lunedì 1 ottobre 2012

Il bianco e il nero #16: Tutto quello che avreste voluto sapere su Psycho ma non avete mai osato chiedere

"Il film che dovete vedere dall'inizio...o non vederlo affatto!" Una pubblicità dell'epoca.

Perchè proprio Psycho? Perchè era in bianco e nero? Perchè non ci sono veri divi? Perchè proprio quel romanzaccio di serie B? Perchè un giallo così macabro? E poi, come fu accolto? Cosa successe sul set? Chi vi collaborò? Cosa disse la censura? E i produttori? Come venne realizzata la famosa scena della doccia? E quella di Arbogast? E la musica? E i titoli di testa?
Calma calma, ogni singola domanda otterrà risposta saziando le vostre richieste più bizzarre.
Prima di iniziare, vorrei sottolineare l'ovvio, ovvero, parlerò di tutto il film, finale, straconosciuto, stracelebre, compreso. Siete avvertiti voi tre che non sapete chi è realmente la signora Bates.

*Hitchcock e gli anni 60.
Nell'estate del 1959 sir Alfred Hitchcock aveva il mondo ai suoi piedi. Ogni suo film era un evento, l'incasso medio era pari al PIL di una nazione sudamericana. Era da poco uscito Intrigo Internazionale e tutto il pubblico americano ancora era in visibilio. Aveva un tale potere alla Paramount ("il suo teatro di posa personale" qualcuno lo chiamava) da avere carta bianca per la scelta di storie, sceneggiatori, attori, troupe, montaggio e pubblicità, basta che il progetto non superasse i 3 milioni di budget. Ma il più famoso e talentuoso regista al mondo, dopo decine di film meravigliosi e scene consegnate alla storia, all'alba dei 59 anni si ritrovava costretto in un angolo dalla sua stessa fama, passata e presente. La paura principale era quella di ripetersi o scadere nel già visto o ancora peggio, essere superato dai nuovi emuli (Siodmak, Castle, Preminger, Cukor, tutti avevano fatto un film à la Hitchcock) o diventare prevedibile. Perciò durante tutta la sua carriera le aveva provate tutte; confinare l'azione in un microcosmo (Nodo alla gola, La finestra sul cortile, I prigionieri dell'oceano) o spalmarla su, addirittura, monumenti nazionali (Intrigo Internazionali, Sabotatori, L'uomo che sapeva troppo), commedie, drammi, rivisitato epoche passate (Il peccato di Lady Considine), arrivando persino al semidocumentario (Il ladro) e a sperimentare nuove teconologie (il 3D in Delitto perfetto). Hitchcock scherzava sulla sua fama "Se dicessi di voler fare Cenerentola, il pubblico si aspetterebbe un cadavere nella carrozza". Quindi che fare?

Per il nuovo film si cercava materiale dappertutto, a teatro, nei fumetti, nei romanzi, nelle storie brevi, ma era un impresa. Poi di colpo, saltò fuori il libro Psycho di Robert Bloch. Lo scrittore nato nel Wisconsin aveva creato questa storia dell'orrore ispirandosi ai fatti realmente accaduti legati alla figura di Ed Gein, il macellaio di Plainfield, un pazzo che assassinava le donne guidato dalla voce, nella sua testa, della madre morta, ma imbalsamata al piano di sopra. Non era un successone, ma di certo qualcuno l'aveva notato. Fra questi Peggy Robertson, moglie di Douglas, montatore personale di Hitch e glielo propose. Alfred si fidava del suo giudizio e decise di acquistarlo (dopo tutto, i diritti, vennero via per soli 5000 dollari, una miseria).
Ma perchè proprio Psycho? Innanzitutto era qualcosa che nessuno si aspettava. Chiunque sottolineava che non era materiale da Hitchcock. Troppo macabro, eccessivo, con addirittura un finale tipico di un giallo a sorpresa che lui detestava e evitava. E allora la prese come una sfida. Tanto, il romanzo l'avrebbe rigirato come gli pareva a lui, andando a ritoccare quello che non gli interessava e invece cavalcando quello che lo incuriosiva (il lato psicologico, il complesso di Edipo, il travestitismo, le scene più forti, la necrofilia). Secondariamente perchè doveva per contratto fare un film con al Universal e Psycho era il giusto progettino da rifilargli. Terzo, perchè pochi anni prima aveva visto I diabolici di H. G. Clouzot (tratto da un romanzo di Boileau e Narcejac, autori anche di D'entre les morts, da cui era nato La donna che visse due volte, un flop imprevedibile purtroppo) e voleva fare una cosa simile. E quarto, ma non ultimo, essere finalmente libero e non ostaggio delle star. Fare un film piccolo, in cui non fosse necessaria nessuna Grace Kelly o James Stewart.

Pyscho non convinceva nessuno. "Trarne un film è impossibile" sentenziò un produttore, e tutti gli altri erano concordi. Hitchcock tuttavia era più che convinto. Aveva il suo Diabolici, sapeva perfettamente che gli slasher e horror  (tutti film della Hammer, Universal, Allied Artist)  costavano poco e richiamavano al cinema migliaia di persone e poi voleva cimentarsi con un genere che di solito non apparteneva agli autori, ai grandi registi (ci provarono Hawks, La cosa da un altro pianeta, e altri). Ma alla Paramount erano contrari. Le ultime volte che aveva tentato qualcosa di diverso -Il ladro, La donna che visse due volte e La congiura degli innocenti- si rivelarono dei fiaschi. Questa roba con necrofilia e travestiti era pessima e non aveva nessuna classe (al contrario di La donna che...) e gliela bocciarono. Una rarità, lui che veniva sempre accontentato (solo Selznick gli disse no e da li in poi i rapporti si ruppero).
Hitchcock con la sua classica flemma si congedò dicendo "Benissimo, mi arrangerò da solo" il che avrebbe significato niente technicolor, niente stelle, pochi denari e tutti di tasca propria. Hitchcock era animato da una vendetta ora, verso chi non credeva in lui.

