mercoledì 6 febbraio 2013

Re della terra selvaggia di Benh Zeitlin

Riproponiamo la recensione di Beasts of the southern wild pubblicata il 27 dicembre 2012 in vista dell'imminente uscita nelle sale italiane.

In uscita in Italia il 7 febbraio 2013.

Il film più premiato di questo uscente 2012. Ovunque sia stato invitato o abbia partecipato, ha portato a casa qualche premio. Da Cannes al Sundance, suo vero territorio di caccia, dal Deauville all'Hollywood festival fino ad essere inserito nelle top 10 annuali del British Film Institute (che gli ha anche conferito un altro premio) e dell'AFI. Non solo, è presente in quasi tutte le top 10 o top 5 dei maggiori critici oltreoceano, aspettando che anche quelli di qeusta parte del mondo lo vedano. E' ufficialmente il film dell'anno, da un certo punto di vista eppure, manca completamente ai Globe e agli Oscar (e qui tuoneranno i vari detrattori delle due manifestazioni).
In un clima del genere sono finalmente riuscito a vedere questo Beasts, ancora inedito in Italia ma già recuperabile in una copiosa versione Blu Ray. Aspettative alte, bollino Fox Searchlight come garanzia, personalissima top 5 annuale pronta ad essere aggiornata ma qualcosa è andato storto. Dunque vediamo...
Un assaggio di trama. Siamo in un futuro ipotetico/presente alternativo dove il mondo è formato da alcuni isolotti di varie dimensioni in seguito allo scioglimento dei ghiacciai. L'equatore è diventato letteralmente una enorme diga che divide il sud del mondo, povero e desolante, dal nord, industriale e ricco.
Le vicende di Beasts hanno luogo nel sud, più precisamente a Bathtub, vasca da bagno, un villaggio-comunità composta da alcuni illitterrati, poveri e socialmente inetti. Tra questi c'è Hushpuppy, l'eroina del film, un afroamericana di soli 6 anni che vive con papà Wink. Vive con per modo di dire perchè Wink non la vuole con sè, essendo malato terminale e ricordandogli lei la madre scappata proprio dopo la nascita. Un giorno la natura si ribella e un enorme inondazione spazza via tutto.
Rimangono vivi in pochi, poco prima di essere portati via da alcuni membri del "mondo del nord", in un ospedale e in una struttura per rifugiati. Qui Wink viene trattenuto per via della sau malattia, mentre Hushpuppy riesce a scappare e durante un lungo viaggio finisce forse per ritrovare la sua mamma, che tanto gli manca. E il tutto senza dimenticare gli auroch, queste belve gigantesche tornate in vita dall'ibernazione millenaria nei ghiacciai.
Opera prima del regista newyorkese trapiantato a New Orlens, Benh Zeitlin e del suo collettivo, di amici, familiari e artisti, Court 13, è una trasposizione dell'opera teatrale ad un atto di Lucy Alibar, Juicy and Delicious. Beasts of the Southern Wild (nome tratto dal poema del 1789 di William Blake, Little Blakc Boy) è un film in eterna sospensione tra favola e documentario, due elementi antitetici. Da una parte c'è una regia minimalista, artigianale, piena volutamente di imperfezioni, che traccia con un occhio critico un disegno della situazione di una certa parte del mondo. Dall'altra c'è Bathtub, gli auroch, un mondo immaginario. Nel mezzo c'è Hushpuppy, la tipica ragazzina di colore immersa in un ambiente di profonda povertà che vede e immagina un mondo tutto suo, grazie all'incredibile forza di ogni bambino della sua età. Salta subito in mente uno Sciuscià o Miracolo a Milano, il neorealismo che si fonde con una chiara analisi del tessuto sociale. Oggi lo chiamano realismo magico, fantastico.
Quello che però fà Beasts -in più- è realizzarlo tramite una metafora, un'allegoria per tutta la durata del film. Leggendo la trama non si può non pensare all'uragano Katrina, ancora di più se andando a fondo si scopre che il film è girato nella Lousiana, a pochi km da New Orleans, e che Zeitlin vi si è trasferito da qualche anno.
La suddivisione in base alle possibilità economiche in fasce o zone, un mondo costretto a essere sommerso e a scomparire, il riccone che prima chiude fuori il poveraccio e poi gli tende una mano quando è agonizzante, la natura che si ribella, soffocata dall'uomo. Una visione impietosa.
E però una visione attraverso gli occhi di una bambina -e il soffocamento potrebbe essere quello del mondo adulto su quello creato dall'immaginazione fanciullesca-. Potrebbe essere tutto semplicemente un'allegoria nell'allegoria, ma mi sento molto solo nell'avallare questa tesi, quindi la lascio lì nell'aria. Tuttavia tutti questi elementi politico-sociali non sono mai enfatizzati in maniera eccessiva.
Beasts si avvale di una grammatica e di un linguaggio tutto suo. Non è narrazione classica, si tratta più di una esperienza che di una storia, di un racconto per immagini, sconfina nel campo della poesia. Perciò, e può sembrare, strano è un film difficile da comprendere, non da capire, e da godere a pieno. Questo rende i suoi risultati ancora più sorprendenti perchè al contrario dei classici film indie, non è per un pubblico generalista. E' inutile quindi lamnetarsi della mancanza di concentrazione verso certi apsetti dello svolgimento della trama, della superficilità del rapporto tra padre e figlia o di alcuni passagi in generale. E' immune quindi a una critica ragionata.
E' grezzo nella forma a nel contenuto e non potrebbe essere diversamente. Anche per questo mi fanno sorridere alcuni paragoni, non necessari, con Tree of life.
Ho avuto parecchi problemi nel dare un giudizio definitivo su questo film. Non so se mi sia piaciuto molto o mi sia dispiaciuto. Rimango in una fascia a metà tra questi due estremi. Non sono abbastanza colto o dotato di necessaria esperienza, probabilmente, per comprendere oltre una semplice analisi. E' forse il film più particolare e innovativo dell'anno -sul più poetico posso tirare fuori esempi che ho gradito di più ma forse meno poetici in senso letterario-, e proprio per queste ragioni non riesco a metterlo nella mia top X.
Se però voi siete tra quelli impazziti per il film, vi consiglio di guardare Glory at the Sea (intero su Youtube), un corto sempre di Court 13 e Zeitlin che in pratica è un Beasts prima bozza in 25 minuti. E' sempre presente la voce fuori campo di una bambina come le eccezzionali musiche e un personaggio chiave, ed anche la citazione ai Campi Elisi, una delle chicche nel finale del film. Chiudo unendomi al coro degli entusiasti della giovane Quvenzhané Wallis, che come il suo babbo filmico Dwight Henry, è alla prima esperienza recitativa.

2 commenti:

  1. che dire, io sono tra quelli che hanno amato pazzamente il film. giustamente parli di film grezzo, e lo è senza dubbio e ne fa il proprio il suo punto di forza: i difetti (una narrazione scomposta, domande e temi messi a caso, sequenze che non hanno un fine preciso) diventano tasselli di un grande mosaico, che personalmente ho trovato non solo evocativo, ma anche estremamente originale e soprattutto onesto.
    la bambina è una forza della natura, ma l'attore che interpreta il padre è una vera rivelazione. insieme a Vita di Pi e Haneke è il mio film del 2012.
    ah, bel blog :)

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  2. Grazie dei complimenti. Visto che Haneke e Pi ti sono piaciuti, ti avviso che domani facciamo partire il sondaggio per il miglior film del 2012 (purtroppo Beasts figura come film 2013 quindi non ci sarà). Se ti va passa e lascia un voto. Ciao.

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