epoca. Rivisto oggi è uno dei più belli della filmografia delle due attrici e del regista.

Mel inizia a interessarsi a altre donne, piccole scappatelle ma non passano inosservate. Così, l'uomo che più le sta dietro è uno stalker che le entra in casa e le ruba diverse cose tra cui l'Oscar. Viene beccato subito e dice che voleva solo avere qualcosa di lei, il suo grande amore. Con un bambino appena nato, Audrey è preoccupatissima che una cosa del genere possa riaccadere e in dimensioni più gravi, magari sottoforma di un rapimento di Sean. Diventa ossessionata. Anche questo minerà il rapporto con il marito, stufo delle sue preoccupazioni.
Accetta quindi Insieme a Parigi una commedia scritta da George Axelrod per svagarsi un pò. Suo compagno sarà William Holden che non rivedeva da 9 anni. Per lei era tutto finito sul set di Sabrina ma in Holden, appena la rivede, si riaccende qualcosa. Audrey, sentendo il marito sempre più lontano, usa William come un espediente per far ingelosire Mel.
I due escono spesso assieme, in luoghi appartati, sembrano degli innamorati e il trucchetto funziona. Solo che Holden non sta recitando, poveraccio e una volta finito il film si eclissa per sempre dalla vita della donna. Audrey azzarda e chiede il divorzio a Mel, il quale lascia subito Madrid e la probabile amante li presente e corre da lei. Per ora la crisi è scongiurata.

Nella lunga sfilza di grandi attori con cui ha lavorato, manca uno dei suoi preferiti, Cary Grant. L'occasione per vederli assieme capita nel 1962 quando entrambi sono protagonisti del giallo Sciarada. L'incontro tra i due è speciale.
Lei trema come una foglia, nonostante sia l'attrice più famosa al mondo, mentre lui è il solito campionario di fascino e eleganza. Proprio mentre sta per stringergli la mano, fa cadere una bottiglia di vino rosso che macchia tutto il vestito bianco dell'attore. Scossa e con tutto il ristorante che li guarda, viene tranquillizzata dall'uomo che le dice "Ok adesso si sieda, chiuda gli occhi, abbassi la testa e appoggi i palmi della mani sul tavolo, come se stesse pregando".
Grant rappresenta un'altro dei divi in la con gli anni che sullo schermo si innamorano di lei. Per una volta però le cose vengono ribaltate ed è l'uomo a correre dietro alla donna.
Come spesso accade, la stampa pensa che tra i due ci sia qualcosa di serio. Lo dicono per ogni collega di Cary che nega anche questa volta. Ciò non toglie che come tutti ne è rimasto affascinato e alla stampa dice che il regalo che vorrebbe di più per natale è un altro film con lei. Sul set la aiuta molto e la rassicura in continuazione, perchè si, Audrey ha ancora la strizza di un grande divo come lui.
Sciarada diventa nell'ordine, un successo di pubblico, di critica e un cult per le generazioni future. Ma non c'è tempo di crogiolarsi, finalmente è disponibile il ruolo che lei ha sempre sognato, Eliza Doolittle in My Fair Lady.