*L'inizio della danze.
Con discrezione, il regista e lo staff iniziarono a studiare il modo di minimizzare l'investimento necessario: la soluzione fu quella di pianificare il nuovo film con lo scrupolo di un lungometraggio ad alto budget ma di girarlo in fretta e a basso costo, come se fosse un episodio della serie Hichcock presenta.
La serie era nata nel 1955 da un idea di Lew Wasserman capo della MCA. A quei tempi bastava mettere il nome del regista su una qualsiasi cosa e aprire le tasche per intascare. Cosa che fece una serie di racconti dell'orrore per ragazzi a cui Hitchcock concesse di usare il suo nome (senza mai leggerli o scriverne uno) si puntò a una serie di episodi, uno a stagione diretto da lui stesso, basati tutti su storie molto hitchcockiane.
Ecco quindi l'idea di pagare i collaboratori della serie TV come per un episodio qualsiasi, ma tirare fuori Psycho, ovvero un lungometraggio. Tutto era perfetto a parte il fatto che Hitchcock doveva rinunciare ai suoi classici aiutanti, con cui lavorava da 15 film filati, o perchè impegnati altrove o perchè troppo costosi. Così tornò dai dirigenti Paramount con il nuovo progettino a basso costo. Questi furono chiari "Noi non sborsiamo un quattrino. Inoltre tutti i nostri teatri di posa sono occupati, quindi cercatene uno te" (falso, era un periodo di vacanze). Allora Hitchcock tirò fuori l'asso nella manica, bene, lo produrrà lui e lo girerà negli studi Universal ma in cambio la Paramount avrebbe dovuto distribuire il film. Hitchcock rinunciava così a 250 mila dollari. Un affare per la Paramount.

La scommessa aveva inizio. Provare a tutti che a 60 anni, era ancora lui il migliore. Ma senza tutti i suoi sceneggiatori di fiducia, e con un soggetto che aveva bisogno di parecchie modifiche e una forte dose di umorismo, la prova iniziava in salita. Almeno era felice del fatto che, senza tutti i vari fronzoli, ci si sarebbe interessati unicamente alla storia e a nient'altro.
Il primo a essere chiamato per buttare giù una sceneggiatura fu James Cavanagh, autore di qualche episodio TV fra cui uno diretto proprio da Hitch. Eppure il risultato finale non gli piace. Tutto l'umorismo che aveva notato negli scritti precedenti era scomparso e il testo risultava troppo verboso, moscio e noioso e puntava troppo sulla storia d'amore nella seconda parte, senza andare dritto nella casa degli orrori. Chiese a qualcuno di licenziarlo (lui non riusciva proprio a cacciare via qualcuno).
Intanto la stampa voleva sapere a cosa stava lavorando. Quando uscì il nome Psyche tutti pensarono a qualcosa legato alla tragedia greca. Poi Hitchcock, senza rivelare il titolo del romanzo, sennò addio sorpresa e incassi, rilasciò qualche commento sardonico "Sarà qualcosa tipo I Diabolici. [...] E' la storia di un giovanotto la cui madre è una maniaca assassina".
La MCA propose allora un altro loro cliente. Un certo Joseph Stefano, ex paroliere e cantante da night bar che un giorno, dopo aver visto un episodio di Playhouse 90, disse "ma sta roba sono capace di scriverla anche io". Non andava pazzo per il cinema e possedeva un televisore da soli due anni. Stefano era un attaccabrighe, uno che le cose le dice in faccia ma Hitchcock lo rifiutò, in principio, perchè lo riteneva inadatto. A intercedere per lui furono Wasserman e addirittura la mitologica Kay Brown.
E va bene, lo incontrerò. Dopo le strette di mano Stefano disse subito che Psycho non sembrava adatto al regista e non capiva il perchè della scelta. Inoltre non gli piaceva Norman Bates, questo ubriacone guardone, e soprattutto non gliene fregava nulla della ragazza assassinata. Perciò propose di iniziare parlando proprio della ragazza, per farcela diventare simpatica, vicina, di modo che quando viene uccisa siamo coinvolti. Anzi "Vorrei che potessimo vedere la ragazza che viene sbattuta dal suo fidanzato all'inizio, sarebbe il massimo" e alla parola "sbattere" Hitch si illuminò. Benissimo, sono d'accordo, c'è feeling. Si inizia.

