sabato 5 gennaio 2013

The Master di Paul Thomas Anderson

Nelle sale dal 3 gennaio
Premiato alla Mostra del cinema di Venezia
Leone d’argento per la Miglior Regia
Coppa Volpi ex-aequo a Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix per il Miglior Attore.

Osservando Joaquin Phoenix che si muove attraverso le primissime sequenze di The Master mi è venuto subito in mente The Howl, di Allen Ginsberg, e il suo celeberrimo incipit: “Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade negre all’alba in cerca di droga rabbiosa [...]”. E il Freddy Quell di Phoenix è proprio una di queste menti, un marinaio di ritorno dal Giappone al termine del secondo conflitto mondiale. Del suo passato non traspare ancora niente, sappiamo solo che quello che gli è successo, gli orrori della guerra e l'abuso di alcolici prodotti artigianalmente, lo hanno trasformato in una bestia, un concentrato di tic e nevrosi che lo sconvolgono sia nella mente che nel fisico. Ingobbito, praticamente storpio, con il volto perennemente contratto in una smorfia terribile, vive solo per assecondare le pulsioni e gli istinti più elementari. E un individuo del genere non può che che essere attratto irrimediabilmente verso il suo opposto, Lancaster Dodd, il leader di La Causa, un vero e proprio culto che si propone di allontanare l'essere umano dal baratro attraverso un uso molto poco ortodosso dell'ipnosi.
Ancora una volta un incontro/scontro quindi, perché il cinema di Paul Thomas Anderson, almeno quello delle ultime due pellicole, è anche un cinema di personaggi, figure colossali che si scontrano e deflagrano facendo piazza pulita intorno a loro. Come Daniel Plainview si imbatteva nella sua nemesi Paul/Eli, guarda caso anche lui al centro di un culto, così Freddy è calamitato quasi inconsapevolmente verso il suo maestro. Ma mentre il petroliere era metodico e geniale nella sua follia, Freddy è un personaggio brutale e privo di ogni freno, un cane sciolto pronto a sbranare chiunque si avvicini al suo padrone, padrone che ancora una volta si illude di poter domare e controllare la bestia. Due forze inconciliabili insomma, forse davvero due anime che si sono incrociate in un'esistenza precedente, ma che ogni volta che si incontrano sono destinate a cozzare violentemente e a rimbalzare uno lontano dall'altro, come suggerisce lo stesso Dodd.


Come per Il Petroliere poi, questi personaggi così imponenti e queste storie dal sapore quasi epico, sono l'occasione o forse addirittura il pretesto per tratteggiare un affresco spietatissimo dell'America, per raccontare e demolire dall'interno l'american dream che si andava delineando proprio negli anni in cui queste vicende sono ambientate. Un sogno fatto di paradossi e contraddizioni, di guerre che non risparmiano nessuno, petrolieri senza scrupoli e predicatori farlocchi pronti a speculare sulle macerie.
Film di personaggi dicevo, e naturalmente dietro questi figure che oscurano tutto il resto ci sono delle interpretazioni altrettanto massicce, che colpiscono anche e soprattutto per il modo in cui contrastano e stridono tra di loro. C'è quella di Philip Seymour Hoffman, misurata e affascinante nella prima parte del film, dove vediamo un leader estremamente carismatico e seducente che si circonda di lusso e amici fidatissimi. Più esplosiva invece nella seconda, dove la fermezza ferrea e gli inganni scivolano via lasciandoci con un personaggio che suo malgrado è costretto più di una volta ad abbracciare quel lato animalesco che condannava così fermamente. Ma se la sua è un'interpretazione esplosiva, quella di Joaquin Phoenix è addirittura sconvolgente, si ha quasi la sensazione che gli sia stata data carta bianca su tutto, e probabilmente è così, perché quegli scatti d'ira, quelle smorfie luciferine, i gesti, le posture e la violenza disordinata dei pestaggi hanno tutto l'aspetto di una geniale e spontanea improvvisazione. Il suo è un personaggio indubbiamente sgradevole, eppure, complice forse quel sorriso stupendo, è impossibile non farsi ammaliare da questo pazzo, persino quando con lo sguardo spento e un sorriso idiota mima un amplesso con una donna scolpita nella sabbia, sotto gli sguardi complici e imbarazzati dei suoi commilitoni. E sembra quasi che lo stesso Anderson si sia divertito un sacco ad osservarlo e pedinarlo, anche quando sta semplicemente fermo in una stanza, con un vestito spiegazzato, le spalle incurvate e una mano perennemente sul fianco, come un pesce fuor d'acqua in ogni situazione.
E la regia di Anderson più che orchestrare i movimenti dell'attore sembra adattarvisi in continuazione, seguendolo nelle sue nevrotiche e interminabili scarpinate per fermarsi solo quando compare in scena il calmo oratore Dodd, che sembra quasi avere un effetto analgesico sull'intero film. The Master insomma è un film sgradevole e tesissimo, che non smette di muoversi nemmeno quando la macchina da presa finalmente si blocca, perché nelle immagini e nei suoni c'è sempre qualcosa in agitazione, che sia il nevrotico protagonista, o la ripetizione di elementi che creano movimento all'interno dell'immagine stessa, un po' come accade nelle locandina o in quel trailer surreale che circolava su internet, una ripetizione che richiama anche il tema della reincarnazione e delle esistenze precedenti; oppure ancora le meravigliose musiche di Jonny Greenwood, che risuonano per tutto il film come un metronomo straziante.

3 commenti:

  1. Sono pienamente d'accordo. Un altro ottimo film di Anderson e una magnifica coppia di protagonisti. Phoenix è letteralmente da brividi.
    Una citazione però la farei anche per Amy Adams che nei panni della moglie devota e della fervida (e cieca) credente mi è parsa davvero convincente.

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    1. Sicuramente, a volte sembra quasi che il vero Maestro sia lei. Come al solito dietro grandi uomini c'è una grande donna.

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  2. non l'ho visto in lingua originale e quindi faccio i complimenti a Pannofino che per il personaggio di Dodd ha fatto un gran bel lavoro, penso che l'esperienza di attore gli stia giovando molto. Uno dei più bravi doppiatori in circolazione.

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