-My Fair Lady e poi un lunga pausa.
E' difficile ammetterlo ma Audrey è cambiata molto di aspetto. Tipico per una donna così magra e nervosa e ossessionata dal lavoro la cui bellezza può mutare nel giro di pochi anni. La piccola neo arrivata di soli 10 anni prima è ormai un lontano ricordo. La donna vista in Sciarada o quella che vedremo in My Fair Lady porta già, elegemantemente, qualche ruga di troppo. Vero è anche che dipende dal film e da come viene truccata, perchè la Holly di Colazione da Tiffany dimostra molti anni in meno di quelli che ha realmente.
My fair Lady diventa quindi realtà. Un ruolo agognato da tanto è finalmente tutto suo. Scartato Cary Grant come professor Higgins, e scartato il divo inglese del momento Peter O'Toole perchè troppo oneroso si sceglie di confermare l'interprete originale della piece e Broadway, Rex Harrison.
Diversamente andò per Julie Andrews, la sua collega a teatro, scartata dalla Warner Bros. perchè non abbastanza famosa e senza quell'appeal necessario che colmasse anche quello mancante di Harrison. Una volta scelta Audrey (firma un contratto di 1 milioni di dollari pagabile in 7 rate nei prossimi sei anni), Julie la mette subito sotto pressione, ricordandole di "stare attenta in un paio di canzoni, molto difficili e con acuti prolungati tosti persino per i professionisti".
Come se non bastasse questa pressione, il pubblico si schiera dalla parte della Andrews, defraudata del suo lavoro, e inizia pure una campagna stampa a suo sostegno. Harrison da principio vorrebbe anch'egli Julie, soprattutto perchè i due hanno intepretato le rispettive parti a teatro migliaia di volte e si conoscono a menadito, ma poi cambierà idea. Bè non proprio, ma non sarà così ostile verso Audrey per molto.
L'inizio è promettente. Si trasforma in una vera inglese, organizzando dei tea party a cui invita Cukor, il regista, e Cecil Beaton, il costumista. I due dovranno litigarsela, e ognuna la rivendicherà come una sua creatura. Ma i guai sono altri.
"Userete la mia voce?" chiede ai produttori, e come risposta riceve una mazzata all'autostima "bè, se ce la fa...". Sa di dover faticare parecchio per riuscirci e già viene ventilata l'idea che una cantante la doppierà, in caso di fallimento. Per lei è inaccettabile. Lei deve essere quel personaggio al 100%, non esiste che qualcuno si sotituisca a lei, anche solo per il canto. Per ora si parla di un mix, la sua voce più quella di Marnie Nixon (già usata per Deborah Kerr in Il re ed io) se non dovesse riuscire a arrivare a estendere la propria voce il giusto.
Le prove sono un disastro. Anche se ce la mette tutta (12 ore di prove al giorno) non è sufficente e la Nixon subentra. Atterrita accetta, mentre Julie Andrews, almeno un pò gongola (e in seguito ancora di più). Meglio concentrarsi sulla parte recitativa ora e immedesimarsi in una stracciona inglese di inizio secolo.
Viene assunto il prof. Ladefoged, americano, esperto linguista, per insegnarle il dialetto cockney. Audrey ironizza, "Un uomo che conosce Londra come io conosco Pechino", e se ne lamenta con Jack Warner che fa spallucce. Se la lingua è un aspetto superabile, molto più arduo per lei è il vestiario.
Per gran parte della prima parte del film, deve vestirsi con stracci e dare l'idea di sporcizia e sciattezza. Non riesce a resistere un intera giornata con addosso un vestito liso, a dovere, gonne macchiate o impolverate, le unghia sporche e un pò di fuliggine sul viso. L'unico sfizio che si toglie è cospargesi tutta di profumo di Givenchy, almeno quello non si nota.

Eliza Doolittle è molto diversa da Audrey. "Di solito in ogni ruolo interpretato, trovavo qualcosa di me, ma stavolta zero". E' molto difficile entrare nel ruolo e Cukor, il regista delle donne, ha il suo bel da fare per aiutarla. E' stufa di essere una barbona e così, come piccolo premio, le fanno provare i vestiti da Lady. Ritorna in sè, torna a respirare. Beaton e Cukor si lustrano gli occhi, presagendo di vederla poi nel film.
Un altro inghippo è rappresentato dal rapporto con Harrison, non proprio caloroso. Qeusto è il suo show, lui sa tutto di questa storia e viene persino redarguito da Cukor! Lui? Assurdo. Quando i ruoli si ribaltano e Cukor se la prende con l'attrice, giusto un pochino, si sente più considerato.
Audrey è tesissima e va avanti a forza di nervi. Una tragedia nazionale la aiuta a liberare molte emozioni represse. Arrivata sul set un giorno, trova Cukor e un gruppetto di tecnici che discutono su una notizia appena appresa. Il presidente Kennedy è appena stato assassinato a Dallas. Audrey crolla in un pianto a dirotto. Pochi mesi prima aveva cantato per lui Happy Birthday (come Marilyn fece un anno prima) alla festa per il suo compleanno.
Poi di colpo si rialza, corre sul set, "qualcuno deve dare la notizia agli altri! Devono sapere". Sale su una sedia e da l'annuncio con un megafono, poi invita tutti a riunirsi in un momento di preghiera. E' dovere (e tradizione) della star sul set dare notizie di questo genere alla troupe, dice in seguito.
A tutto ciò si somma il rapporto con Mel ormai alla frutta. I litigi sono continui e ormai sono noti a tutti. Sempre più tesa vieta alle persone di camminare nel suo campo visivo, dietro la cinepresa, mentre sta recitando. Harrison ora la tratta come il prof. Higgins tratta Eliza. Quando il film è pronto, tutti possono tirare un sospiro di sollievo.
Rifiuta altre sceneggiatura, come Peter Pan, Nefertiti, un altro progetto di Preminger e Giulietta e Romeo di Zeffirelli. Mel le propone la parte principale in Isabella-Regina di Spagna, un kolossal da 5 milioni di dollari sulla protettrice di Cristoforo Colombo che non vedrà mai la luce.
Un altra stoccata alla sua autostima è dovuta alla mancata nomination agli Oscar (non si può candidarla per una parte che fa a metà) e quella definitva e più bruciante è che a vincere sarà proprio Julie Andrews per Mary Poppins. Presente alla serata degli Oscar, è molto felice per la vincente. Anche Harrison lo è, vincente e felice, e ringrazia le sue due Eliza. Jack Warner invece è furente. Il film ha preso 12 nomination e vinto 8 Oscar e invece di complimentarsi con Julie Andrews dice "Come si chiama quella là?".