Stefano è gasato, esuberante ma Hitch no. Ogni volta i due finiscono per ridacchiare e perdere tempo. Le idee vengono fuori ma il più delle volte si parla d'altro. Al regista piace Stefano e il suo senso dell'umorismo. Lo sceneggiatore capisce che per agganciare il suo interlocutore deve concettualizzare e verbalizzare la sua storia in termini visivi. Non gli interessavano i personaggi, quello è il lavoro dello sceneggiatore, ma le scene, lo svolgersi, i movimenti, l'azione!
Per assicurarsi che Stefano non cadesse sui dettagli gli affianca un detective di Hollywood come consulente tecnico, inoltre lo manda a parlare con un rivenditore d'auto e gli fornisce tutte le cartine topografiche della statale 99, che collega Phoenix a Los Angeles, con info sui motel per strada correlate di prezzi, e poi dati sul traffico, sulle agenzie immobiliari etc.. (NDR eh come si prepravano i film una volta).
Ben presto Stefano scopre che la cosa che intriga di più Hitch è il fatto che la protagonista muoia dopo solo un terzo di film. Quello e la scena dell'omicidio nella doccia. Hitch un giorno si mise a mimare l'intera scena, le coltellate, la morte, il cadavere che viene avvolto nella tenda della doccia. A quel punto entrò Alma, la moglie del regista, e entrambi gli uomini tirarono un grido di terrore. Erano abbastanza coinvolti direi.
La sceneggiatura finale piace al regista (o meglio, lui dice che piace alla moglie, non era molto bravo nel fare complimenti). Stefano si concentrò su Sam e Lila, gli amanti della seconda parte del film, ma Hitchcock tagliò molta roba. Li considerava figurine, non degni di troppa attenzione. Il pubblico si sarebbe interessato a loro fin tanto che fossero stati la spinta propulsiva alla soluzione del mistero.
Un'ultima cosa premeva Stefano. Voleva che Marion, la protagonista, gettasse dei fogli di carta nel gabinetto e voleva che "quel cesso, si vedesse". Inquadrare un gabinetto, negli anni 50 era una novità ed era sconveniente. La censura difficilmente l'avrebbe approvato ma Hitch disse che ci avrebbe provato. "Prima vi mostriamo il cesso e poi le cose andranno di male in peggio" era l'idea di Stefano.
L'ultimo giorno un Hitch scontento disse "Il film è finito, ora mi tocca prender su e metterlo su pellicola".

*Gli ingredienti.
Ovvero il cast e la troupe. Tutti, a parte gli attori, avrebbero preso la paga standard per un episodio di Hitchcock Presenta. Sempre per via del budget misero, Hitchcock dovette scartare molti virtuosismi di macchina tra cui una panoramica a 360 gradi quando conosciamo Norman Bates e alcune riprese aeree che avrebbero accompagnato il viaggio di Marion.
Essendo già tutto su sceneggiatura -posizione e movimenti macchina, tempi, luoghi- le riprese erano programmate e organizzate in modo da finire tutto in 30 giorni. Ma gli intoppi accadono, anche ad un perfezionista come Hitchcock. Mandò una seconda troupe a fare delle riprese di Phoenix, quelle classiche di repertorio con qualche strada, il municipio e i passanti. Tutto per capire come si vive nell'Arizona, come ci si veste, com'è il traffico, gli edifici. Si accorse poi che le riprese erano piene zeppe di scorci natalizi, d'altronde era quello il periodo, e quindi luminarie a non finire. Bisognava in qualche modo spiegare e datare il periodo in cui è ambientato il film, perchè di fare altre riprese, non se ne parlava.

"Quando per un ruolo scegli una star, sei costretto a scendere a pesanti compromessi con le tue intenzioni originali" era un ritornello del regista, ma stavolta era tutto diverso. I protagonisti sarebbero stati lui e la trama.
Per Norman, l'attore interessato firmò il contratto senza neanche leggere la sceneggiatura. Era proprio il volto che sia Hitch che Stefano avevano in mente, Anthony Perkins. Perkins era ai tempi un ragazzo copertina, pochi film all'attivo ma già amato da molte giovani fans. Venne via per soli 40 mila dollari (un undicesimo di quanto Cary Grant prese per Intrigo internazionale) grazie a un vecchio contratto con la Paramount.
Perchè un ragazzo giovane e sulla rampa di lancio decidesse di interpretare un maniaco travestito è incomprensibile, a quei tempi soprattutto. Poteva rovinargli la carriera eppure credette fin da subito che fosse la sua grande occasione, e ebbe ragione.
Per Marion, la protagonista che muore dopo solo un terzo di film, Hitchcock voleva la sua Eve Marie Saint, ma allo stesso tempo non voleva metterla in un ruolo di una donna "cattiva", da quando l'aveva ripulita per bene con Intrigo... dopo averla scoperta in Fronte del Porto. Le altre possibili candidate non convincevano, Piper Laurie, Hope Lange, Shirley Jones, persino Lana Turner. Poi gli venne in mente Janet Leigh e pensò che fu perfetta. Una di quelle bellezze acqua e sapone che si contrapponeva al tipo tutte curve e sesso. Anche lei costò poco e fruttò molto. Il regista la apprezzava molto e si divertirà a prenderla in giro. Durante le pause testerà su di lei i manichini della mamma morta, per saggiare il grado di terrore che esercitavano. Più alto era il grido, meglio era.

