venerdì 17 agosto 2012

L'immondo profondo #10: Due occhi diabolici e il tracollo della cultura occidentale

Fino a qualche ora fa ero ancora fortemente indeciso sull'argomento da affrontare questa volta, poi mi sono ricordato che proprio l'altro giorno, per colmare una delle mie ultime lacune nella filmografia di Dario Argento, ho visto Due occhi diabolici. Per chi non lo conoscesse, si tratta di un film a 2 episodi diretto da George Romero e Dario Argento che si lanciano nell'ambiziosa impresa di mettere in scena due racconti dell'orrore di Edgar Allan Poe. A Romero tocca Le vicende relative al caso del signor Valdemar, la storia di una mogliettina trofeo (Adrienne Barbeau) che fa ipnotizzare il marito moribondo per assicurarsi una cospicua eredità, ovviamente le cose vanno storte e l'uomo muore quando è ancora sotto ipnosi rimanendo così bloccato a metà tra la vita e la morte. Neanche a farlo apposta Romero finisce per parlare sempre di morti viventi, comunque il suo episodio è il più tollerabile, sufficientemente fedele all'originale e non troppo anonimo.
Argento invece si becca Il gatto nero, e qui immagino non serva un riassunto della trama, ma ve lo beccate lo stesso perché il regista ci ha dovuto mettere del suo. Roderick Usher (ecco, Argento ha letto Poe e vuole essere sicuro che ce ne rendiamo conto, quindi infarcisce il film di riferimenti ad altri racconti, il personaggio comunque è interpretato niente meno che da Harvey Keitel) è un fotografo che ritrae le vittime di crimini violenti, tornato a casa dopo il lavoro scopre che sua moglie Annabel ha adottato un bel gattone nero, la bestiola però non sopporta la sua vista e ogni volta fugge via terrorizzata. Rod si rivela un beone manesco, e un giorno uccide il gatto nel tentativo di creare un'opera d'arte provocatoria. Per rimediare ne porta a casa uno perfettamente identico, ma la moglie ha già deciso di lasciarlo... Il seguito lo conoscete, ma sappiate che Argento ha trovato il modo di rendere il racconto il più idiota possibile.
Insomma perché parlarne ? Perché ho notato che Due occhi diabolici rappresenta un momento chiave delle filmografie dei due registi, o meglio, il momento in cui la mia opinione personale nei loro confronti è cambiata più o meno radicalmente.
Dedichiamoci prima a Romero: è vero, il suo film immediatamente precedente è Monkey Shines, però subito prima viene Il giorno degli zombi, probabilmente uno dei miei zombie movie preferito, e il bello è che sono riuscito a vederlo solo un paio d'anni fa, quindi il fattore nostalgia si può tranquillamente escludere. Dopo invece troviamo La metà oscura, ennesimo pessimo adattamento di un romanzo di King, il dimenticabile Bruiser e finalmente (forse) il ritorno agli amati zombie con la nuova trilogia formata da La terra dei morti viventi, Le cronache dei morti viventi e Survival of the dead. Ora, so che questi ultimi tre film hanno comunque trovato una cerchia di ammiratori tra gli amanti del genere e non, ma io trovo che rappresentino un sintomo abbastanza evidente di senilità. Romero è ancora morbosamente attaccato alle sue creature, il che non è obbligatoriamente un male o una colpa, ma lo diventa se si ha la pretesa di realizzare gli stessi film di 40 anni fa, con gli stessi rozzissimi riferimenti sociali. Soprattutto se questo significa girare in digitale (brr) roba a bassissimo budget con attori cani, effetti speciali scadenti e trame stantie, senza la minima traccia di ironia. Romero l'ho amato anche io, ma questo non significa che debba passare sopra a cose come Survival of the dead senza provare un minimo di imbarazzo.
E a proposito di stagnazione passiamo al regista che ha fatto dell'immobilità artistica una ragione di vita, Dario Argento, per lui la fase del tracollo era già iniziata dopo l'accoppiata Suspiria-Inferno, l'occhio magari è appagato ma l'intelligenza dello spettatore deve sopportare di tutto. Phenomena è un buon esempio di quello che intendo, i compromessi da accettare sono davvero troppi per godersi a mente leggera lo spettacolo. Opera sembra l'ultimo guizzo di creatività, ma anche in questo caso la sceneggiatura è esilissima e nel finale cede definitivamente, e poi non so voi ma la voce narrante di Dario Argento mi fa sempre sghignazzare. Il colpo di grazia sembra portarlo proprio Asia Argento, un po' come aveva fatto per Romero, film come Trauma e la Sindrome di Stendhal portano all'esasperazione la tendenza dei film precedenti, le sceneggiature si fanno sempre più tragicomiche e questa volta non c'è neanche un particolare impianto estetico a giustificare l'intera operazione. Trauma in particolare mi pare un esempio perfetto di come Argento non sia nemmeno in grado di valorizzare un budget più elevato e un cast diverso dal solito branco di macchiette italiane.
Con Nonhosonno (sorvolo volutamente su Il fantasma dell'opera) il regista si concede una piccola trasferta nel genere comico, oppure, a seconda dei punti di vista, realizza quello che forse è il suo film peggiore, anzi senza forse, dopo averlo rivisto ho addirittura rivalutato roba come Giallo e La terza madre, in attesa di Dracula 3D.
Rimango sempre più stranito di fronte a quella categoria di spettatori che nonostante tutto hanno ancora il coraggio di non bocciare porcherie come questa, e non è un problema dei soliti inguaribili appassionati ma anche di spettatori casuali che malgrado tutto se le fanno piacere. In confronto il vituperatissimo Il Cartaio mi è sembrato il suo miglior film degli ultimi anni.
Il resto è storia, La terza madre ha confermato la teoria secondo cui Asia Argento significa guai e infatti il film è un disastro, Argento o chi per lui insiste nell'usare lo stesso tipo di effetti speciali che si usavano negli anni '70, il che rende tutto ancora più grottesco. Giallo non è da meno, da ricordare anche solo per il fatto che è rimasto a prendere polvere per mesi perché nessun distributore italiano se lo voleva accollare, e la cosa è ancora più significativa se si considera che viviamo in un paese in cui questo tipo di cinema trova sempre agguerritissimi sostenitori. A rendere il tutto ancora più comico c'è la causa legale che Adrien Brody ha intentato e vinto contro i produttori che non lo avevano mai pagato per la sua interpretazione. Ah giusto, non dimentichiamo nemmeno il peggior villain della storia del cinema horror.