Al massimo della sua carriera e della fama, Audrey fà già intendere che la famiglia sta per prendere inesorabilmente il primo posto. Rifiuta ancora una volta tanti film e conclude con scegliere due commedie di due suoi amici.  Come rubare un milione di dollari e vivere felici di William Wyler e Due per la strada di Stanely Donen.
La trama del primo è quella classica di un colpo commesso da due ladri. A fianco ha un attore con cui non vuole lavorare e che non vuole lavorare con lei, Peter O'Toole. Lui è noto per la sua scontrosità, ma in realtà ha una grande paura della diva tutta perfetta che si ritroverà davanti. Lei ha paura di trovarsi davanti uno stronzo. Niente di questo accade. I due se la spassano molto insieme e lei viene trascinata da lui in giochi e scherzi e persino nella passione per gli alcolici. Infatti un giorno particolarmente gelido, la fa ubriacare, e lei per poco non stende due macchinisti con la macchina.
Peter nota la malinconia che pervade lo spirito della donna. Lei si diverte molto sul set ma ha la testa altrove e cioè a casa, dove ormai è ufficiale che il rapporto con Mel è finito. Quando si trovano faccia a faccia non hanno più nulla da dirsi. I coniugi Brynner, vicini di casa dei Ferrer, danno tutta la colpa a lui. Possessivo, vecchio, noioso, l'ha sempre ostacolata.
Il successivo Due per la strada la vede intepretare una donna dai 18 ai 38 anni. La vicenda della pellicola è quella di due coniugi litigiosi che durante un viaggio ripercorrono il viale dei ricordi; come si sono innamorati e come sono cresciuti assieme. Impossibile non vederci un legame con quello che sta passando realmente.
Suo partner è invece Albert Finney, più giovane di lei di sette anni, bellissimo e molto simile al suo modo di essere e vivere. Funzionano alla meraviglia su schermo e fuori sono una coppia molto carina da vedere. Sempre a scherzare, a ridere, sono come due bambini. Appena arriva Mel sul set si comportano goffamente, come se fosse arrivato il papà, ma non riescono comunque a rimanere seri.
Grazie a Finney nasce una nuova Audrey, più estroversa, naturale, semplice. Diventa anche una festaiola aggregandosi ai più giovani nelle baldorie più prolungate nei bistrot più nascosti di Parigi. Si sente di nuovo una ragazzina.
Come era prevedibile, i due diventano amanti ma è una cosa passeggera, proprio per la durata delle riprese. Lui poi perderà la testa per Anouk Aimèe, ma ciò non vieta di fare un ultima festa scatenata per la fine delle riprese.

L'ultimo tentativo per trattenere Audrey a sè e con essa molta fama, Mel lo fa con un film da lui prodotto e affidato a Terence Young (ecco che si re incontrano dopo 20 anni). Gli occhi dela notte è un thriller su alcuni ladri che entrano nella casa di una cieca per trovare una bambola piena di cocaina. Si, il film è un tentativo per riallacciare il rapporto, ma Mel nel frattempo fa il provino anche a attrici molto più giovani.
Per la prima volta la critica non stronca una produzione Ferrer, e anche il pubblico apprezza. La grande interpretazione di Audrey le vale la quinta nomination all'Oscar. Un ruolo vissuto e studiato, spendendo molto tempo in un istituto per ciechi a New York.
Nel 1967 si riscopre incinta ma passano pochi mesi e subirà il terzo aborto. Il primo settembre, poco prima che esca Gli occhi della notte,  viene annunciato il divorzio della coppia dopo 13 anni di matrimonio. Ora è di nuovo sola, a parte Sean, e questa situazione e il prossimo marito, la porteranno a prendersi una pausa di ben nove anni dal cinema.