Ma Psycho aveva anche una seconda parte, quella dopo l'omicidio nella doccia, quelle con le figurine, per dirla alla Hitchcock. Chi interpretasse Sam e Lila non era molto importante. Per la donna, voleva un'attrice affidabile ma poco costosa e quindi andò a ripescare, a malincuore Vera Miles. Vera era un suo amore andato male. Grace l'aveva mollato per un principe, Ingrid per un regista italiano, Vera rimase incinta. Con lei aveva fatto Il ladro. Andava pazzo di lei, la tampinava con regali e fiori al punto che lei non ne poteva più.
La scelse per il ruolo che sarebbe poi andato a Kim Novak, in La donna che visse due volte, doveva essere il lancio definitivo, ma lei rifiutò, perchè incinta e per di più del Tarzan cinematografico. "Non sai che averne più di due è di cattivo gusto" le ringhiò in una lettera. Ci fece una croce sopra. Ma Vera non se la prese, "Io avevo mio figlio, lui il suo film". Adesso tuttavia, era tempo di vendetta e la relegò in questo ruolo minore, dando ordini precisi a costumisti e truccatori di farla apparire sciatta.
Per Sam invece la scelta ricadde su John Gavin, soprannominato da Hitch "il cadavere" per  la freddezza nella scena di sesso, un altro cliente MCA. Propositivo e di bell'aspetto, non era di certo un bravo attore. Ben presto il regista prese a ignorarlo o a riprenderlo spesso di spalle. Non poteva sopportarlo.
Il set si divise così in due parti. Quella composta dagli attori della prima parte, dove si scherzava tutti insieme, si facevano giochi di parole da intellutali, tutti erano arguti e colti e ogni opinione aveva molta importanza, e la seconda, ignorata e bistrattata.

--Cast tecnico:
Per la creazione del motel e di casa Bates vennero chiamati Hurley e Clatworthy. Presero ispirazione dalla tela House by the railroad di Edward Hopper insieme alla casa della famiglia Addams, in modo da dare quel sapore gotico, gotico californiano come poi verrà chiamato. Diverrà il set più costoso del film con i suoi 15 mila dollari e venne creato cannibalizzando elementi già presenti in giro, come una torre riciclata dal film Harvey con James Stewart. Altra loro creatura è il bagno dell'infame scena. Hitchcock voleva un bagno di un bianco accecante con mattonelle e rubinetti splendenti e molti specchi per farlo risaltare. Proprio per essere in aperto contrasto con la scura e malvagia casa degli orrori.
Per i costumi si andò sul sicuro. Tutto quello che vestono i protagonisti è stato comprato nei negozi. Gli abiti di Janet Leigh arrivavano dal vicino Jax, perchè Hitchcock voleva che fosse tutto reale, persino le mutande. Già, per la scena iniziale dove Marion e il fidanzato sono a letto, l'intimo non venne fatto su misura, ma fu comprato anch'esso. Doveva essere riconoscibile da tutte le donne d'America. L'obbiettivo finale era risucchiare lo spettatore a tal punto che non facessero in tempo a dire "oh è solo un film".
Un altro particolare. Hitchcock non sapeva se fare indossare a Janet della biancheria di colore bianco o nero. Poi si decise. Bianca all'inizio e nera dopo, quando ha rubato i soldi e si è macchiata del crimine. Una finezza degna del più grande.
Per il trucco Hitchcock fece mille ricerche. Il cadavere mummificato della madre doveva essere realistico. Niente vermi, pustole schifezze varie, stiamo parlando di un cadavere non più fresco, in decomposizione. Si rivolse alla scuola di tecnica mortuaria di Los Angeles dove gli risposero "deve sembrare come cuoio sulle ossa".

La colonna sonora fu affidata a Bernard Herrmann, storico collaboratore. Herrmann aveva sempre pronte decine di sinfonie. Questo non vuol dire che non lavorasse per il film in questione, ma aveva già delle basi su cui lavorare, dopotutto i registi avevano richieste sempre simili. Per Psycho venne pagato al minimo salariale (17 mila) e sfornò un lavoro così buono che Hitchcock alla fine gli raddoppiò la paga. Secondo i ricordi del compositore "Hitch era nervosissimo. Dopo la prima proiezione, senza musica, voleva liberarsi del film e farlo uscire come puntata lunga della serie tv, ma io lo fermai. E se provassi una partitura di soli archi, gli chiesi. Addrittura non voleva neanche mettere la musica nella scena della doccia (NDR penso che tutto ciò sia infleunzato sempre da I Diabolici, film privo di musica)". Era una scelta strana. Niente percussioni, niente per dare il ritmo? Eppure il risultato finale è fantastico quanto terrorizzante. Solo quei violini che stridono e urlano riescono a fare salti sulla sedia di dieci centimetri.
Non solo musica, ma suono vero e proprio. Hitchcock chiese ai suoi tecnici del suono di alzare il volume dei rumori al massimo, quando Norman spia dal buco della serratura Marion. In questo modo il pubblico ha davvero la sensazione di avere l'orecchio appoggiato contro il muro. Stessa cosa fece con il fastidioso mangiucchiare continuo di Norman (un idea di Perkins non presente nel romanzo).
Un enorme contributo grafico e non solo forse, lo diede quel geniaccio di Saul Bass. In principio venne assunto come collaboratore visivo, doveva occuparsi dei titoli di testa e di qualche scritta ma finì col fare molte più cose. Il film inizia con i suoi meravigliosi crediti composti da lettere molto alte e slanciate (tipiche di Bass) spezzettate da linee verticali e orizzontali, che sembrano muoversi al ritmo della musica. Qualcuno sostiene che l'idea non era nuova, bensì uno scarto, un rifiuto di Preminger per i titoli del suo film Anatomia di un omicidio. Poi Hitchcock gli chiese di fare i bozzetti per le scene più importanti, la doccia e l'assassinio di Arbogast. Secondo Bass, egli stesso, non si limitò a fare i bozzetti ma girò lui la scena della doccia. Non solo la creò ma addirittura fu lui quello dietro la macchina da presa. Difficile sapere la verità da uno come Hitchcock che non riconosceva il merito di nessuno, ma alcuni fatti supportano la tesi di Bass (Hitch in quei giorni era ammalato, alcune riprese con camera a mano, dei test, sono ancora in possesso di Bass, un errorino, su cui ci torno poi)  altre la sbugiardano (Janet Leigh disse che Bass non era presente).

