sabato 9 febbraio 2013

Warm Bodies di Jonathan Levine


Warm Bodies streaming torrent
Nelle sale dal 7 febbraio.

Il modo peggiore di vendere un prodotto è renderlo oggetto di feroci pregiudizi e diffidenze: a chi si è occupato del marketing della trasposizione cinematografica di Warm Bodies, romanzo scritto da Isaac Marion, deve essere sembrata un'occasione ghiottissima quella di poterla accostare a un'altra famigerata trasposizione di grandissimo successo economico quale la saga di Twilight.
Stesso produttore, la Summit Entertainment, stesso concept di rielaborazione in chiave romantica di un mito del cinema horror, perfino l'approvazione dell'autrice Stephanie Meyer, innamorata del romanzo del collega!
Tuttavia, il rischio di scontentare tutti è altissimo: i detrattori della saga vampiresca e gli aficionados dello zombie movie, bene che vada, decideranno semplicemente di non vederlo, mentre le orde di teenager si ritroveranno per le mani qualcosa che non è esattamente ciò che gli era stato promesso.
Perché il pregio più grande di Warm Bodies è di non essere una copia carbone di Twilight.
La premessa è di quelle che fanno girare la testa (o qualcosa più in basso) ai fondamentalisti dell'ultra codificato genere: R è uno zombie che, sebbene non ricordi il proprio nome, conserva dentro di se un barlume di umanità e qualcosa che somiglia a un sentimento di rimorso nei confronti delle proprie pulsioni cannibalesche. Addirittura riesce a produrre, di tanto in tanto e grazie a enormi sforzi, dei suoni che sembrano parole. Si ciba del cervello delle proprie vittime per accedere ai loro ricordi ed avere una parvenza di vita e per non arrendersi alla propria condizione e diventare come le creature senz'anima affettuosamente ribattezzate Ossuti.
I pochi sopravvissuti all'apocalisse vivono barricati in una città fortificata da cui escono in piccoli gruppi solo per procacciarsi cibo e farmaci. E' durante una di queste pericolose gite che R divora il cervello di un malcapitato, acquisendone ricordi e sentimenti e innamorandosi, di conseguenza, della di lui fidanzata, Julie, al punto da salvarla dall'aggressione del branco e portarla con se. Per Julie che, essendo da sempre convinta dell'esistenza di una cura all'epidemia zombie, mal sopporta gli atteggiamenti da gestapo del padre, capo militare dei sopravvissuti, si presenta l'occasione di dimostrare la fondatezza delle proprie idee, nonché la possibilità di rivalsa nei confronti del genitore.
Cosa rendeva Twilight un film orribile?
I sentimenti strillati, le pose plastiche dei protagonisti, l'atteggiamento irrispettoso nei confronti del mito del Vampiro, la produzione sciatta e poco curata. Ma sopratutto la totale assenza di ironia.
Basterebbe dire che Warm Bodies non è nulla di tutto questo e chiudere la recensione qui, ma scendiamo nel dettaglio.
Innanzitutto, trattasi di pellicola fortemente auto ironica che non ha bisogno di stravolgere le caratteristiche  dello zombie, facendolo sbrilluccicare alla luce del sole, e che piuttosto scherza sui cliché del mostro, va detto non sempre in maniera intelligentissima ma concedendosi di tanto in tanto discese nello slapstick già percorso da altri (Shaun of the Dead). Essere una creatura ciondolante e verdognola non è né figo né degno di ambizione, non conferisce particolari abilità né offre prospettive desiderabili, anzi è piuttosto una condizione malinconica e degradante dal quale il protagonista tenta di sollevarsi tramite il più nobile dei sentimenti. Più Frankenstein che zombie classico, R è una creatura incompresa che anche quando riesce a tenere a freno i propri istinti resta un cadavere dagli occhi vitrei e la bocca sporca del sangue delle proprie vittime; i riferimenti alla tragedia di Romeo e Giulietta sono evidenti, come ogni amore impossibile che si rispetti, e si palesano nei nomi dei protagonisti e in una scena simbolo. 
Sorprende la bontà della produzione, nessun elemento denuncia la ristrettezza di budget (30 milioni di $) a parte alcuni effetti speciali digitali non esattamente riuscitissimi: buonissime la fotografia, la colonna sonora (a base di pezzi dei Guns 'n' Roses, Scorpions, Springsteen e Bob Dylan) e, sopratutto, le scenografie squisitamente desolanti e decadenti; decente la regia di Jonathan Levine, già autore dell'acclamato 50 e 50, che sebbene si conceda qualche ridondanza, non è affatto uno sprovveduto mestierante. Meritano una menzione anche le scelte di casting: se John Malkovich appare leggermente sprecato nella particina del padre padrone, i due giovani protagonisti convincono senza riserve, soprattutto Teresa Palmer. Evidentemente chiamata per la somiglianza con Kirsten Stewart, fortunatamente ne condivide solo l'aspetto e non le risibili doti recitative.
Qualcosa però non funziona, se nel già citato L'alba dei morti dementi l'equilibrio tra i vari registri era pressoché perfetto, in Warm Bodies spesso e volentieri la parodia e la love story tendono ad essere preponderanti nei confronti del dramma e dell'horror (quasi inesistente), conducendo la pellicola verso un finale a tratti accomodante e tutto sommato prevedibile. Sia chiaro, non si scade mai nella frase fatta stile Baci Perugina che contraddistingueva ogni singola battuta della saga vampiresca della Meyer, e considerato il target di riferimento è già tanto, ma resta un briciolo di rammarico per quello che aveva le potenzialità (non del tutto inespresse, brillante il ribaltamento di prospettiva e la scena madre del “sanguinamento”) per essere qualcosa di più di un buona teen rom-comedy.


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