-Un nuovo marito e l'insperato ritorno.
Durante una crociera conosce il dottor Andrea Dotti. Di origini nobili, ben educato, bello, più giovane di 9 anni. Passano una bella vacanza insieme. Per lei è un'orecchio a cui confidarsi e con cui rilassarsi, per lui è la diva che ha sempre sognato e di cui si è innamorato anni prima, quando la vedeva scorazzare sulla vespa pe le vie di Roma. Non ci metterà molto a capire che quello era un personaggio e la persona è molto diversa.
Però per molto tempo l'idillio funziona. Lei è di nuovo felice, anche se non lo vede come un amante, le servirà del tempo. Lui vive un sogno.
A natale del 1968 le chiede si sposarlo, appena Mel le ha concesso il divorzio. Lei accetta ma ha una grande paura. Che lui si senta messo in disparte, in ombra, dietro la grande diva. Non vuole che finisca come il precedente matrimonio e prende quindi la decisione di semi-ritirarsi (non ammetterà mai un ritiro).
Le nozze si celebrano in Svizzera a gennaio. Testimone di lui Renato Guttuso, di lei Doris Brynner. Per l'occasione lei sfoggia un bellissimo abito rosa firmato Givenchy. Si trasferiscono a Roma in un caseggiato. Pian piano diventa la perfetta italiana, mentre lui lega facilmente con il figlio Sean, che parla perfettamente italiano grazie alla tata Gina, con lui dalla nascita.
Guadagna bene Andrea, ma essendo lei disoccupata, deve rinunciara a un pò di lussi. Fa acquisti a Roma e non riesce più a andare a trovare l'amico Hubert nella sua boutique a Parigi. Le sceneggiature continuare a fioccare e i rifuti di pari passo.

Dopo quatto mesi di matrimonio, voilà, rimane incinta. Il piccolo Luca nasce a febbraio del 1970 a Losanna dopo un lungo periodo di isolamento, tra Svizzera e isole dle mediterraneo, per evitare altri aborti. Felicissima dichiara ai giornali "potrei benissimo rimanere una semplice donna per sempre".
Le condizioni economiche non proprio floride la costringono a accettare due lavoretti. Il primo è un documentario per la TV a favore dell'UNICEF (questo e conoscere i poveri piccoli pazienti del marito la avvicineranno al volontariato) Worlds of love insieme a molte altre stelle. Il secondo è meno nobile, ovvero una pubblicità, la sua prima e unica, per delle parrucche da vendere in Giappone dove è tutt'ora una divinità.
La paura per dei possibili rapimenti, attentati da parte delle BR o gelosia e invidia da parte di molti, la spinge a andare via da Roma per la Svizzera. In seguito manderà i figli a Parigi, seguendo l'esempio di Carlo Ponti.
Il trasloco è costoso e la voglia di tornare a recitare cresce. Quindi perchè no, accetta la parte di una vecchia e divenuta suora Lady Marian in Robin e Marian a fianco di Sean Connery.
L'impatto è notevole. Assente dall'industria da quasi un decennio si ritrova un mondo molto cambiato. Tecniche e modi sono in continua evoluzione, così come il modo di inquadrare le star. Ha una paura   tremenda perchè deve lanciarsi senza rete di salvataggio. Lasciarsi inquadrare con poco trucco e con vestiti semplici (una suora del medioevo), anzi con un sacco di juta addosso nel suo grande ritorno al cinema, può essere un assist troppo agevole agli spregevoli critici. Ma in fondo la stampa se ne frega altamente, il suo ritorno basta e avanza come notizia. Proprio a una giornalista rivela "Qualunque cosa accada la cosa più importnte è invecchiare in maniera tranquilla. E non puoi fare ciò rimanendo sulle copertine delle riviste".