*Ciak si gira.
Prima però si passa dalla censura. La sceneggiatura finale deve essere approvata dalla MPPA, organo di controllo dell'ufficio Hayes che gestiva il Codice di autoregolamentazione etica fondato nel 1930. Se un film non veniva approvato, non è che significasse un blocco della produzione e un divieto di girare il film, ma semplicemente veniva bollato di essere immorale, sconcio, negativo quello che volete, e gli esercenti non compravano il film che quindi non veniva proiettato nelle sale. Insomma era una enorme perdita di tempo e di denaro. Qualcuno aveva sfidato l'ufficio Hayes (Preminger "La vergine sotto il tetto", Hughes "Il mio corpo ti scalderà") e aveva vinto, ma erano ben pochi.
Il giudizio su Pyscho era questo "Impossibile rilasciare un nulla osta a questa sceneggiatura [...] si preannuncia campagna contro il film da parte della Legione della Decenza della Chiesa Cattolica [...] evidenti descrizioni di rapporti incestuosi fra madre e figlio [...]" Ed infine concluse, "Approvato, soggetto a visione del prodotto finale".

Il 30 novembre 1959 si iniziò. Fin dai primi tentativi Hitchcock deve rinunciare all'incipit che aveva in mente; una mega carrellata che simula il volo di una mosca, svolazzando su Phoenix e entrando nella finestra dove Marion e Sam hanno appena avuto un rapporto sessuale (il tutto si sarebbe poi legato alla frase finale, "non farebbe male a una mosca"). E Hitchcock già rilasciava interviste in cui diceva che avrebbe fatto il carrello più sensazionale di tutti, eclissando quello di Welles in L'infernale Quinlan. Ma, appunto, dovette rinunciarci. Gli operatori lo avvisarono che stava venendo male, tutto troppo traballante. Si optò quindi per diverse panoramiche dall'alto e qualche falso raccordo che portasse la mdp fino alla finestra. Non erano soddisfatti, troppe le variazioni di luce e colore tra i raccordi, impossibile fregare lo spettatore, ma, era il massimo che si potesse fare.
Particolarità delle riprese fu che avvenivano in un set blindato. Nessuno poteva entrare, a piantonare la porta c'erano delle guardie (più una trovata di Hitch che una vera mossa per la sicurezza), l'unico precedente era rappresentato da I dieci comandamenti di DeMille. Persino amici produttori non potevano entrare o se qualcuno riusciva, il set si bloccava e nessuno faceva più nulla. Agli attori venne chiesto di non rivelare nulla della trama e nessuno sapeva come esattamente sarebbe finito, le ultime pagine del copione sarebbero fornite solo alla fine.
Hitchcock amava stuzzicare la stampa. Non solo usò le guardie, ma fece qualcosa di più. Lasciò in giro volutamente una sedia da regista con la scritta Mrs. Bates. Alla stampa e al reparto produzione permise solo foto di Janet Leigh con abiti semplicissimi, foto di routine, di repertorio in cui non si capiva di cosa parlasse il film, mandando su tutte le furie il direttore marketing.

Le riprese andarono a ritmo spedito, interrotte solo da una breve influenza che colpì parecchia gente tra cui Hitch e Vera Miles. Tutto era già stabilito e nel montaggio dei giornalieri, il regista non era quasi mai presente. Non solo si fidava del lavoro dell'amico George Tomasini ma sapeva alla perfezione quello che girava e soprattutto girava solo lo stretto necessario. Aveva imparato a fare così a proprie spese. Guai girare troppo perchè qualcuno avrebbe potuto usare quel materiale, montarlo come gli pare e spacciarlo per tuo. Anche stavolta che aveva pieno potere, decise per questa politica, dopotutto era anche molto meno costosa.
Ma il divertimento doveva ancora arrivare, era il turno delle due scene cult.

*La doccia.
Per lo story board della scena, nonostante fosse lavoro per Hurley e Clatworthy, Hitch diede altri 2000 dollari a Bass per occuparsene. Come riconobbero i due scenografi, fu un ottima idea.
La sequenza era rischiosa per sua natura: violenza e nudità con la censura che alitava sul collo. Ma il regista aveva un asso nella manica. "Ho intenzione di girarlo e montarlo tutto a pezzi così il pubblico non capirà che diavolo sta succedendo". Anche se la scena avrebbe contenuto pochissimo movimento e immagini che, prese a sè, avrebbero potuto sembrare banali, il montaggio di tutti i pezzi doveva creare un'impressione di violenza selvaggia, quasi viscerale. Un'idea purista, un orribile omicidio senza sangue.
Il set venne costruito in un blocco separato e rialzato da terra di qualche metro con le quattro pareti rimovibili, in modo da filmare in qualsiasi direzione senza impedimenti. Il bagno era un elemento classico nella filmografia di Hitchcock, ma questa volta cambiava tutto. Se in Io ti salverò e Omicidio era teatro di rivelazioni o di minaccia, questa volta sarebbe stato di orrore e nudità.