5 commenti:

  1. Vorrei lo stesso sapere come abbia reso "idiota" Il gatto nero.

    Per me quell'episodio è una piccola perla macabra e tragica ed è superiore al Romero praticamente in tutto. Il citazionismo poesco in sovrappiù (non c'è solo Usher, ma anche un fracco di altre cose) non è una goffa manifestazione di cultura, ma un omaggiare a più livelli. Che poi questi livelli sono inseriti nella storia principale senza forzature.

    Insomma, dove il Darione ha sbagliato questa volta?

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  2. In tutto.
    Non è goffa manifestazione di cultura perché non c'è traccia di cultura, il libro è stato semplicemente letto e rigurgitato in una serie di semplici riferimenti.
    Omaggiare a più livelli ? Casomai più volte, ma appunto più che di omaggi parlerei di riferimenti, nomi e situazioni prelevati di peso da altri racconti e inseriti dove c'è spazio; questo potrebbe farlo chiunque ha sfogliato i Racconti, gli omaggi sono un'altra cosa.
    Idiota proprio per l'uso che fa del macabro, inserito brutalmente solo per dare un aspetto più moderno al racconto originale, come nella pessima scena del ritrovamento del corpo.
    Per non parlare del ridicolo contrappasso finale...

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  3. Bah, continuo a pensare che tu sia stato eccessivamente critico.

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    1. E io non capisco come fai a fare il fiscale con Prometheus e ad essere così clemente con queste porcherie, quindi siamo pari.

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    2. Perché Prom è obiettivamente difettoso.

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