Mentre lei se la spassa col gruppetto di attori con cui recita, dove è l'unica "bambola", il marito Andrea se la spassa con ben altre bambolone. Ogni sera i tabloid lo pizzicano con una donna diversa mentre cerca di essere disinvolto o coprirsi il volto. Per ora Audrey abbozza. Ai giornali dichiara che la colpa è dei paparazzi asfissianti e che il matrimonio naviga ancora felicemente. Insomma.
Non ci sono reali problemi economici, è sempre stata una donna parsimoniosa, secondo alcuni avara, e potrebbe campare, con quel suo stile di vita sobrio, fin 100 anni, però cede a un altra proposta per un film. Il regista Terence Young la tampina per mesi per, prima farle almeno leggere la sceneggiatura di Linea di sangue e poi per prometterle che potrà stare con la famiglia quanto vorrà. Contratto da un milione di dollari e una percentuale sugli incassi.
La realizzazione del film, in Sicilia, è tra le peggiori. Irene Papas, forse ubriaca, continuare e dire di aver dimenticato come si recita, James Mason borbotta che non reciterà mai più in un film non prodotto da lui stesso, l'attrice Beatrice Straight ricorda "Audrey arrivò con una guardia del corpo, ma a conti fatti, era meglio farsi rapire dalla mafia che fare quel film".
Ricava maggiore soddisfazione dal film successivo, ...E tutti risero, diretta dall'astro nascente del cinema americano, Peter Bogdanovich, ex critico e dove ritrova Ben Gazzara, protagonista con lei del precedente film. I due sono come dei pilastri per lei in un momento di forte fragilità. Bogdanovich è un grande regista che la sprona, le infonde fiducia. Con Gazzara invece ha una vera e propria relazione. Lo adora, è il prototipo di uomo che le piace. Rude, forte, arrivato dal nulla, fattosi con le proprie mani. E' una storia breve comunque, e lui poi conosce e frequenta la fotografa tedesca Elke Kivrat.

-Il secondo divorzio e l'UNICEF.
Non vuole che il matrimonio finisca, non vuole un secondo divorzio ma tutto ha un limite. Le scappatelle continuano imperterrite. Una velocizzata alla fine del rapporto la da l'incontro di Audrey con Robert Wolders, un attore poco noto. Sensibile, tenero, premuroso, intelligente, è tutto il contrario degli uomini della vita della donna fino ad ora. Non lo sposerà mai, ma conviveranno fino alla morte di lei.
Prima di dedicarsi anima e corpo all'UNICEF c'è tempo per due ultime apparizioni. La prima è una trasmissione televisiva, Amore fra ladri, una commedia poliziesca.  La seconda, anni dopo, è proprio un passaggio veloce, in Always di Steven Spielberg, un regista che stima molto.
La sua vita sta per cambiare radicalmente. Leslie Caron parla di due fasi: "La prima dove ha conosciuto tutto il successo che si può immaginare e la seconda dove ha restituito abbondantemente tutto quello che ha ricevuto".

Nel 1988 diventa ambasciatrice UNICEF proponendosi per una collaborazione di un anno. Vuole un ruolo attivo, non solo immagine. Grazie a lei e ai suoi interminabili viaggi, si riuscirà a tirare su moltissimi fondi per aiutare i poveri abitanti delle più disagiate zone del pianeta.
Parte dall'Etiopia, per poi continuare in Turchia, Venezuela, Ecuador, Guatemala, Honduras Messico, Sudan, Thailandia, Bangladesh e infine Somalia. E' infermabile, mai stanca, mai una pausa. Ci crede così tanto che non si prende più cura di se stessa, ma solo dei bisognosi.
L'unica pausa se la concede per venire a patti con un libro e una persona che l'hanno sempre toccata da molto vicino. Legge a teatro, con come sottofondo la London Symphony Orchestra, Il diario di Anna Frank. E' sfibrata, ma finalmente è riuscita a affrontarlo e ne è entusiasta.