Già il nudo. Janet Leigh era una madre di famiglia e una star, guai farla vedere nuda. Si lavorò in due direzioni. Una comprendeva l'uso di un double, una controfigura, la modella e spogliarellista Marli Renfro, l'altro quella di utilizzare del fustagno color carne che coprisse le zone private della Leigh stessa. La scena doveva terrorizzare non titillare, questo doveva essere chiaro.
Bass consegnò il suo primo bozzetto. Dato il poco spazio era limitato anche il movimento, ma non l'azione, che doveva essere frenetica. Bisognava ricreare una sorta di mitragliatrice, colpo-colpo-colpo-colpo, schivata-schivata-schivata (il metodo Maria De Filippi quando balla NDR). In una sequenza di soli 2 minuti erano quindi richiesti circa sessanta o settanta inquadrature. Era qualcosa di nuovissimo, frenetico, diverso dal solito Hitchcock.
Il 18 dicembre iniziarono le riprese. Fuori dalle porte si accalcò un nutrito gruppo di persone, tutte accorse a sbirciare. Bass effettuò qualche test con una macchina a mano e un pò di pellicola per creare un primo montaggio. Addirittura sostiene di essere stato lui stesso a girare la scena per intero, seguendo i suoi story board, ma come ho già detto non è chiaro come sia realmente andata quel giorno. Ma dicevo in precedenza di un errorino pro Bass. Nel montaggio finale si può intravedere come il coltello non tocchi mai la carne della vittima. Hitchcock non amava mostrare troppo o mostrare il sangue. Eppure, in un fotogramma, la lama va a cozzare contro la pancia di Marion. Una sbavatura che Hitch non avrebbe mai compiuto o tollerato.
In ogni caso, del sangue venne mostrato, ma solamente mentre scivola via nello scarico. E' abbastanza risaputo che usarono del cioccolato, che funzionava molto bene in bianco e nero, ma tutto ciò fu possibile solo grazie alla nuova invenzione della Shasta, azienda produttrice di cioccolato, che introdusse sul mercato la nuova confezione di plastica tutta da spremere. L'effetto era decisamente migliore.

Un altra chicca fu quella di riprendere da sotto la doccia così  che il pubblico pensasse di essere realmente sotto il getto, ma come fare senza bagnare la lente? Semplice, Hitchcock sapeva già come fare. Bastava otturare qualche forellino al centro della doccia e riprendere da una certa distanza con un teleobbiettivo. Come fosse la cosa più naturale del mondo, lui aveva già la risposta.
Infine, tocco finale, il regista voleva passare in un unica inquadratura dall'occhio senza vita di Marion, allo scarico che gira, in sovraimpressione, fino al comodino dove c'era il giornale che copriva i soldi, per poi passare senza interruzioni alla finestra dove vediamo arrivare di corsa Norman che si accorge del misfatto.
Fu un lavoraccio perchè tutto doveva essere fatto in contemporanea, compreso l'arrivo di Norman, ma si ottenne un ottimo risultato. Solo un piccolo errore venne commesso, ma per fortuna non sfuggì a Alma Hitchcock, ex montatrice, che notò come Janet Leigh deglutisse lievemente mentre era stesa per terra senza vita.
La scena era andata eppure doveva ancora passare il vaglio della censura. Molti credevano che non l'avrebbero approvata e si sarebbe finito col mostrare semplicemente mamma Bates che accoltella e il cadavere a terra. Nient'altro.

*Arbogast incontra mamma Bates.
Forse, addirittura più della doccia, la scena che più ingrifava Hitchcock era quella dell'uccisione di Arbogast, il rappresentante della legge del film. La filmografia del regista è piena di Arbogast, noiosi poliziotti-detective tutta logica e zero interesse per lo spettatore.
Arbogast era interpretato da Martin Balsam che insieme a Perkins creò una splendida coppia di antagonisti con il loro picco nell'interrogatorio al motel. I due dibattono animatamente uno sopra l'altro. Una prestazione che distruggeva i polsi dell'addetto al mixer ma che riuscì al primo tentativo, dopo essersi conosciuti da poche ore, per la gioia del regista.
L'uccisione di Arbogast richiese molta tecnica e cura. E' di cruciale importanza non mostrare la vera identità dell'assassino o ci si gioca subito il colpo di scena. E ancora più importante è non far capire allo spettatore che qualcosa di terribile sta per accadere in primis, e secondariamente, non fargli capire che si sta volutamente mascherando il colpevole.
Perciò Hitchcok tenne una delle sue lezioni di suspense ai giovani Stefano e Bass. prima di tutto preferì una ripresa dall'alto, molto in alto, molto più suggestiva e innocua, piuttosto che quella proposta da Bass con molte inquadrature delle mani o altri particolari del detective mentre sale al secondo piano. "Così fai intuire al pubblico che sta per succedere qualcosa. Non è che uno venga ucciso solo perchè sale le scale."
Come avevo già accennato, Hitchcock si prese l'influenza e il giorno delle riprese non era presente sul set. Girò Hilton Green al suo posto ma con il regista al telefono. Nonostante tutto dopo soli due giorni, il capo era tornato sano e più bello che prima.
Una nuova idea per l'omicidio venne dallo scenografo Clatworthy. Filmare dal punto di vista della madre, o del pubblico se vogliamo, e mettere una mdp dentro un pallone da far rotolare giù per le scale, per simulare la caduta di Arbogast. L'idea piacque a Hitch ma dovette scartarla perchè i binari sulle scale erano già stati montati e venne quindi scelta un altra soluzione.
Ovvero quella vertiginosa caduta "galleggiante" già usata in Sabotatori e Intrigo Internazionale. La mdp sarebbe scivolata giù per delle rotaie fino a fine scala. In seguito si sarebbe messo in sovraimpressione delle riprese in cui l'attore, Balsam, seduto su una sedia con base snodata, agita le braccia e simula una caduta.

