martedì 4 giugno 2013

Tutti pazzi per Rose di Régis Roinsard

Nelle sale dal 30 maggio.




TITOLO ORIGINALE: Populaire.
SCENEGGIATURA: Régis Roinsard, Daniel Presley, Romain Compingt.
ATTORI: Romain Duris, Déborah François, Bérénice Bejo.
DISTRIBUZIONE: BIM.
PAESE: Francia 2012.
DURATA: 111 Min.


OGGETTO: Tutti pazzi per Rose è un film delizioso.

ALL'ATTENZIONE DI: amanti del buon cinema.




Trama: Primavera 1958. Rose Pamphyle, 21 anni, vive con il padre, un burbero vedovo che gestisce una drogheria in un piccolo villaggio della Normandia. Deve sposare il figlio del meccanico e le si prospetta un futuro da casalinga docile e applicata. Ma Rose non vuole questa vita. Parte per Lisieux, dove Louis Échard, 36 anni, carismatico proprietario di una compagnia di assicurazioni è alla ricerca di una segretaria. Il colloquio è un fiasco. Ma Rose ha un dono: lei batte a macchina a un velocità impressionante. La ragazza risveglia l'ambizioso atleta che dorme in Louis... Se vuole il lavoro, lei dovrà partecipare ad una gara di velocità di battitura. Non importano i sacrifici che dovrà affrontare per arrivare in cima. Louis s'improvvisa suo allenatore e decide che farà di lei la più veloce battitrice del paese se non del mondo! E l'amore per questo sport non necessariamente si concilia con l'amore stesso...

Commento: No no, non fatevi fregare dal titolaccio italiano, dalla locandina, dal trailer o dal vostro intuito. Non è un film romantico. Certo l'amore c'è ed è centrale, ma è un altro genere. Eh si, è un film sportivo. Ne ha tutti, e dico tutti, gli elementi. L'atleta (Rose) che deve vincere per mantenere/tenere/ottenere qualcosa (il lavoro), gli allenamenti estenuanti con un montaggio musicale, l'ex atleta ora allenatore che le insegna tutti i trucchi del mestiere, i primi fallimenti, la super campionessa stronza, gli scontri e i litigi tra allievo e maestro, un atleta con uno stile particolare (il dito singolo fulmineo) da ammaestrare e tanto tanto tifo da parte dello spettatore.
Impossibile rimanere comodi in poltrona, quando Rose affronta gli avversari di maggiore calibro, ci si alza sulla poltrona in piedi e si applaude, si urla, si fa la ola. 
A parte tutto questo che lo rende già di per sè un prodotto originale e meritevole di essere visto, Populaire (non ce la faccio a dire il titolo italiano) è un film delicato, carino, gioioso e fresco/rinfrescante. Proprio come la sua protagonista che ad inizio film si sveglia la notte per silenziosamente consumare un vizio segreto: pigiare i tasti della macchina da scrivere in vendita nella bottega del babbo, la celebre Populaire. Una macchina che si trasformerà nel mezzo per evadere dalla asfissiante e noiosa provincia francese ed un mezzo per l'emancipazione di una ragazza senza nessun talento, maldestra, ma con tanti sogni.
Scritto divinamente, diretto ancora meglio (c'è una scena d'ammore, ma amore proprio spinto, illuminata da intermittenti luci al neon rosse ( fraternitè) e blu ( libertè ) sui corpi bianchi ( egaliteè) dei due protagonisti- , con una Francia datata fine anni 50 ricostruita in maniera imbarazzante, vedasi breve ma neanche tanto passaggio sugli Champs Elysees ed infine con interpreti pienamente in parte.
Possibile che non abbia difetti? Che critica sarebbe? Non li trovo, ho passato due orette, quasi, sognando e sorridendo -a me il cinema al femminile fa effetti devastanti- e lo vorrei subito rivedere. 


Gran parte del successo è merito di Deborah Francoise (L'Enfant, La voltapagine, Fammi divertire), bellissima -una Lea Seydoux 2.0-, bravissima, e perfetta per il ruolo. Quando guarda con ammirazione Audrey Hepburn sembra uno specchio. Dovrebbe lavorare di più. Simpatico ma non di certo affascinante come ce lo voglion far passare, Romain Duris (L'appartmento spagnolo). Nel cast anche Berenice Bejo fresca vincitrice a Cannes, che riporta la Francois dai tasti della macchina a quelli del piano, e Miou Miou.

In conclusione: in Francia è stato un successone, tanto che l'hanno paragonato a un Amelie 2, a Roma (al festival di novembre 2012) ha convinto e divertito tutti, è meraviglioso, che aspettate?

Varie e eventuali: Meno male che c'è il cinema francese! E' un mistero come possano sempre tirar fuori prodotti di grande valore anche quando sei pronto a snobbarli per una volta. Questa storiella di una segretaria e di una competizione con macchine da scrivere poteva essere una sciocchezza, un filmettino da sabato pomeriggio estivo di rete mediaset, e invece si è rivelato come l'ennesima piccola gemma.
Qual'è la pozione magica? Come riescono a fare un cinema leggero ma allo stesso tempo non sciocco o inutile? E a parte questo, come diavolo fanno ogni volta a stamparmi un sorriso gigantesco e a iniettarmi la gioia di vivere (a me, musone di natura) ogni volta? Prendono una storiella, magari legata alla loro storia (Potiche, Niente da dichiarare, i primi esempi che mi vengono), la iper colorano, le danno un tocco kitsch, scrivono una sceneggiatura semplice ma a prova di bomba -il trucco è non esagerare, questo l'ho colto, gli "autori" italiani no-, scelgono gli attori giusti, tra la pletora di attrici giovani, di talento e carine che hanno, e il piatto è pronto. Voilà!
Non puntano alla luna, non devono per forza fare il film artistico, poetico, autoriale, raccontano storie semplici e incantano, riempiono il cuore e l'immaginazione. E questo dovrebbe fare il cinema. Oh, sarà che l'hanno inventato loro, sarà che con la Nouvelle Vague, l'hanno re inventato, ma sono dei veri maestri con la macchina da presa. Vive La France (encore une fois) e vive Rose!

E poi, il film si conclude con un "Gli affari lasciamoli agli Americani, dell'amore si occupino i Francesi”, che è perfetto.

1 commento:

  1. É davvero incredibile come in Francia riescano a realizzare film divertenti e appassionanti persino quando parlano di cose banali come una competizione con macchine da scrivere...Ed é altrettanto incredibile il poco gusto che abbiamo in Italia nel tradurre i titoli...
    Il film mi é piaciuto molto, ma devo anche dire che rimane una storiella un po' troppo leggera e prevedibile. Il divertimento e il coinvolgimento sono assicurati durante la visione, ma nel mio caso sono spariti non appena sono uscito dal cinema

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