Non è più una ragazzina e il suo corpo non sta dietro alla sua determinazione. Dovrebbe riposarsi ma non se la sente di mollare, per neanche un secondo. Dopo un breve ritorno dalla Somalia alza quasi bandiera bianca, "Credo che non mi rimetterò più da questo viaggio". Adesso è lei ad avere bisogno.
I medici locali attribuiscono le sue dolorose fitte al ventre a un infezione da ameba, ma quando il dolore persiste, viene condotta in sala operatoria dove i chirurghi le tolgono d'urgenza un tumore al colon.
Sembra riprendersi facilmente e velocemente, ma proprio quando sembra finita l'agonia, si scopre che la malattia ha prodotto delle metastasi. Le restano tre mesi di vita.
Liz Taylor e Gregory Peck vanno a trovarla, Madre Teresa di Calcutta prega per lei. Il suo ultimo desiderio è di morire a casa, a La Paisible in Svizzera. Un viaggio difficile e complicato ma reso possibile dall'amico Hubert de Givenchy che le presta il suo jet privato.
Serena, aspetta la sua fine con tutta la famiglia attorno, Mel, Sean, Luca, Andrea e Robert il quale non la molla un secondo. Al funerale nella piccola chiesa del paese saranno presenti circa un centinaio di persone, tra cui Alain Delon furente "E' così tanto amata e non c'è nessuno dei suoi colleghi qui oggi, è ridicolo". Forse non sa che Roger Moore, Sophia Loren e molti altri l'hanno salutata giorni prima.
Si rende omaggio a una donna diversa da quella più conosciuta. La cerimonia piange l'ambasciatrice UNICEF, la mamma, la compaesana, l'amica. Audrey, semplicemente.

Nella prossima puntata (se siete ancora svegli e presenti) una donna che non era una diva, ma ne aveva tutte le caratteristiche, Frances Farmer.

EXTRA:
-Altri ruoli rifiutati: Goodbye, Mr. Chips (1969), La signora a 40 carati (1973), Nicola e Alessandra (1971), L'esorcista (1973), Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975), Quell'ultimo ponte (1977) e Due vite una svolta (1977).
-Ogni volta che viaggiava si portava dietro bauli su bauli contenenti sedie, tavoli, lampadari. Tutto catalogato e numerato. Un abitudine della nobiltà, quella di viaggiare sempre con il proprio mobilio, spontandosi in diverse dimore.
-Una delle coriste del suo primo musical diverrà la signora Rex Harrison.
-Durante la realizzazione di Cenerentola a Parigi Stanley Donen le chiese di mettersi dei calzini bianchi in una scena dove ballava nell'oscurità di un localino tutta vestita di nero. lei si indignò "Stonano troppo, sono orribili, mi rifiuto" "Ma cara, servono per tagliare la tua figura, per mostrare i tuoi piedi che ballano. Sennò scompaiono". Lei corse nel camerino piangendo, era un affronto all'eleganza, ma poi tornò e disse che Stanley aveva ragione.
-Il suo truccatore, Alberto De Rossi, l'ha curata dal debutto fine a fine carriera e confida che aveva delle sopracciglia troppo folte, anche se erano la forza del suo viso. Ad ogni film gliele sfoltiva un pò. Tra il primo film americano e Due per la strada le sue sopracciglie divennero folte la metà.
-In occasione di una visita a Buckingam Palace, la regina, dopo averle stretto la mano, disse "Quella è una di noi".
-Il suo camerino preferito era il numero 55.

3 commenti:

  1. Grande articolo. Una sola cosa da correggere, i siti riportano che fosse alta 1,70 metri. Altezza che per una donna degli anni 20 era comunque notevole e che appunto come scrivi non le permise di diventare ballerina professionista.
    Io ho avuto il mio periodo "audreyano" a partire dai 15 anni fino ai 25. Andai a vedere la mostra al Museo Ferragamo a Firenze, e poi mi recai a Tolochenatz dov'è sepolta.
    Non credo sia stata una grandissima attrice, nel senso del talento. E di fatti si è dedicata al Cinema un po' come Proserpina. Ma il suo viso e la sua grazia, aldilà delle agiografie, restano qualcosa di irripetibile. Non aveva la perfezione di Grace Kelly, tutt'altro. Naso lungo, orecchie grandi, una mascella notevole, ossutissima. Eppure il mix fu straordinario. E non te ne fregava niente delle sue capacità di recitazione.
    Simply, Audrey.

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    1. E sopracciglia molto folte. Eppure è, ed era, un mito per fascino ed eleganza. Uno di quei casi in cui la somma delle parti è maggiore del tutto. Grazie per il commento

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  2. Complimenti per l'articolo, un po' troppo da "cronaca rosa", forse, ma tra i più dettagliati che abbia mai trovato sulla mia attrice preferita. ;)

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