Le riprese si conclusero con 9 giorni di ritardo, l'11 febbraio 1960, dopo lo scontro finale con mamma-Norman e lo spiegone dello psicologo (scena molto rischiosa). Non ci fu nessun party di fine riprese. Il giorno dopo la troupe doveva già girare un nuovo episodio della serie tv.

*Censura, parte II.
Con il film bello che pronto, Hitchcock tornò a scherzare con la stampa "Il film parlerà del sesso metafisico" disse. Prima delle distribuzione nella sale però, bisognava affrontare la censura, di nuovo.
Il regista aveva da sempre, fin dalla stesura della sceneggiatura, un asso nella manica. Sapeva benissimo che molte cose non gliele avrebbero fatte passare e allora lui infarcì il film di provocazioni, elementi di cui era sicuro il veto da parte dei censori. E puntava proprio su quello. Se avessero avuto da ridire, avrebbe ribattuto "Quella cosa li? Tsk, la tolgo, state tranquilli, ma dovete lasciarmi questa" mercanteggiava con loro ma in realtà li stava manipolando fin dall'inizio.
Tuttavia la scena della doccia era quella sotto la lente d'ingrandimento. La commissione era composta da 5 membri. Quando videro per la prima volta la scena tr di loro videro del nudo, gli altri due no. In effetti un seno con tanto di capezzolo si intravede. L'ordine fu chiaro: si prega di levare il nudo.
Hitch riprese la pellicola la portò in studio e la rimise nella pizza senza tagliare nulla di nulla. A una seconda visione, i due che non videro nulla la prima volta, videro il nudo e gli altri tre non lo videro stavolta. Con grande divertimento di Hitch la disputa andò avanti qualche settimana. Alla fine il regista intervenne "Taglierò il nudo se mi lasciate i due a letto insieme all'inizio". Loro risposero di no. "Va bene, lasciate la scena della doccia così com'è e rigirerò l'inizio, ma voi dovrete venire sul set quel giorno e dirmi come farla", accettarono ma il giorno previsto per le riprese nessuno di loro si presentò e dopo un paio d'ore Hitchcok se ne andò a casa ridacchiando. Grande vittoria.

* Guai entrare dopo l'inzio e guai rovinare il finale agli altri!
Con un finale del genere la preoccupazione principale è una sola: speriamo che nessuno racconti in giro il finale dopo il primo giorno nelle sale, se no è finita. Hitchcock decise quindi di continuare imperterrito nelle segretezza fino al giorno della prima. Annullò l'anteprima per critici e giornalisti, parecchio infuriati, ma il regista si giustificò "Mi piacerebbe fare una proiezione. Nel profondo della notte, in un fienile deserto. Preferibilmente con dei gufi".
A delineare la strategia fu Wasserman, un genio quando si tratta di marketing. Bisognava far uscire Psycho in migliaia di sale in tutto il paese, appena dopo l'anteprima a New York prevista per il 16 giugno. Così si poteva battere il passaparola, sul tempo. Serviva anche una campagna pubblicitaria perfetta e quella che venne creata, fu impeccabile. Non avendo star, una storia celebre dietro, e con una produzione misera, si doveva puntare tutto su pochi elementi. Il regista, il titolo, la scena shock.

Prima di tutto però ci si doveva incentrare sul finale, proteggerlo e preservarlo. Su tutti i giornali circolarono le scritte "Nessuno...ma PROPRIO NESSUNO... verrà ammesso  in sala dopo l'inzio di ogni proiezione di Psycho". Bisogna capire questa frase. Prima di tutto è essenziale vedere un film nella sua interezza, secondo, l'inizio per questo film in questione è essenziale, terzo, gli spettatori all'epoca erano molto libertini, ovvero arrivavano in sala quando volevano e nessuno obiettava nulla. Con spettacoli che andavano avanti anche 24 ore al giorno e biglietti giornalieri, era facile entrare a qualsiasi ora. La prima reazione del pubblico fu esagerata: boicottaggio, ma nessuno la seguì fino in fondo.
La frase di Hitchcock non era un consiglio agli esercenti, ma un vero ordine, tanto che spedì ad ogni cinema due manuali di 20 pagine l'uno con tutte le regole da rispettare. Non solo, veniva anche consigliato l'acquisto di sagome in cartone di Hitchcock che indica l'orologio a grandezza naturale che ricordavano di essere puntuali e grazie a un altoparlante ripetevano frasi del regista, del tipo "Il direttore di questa sala è stato istruito a costo della sua vita a non ammettere nessuno al cinema dopo...". Addirittura si spiegava ai proiezionisti come mostrare il film: mai farlo seguire da un cortometraggio o un cinegiornale, tenere la sala al buio completo almeno per una trentina di secondi dopo i titoli di coda.

E poi i trailer. Il primo ribadiva che nessuno ma proprio nessuno doveva entrare dopo l'inizio, il secondo puntava sulla segretezza "Non dite a nessuno il finale" (stessa cosa de I Diabolici, "Non siate diabolici, non rivelate il finale"), il terzo, il più lungo, era puro genio. C'era Hitchcock in persona che portava in giro per il set del film gli spettatori. Il motel, "innocuo, sebbene ora sia il luogo del terribile delitto", la casa spettrale, la palude. Racconta di alcune morti nella casa, senza entrare nello specifico per poi finire nel bagno, "Ora pulito, ma prima dovevate vedere il sangue...", dove apre la tendina della doccia e vediamo una bionda (Vera Miles con la parrucca) gridare insieme ai violini di Herrmann.
Una strategia perfetta, vanificata, quasi, all'ultimo da Laurene Tuttle, nel film è la moglie dello sceriffo, quando in un intervista per un quotidiano locale dichiarò "E' un film strano, Perkins si veste come sua madre". Maledetta!

*Il successo.
Costato 806.974 dollari Psycho contava di chiudere almeno in pari. Considerato un film di serie B, bollato dalla Legione della decenza della Chiesa Cattolica come immorale, doveva inoltre rivaleggiare con i colossi dell'epoca, film ben più appetibili per tutta la famiglia americana.
La sera della prima arrivavano notizie sensazionali. La gente saltava impazzita per tutta la sala, le code fuori dal botteghino erano kilometriche, in pochi giorni polverizzò tutti i record d'incassi. La Paramount, compreso il gioiello che aveva per le mani (meglio tardi che mai), rimpinguò la promozione. La gente sveniva durante la visione, altri aspettavano sotto la pioggia per ore in coda (Hitchcock à la Marie Antoinette commentò "Comprategli degli ombrelli" ordine subito eseguito).
L'incasso complessivo finale si attestò attorno ai 9.5 milioni di dollari (più altri 6 dal mercato internazionale, in un'epoca in cui il biglietto costava 70 cent.), superato solo da quello di Ben Hur, costato 16 volte Psycho. E questo nonostante la stampa lo distruggesse, forse risentita dalla cancellazione di quell'anteprima. "Uno dei film più vili e disgustosi mai fatti" tuonò un critico.
Persino qualcuno dei milioni di spettatori aveva da ridire sul film. Tra le centinaia di lettere di elogio c'erano quelle piene di ira come "Non me ne può fregare di meno che lei continui a fare film come Psycho perchè io non ne vedrò neanche uno" mentre un altra accusava il regista di mettere l'Eroica di Beethoven in una scena all'interno della casa di Norman, chiamandolo "un insulto diretto al musicista e un miserrimo tentativo di dimostrare che la sua musica è buona solo per i pazzi". Alcuni oculisti si lamentarono che nella scena dove viene inquadrato l'occhio senza vita di Janet Leigh, la pupilla dovrebbe essere dilatata e non contratta (pronto Prometheus?) e che sarebbe bastata un pò di belladonna per ottenere l'effetto (Hitchcock conserverà il consiglio per Frenzy).
Addirittura il film venne accusato di aver ispirato un diciannovenne di nome Leroy Pinkowski, condannato all'ergastolo dopo aver ammazzato "per provare un'emozione". Il ragazzo ammise di aver visto Psycho diverse volte. Hitchcock per niente sorpreso rispose "La gente si uccide da sempre. Vorrei vedere che film avessero guardato, certi altri killer, prima di uccidere o magari se avessero bevuto latte al cioccolato."

Hitchcock aveva vinto. Da un grande divenne il più grande. Vennero create tavole rotonde per discutere dei suoi film, scritti libri, saggi, studi, i musei gli dedicavano ampie aree e i cinema retrospettive. Aveva vinto la scommessa contro tutti, contro Clouzot, contro la Paramount, contro gli imitatori, contro il nuovo che avanza, contro un genere a lui lontano. Dopo Psycho venne incensato di lodi, amato, premiato (a parte l'Oscar) e questo lo segnò per sempre. Lui che ricercava tutto quell'amore e quella stima veniva inondato di colpo, senza preavviso, per un film che doveva essere una schifezza e poteva distruggere la sua carriera. Ecco, aveva ottenuto tutto con un filmettino, mentre il suo figlio più sentito, La donna che visse due volte era stato un flop, massacrato da tutto e tutti. Si sentiva preso in giro, insultato. Per anni aveva preparato deliziosi manicaretti e nessuno aveva apprezzato, mentre ora che serviva hot dog la gente ne andava pazza.
Psycho fu causa persino di un blocco e influenzò il suo cinema da li in poi. Non capiva cosa fare dopo, aveva bisogno di capire perchè, come avesse avuto tutto quel successo. Voleva smontarlo pezzo per pezzo.

Infine continuò, si godette i 2.5 milioni quale produttore esecutivo e fece Gli uccelli (quasi una risposta ai tanti che gli chiedevano un altro "horror"), dove creò la sua nuova diva, Tippi Hedren. Psycho gli aveva donato tutta la libertà produttiva di cui aveva bisogno, grazie a un nuovo contratto divenne il capo di se stesso.
Con una sola intromissione nel genere lo influenzò per sempre. Film come Attrazione fatale, Repulsion, L'esorcista, Halloween, Rosemary's baby, Carrie e Omicidio a luci rosse di De Palma (in ogni film mette un omaggio al regista inglese) sono profondamente debitori a Psycho.
Per consacrare un regista, serviva un opera minore, chi l'avrebbe mai detto. E chissà che non funzioni anche per tanti altri.

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Nel prossimo numero qualcosa di più soft e un ritorno alle dive: Claudia Cardinale e il duello del secolo!

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