martedì 26 novembre 2013

V/H/S/2 di A.A.V.V.

Presentato al Torino Film Festival nella categoria After Hours

Il 12 luglio, in una manciata di sale in tutti gli Stati Uniti, esce V/H/S/2, seguito dell'omonimo film che insieme ad altri ha recentemente contribuito a rilanciare la moda dell'horror a episodi.
Rispetto al capitolo precedente, ci ritroviamo con un episodio e una ventina di minuti in meno, una buona notizia considerando che i problemi principali di V/H/S erano proprio la durata eccessiva (circa due ore) e la qualità altalenante dei vari episodi.
L'idea è sempre la stessa, raccontare diverse storie dell'orrore attraverso l'espediente dei found footage incisi su delle vecchie videocassette, quindi ritorna anche quel particolare stile visivo che tenta di riprodurre tutti i vari disturbi audio/video di una vecchia vhs (anche se, a voler fare i fiscali, i disturbi che vediamo sono quelli tipici della registrazione digitale).
Ma parliamo un po' degli episodi:

-Tape 49 di Simon Barrett (sceneggiatore che lavora spesso con Adam Wingard)

Come Tape 56 in V/H/S, l'episodio diretto da Barrett funziona da cornice per tutti gli altri.
Una coppia di investigatori privati irrompe in una casa per trovare un ragazzo scomparso nel nulla. Mentre uno dei due esplora l'appartamento in cerca di indizi, la collega trova un computer collegato ad un videoregistratore e un mucchio di vecchie videocassette.
Trattandosi di un semplice contenitore, è probabilmente il capitolo più statico e meno interessante, ma rispetto a Tape 56 ha il vantaggio di essere meno invadente, infatti i vari intermezzi tra un episodio e l'altro rubano solo pochi secondi senza far crollare l'interesse.
E' la classica storia tutta incentrata sui salti sulla sedia, ma è ben costruita e fa il suo lavoro, anche se i risvolti della trama sono piuttosto trash.


-Phase I Clinical Trials di Adam Wingarg (il regista di You're Next, già coinvolto in V/H/S e The ABCs of Death)

Ad un ragazzo sopravvissuto ad un incidente d'auto (interpretato dal regista stesso) viene impiantata una protesi rivoluzionaria, un occhio elettronico con tutte le caratteristiche di un occhio umano. Per testare la qualità delle immagini, tutto quello che il ragazzo vedrà nelle successive ventiquattro ore verrà registrato su un hard disk. Quello che il paziente e i medici non sanno è che la protesi permette di vedere i fantasmi.
Praticamete la versione breve (e quindi più tollerabile) di un Paranormal Activity a caso, ci sono persino la casa esageratamente grande e una bella piscina sul retro. L'episodio più insignificante dei 4, per fortuna è stato inserito all'inizio e finisce prima che il fastidio si faccia sentire.
Interessante l'analogia con il primo episodio del film precedente, dove la videocamera era nascosta negli occhiali del protagonista.

-A ride in the park di Eduardo Sanchez e Gregg Hale (i due furbacchioni dietro The Blair Witch Project)

Dopo aver fissato una telecamerina Go-Pro al suo casco, il protagonista dell'episodio inizia il solito giro in bici tra i boschi. All'improvviso una donna ricoperta di sangue gli attraversa la strada implorando aiuto, dopodiché si accascia vomita sangue e lo morde, trasformandolo in uno zombie.
Insomma un racconto horror dal punto di vista dello zombie, un po' come I, Zombie (1998) o il più recente Warm Bodies, peccato che l'episodio si esaurisca con quest'idea riuscita ma non troppo originale. Il tutto si riduce infatti ad una rapida sequenze in cui gli zombie attaccano i visitatori del parco seminando terrore e frattaglie. Il meno ispirato e il più povero di idee.
Carina il filmino del compleanno bruscamente interrotto dall'irruzione dell'orda.

-Safe Heaven di Timo Tjahjanto (quello dell'episodio L is for Libido di The ABCs of Death) e Gareth Evans (regista di The Raid: Redemption)

Una troupe di giovani giornalisti/documentaristi riesce ad ottenere un'intervista con l'enigmatico leader di una setta religiosa dalle idee molto controverse (tra le altre cose si parla di pedofilia). Dopo qualche domanda, i ragazzi ottengono finalmente il permesso di filmare all'interno del tempio, ma proprio nel mezzo delle riprese una sirena inizia a suonare e i fedeli si abbandonano ad una violenta follia.
Safe Heaven è senza dubbio l'episodio migliore di V/H/S/2, la riuscita fusione tra il gusto macabro di Timo Tjahjanto e il grande talento registico di Gareth Evans. Praticamente una lenta discesa all'inferno costruita su atmosfere genuinamente malsane, poi ad un certo punto esplode il caos e l'episodio si trasforma in una corsa frenetica tra i corridoi labirintici del tempio. E' così ben realizzato che quasi non si avvertono i limiti di budget e di tempo che erano così evidenti nei due episodi precedenti.
Peccato per il tono quasi caricaturale di alcune situazioni e per la cattiva computer grafica nel finale.

-Slumber Party Alien Abduction di Jason Eisner (Hobo with a shotgun)

Un gruppo di ragazzini caciaroni e armati di videocamera viene affidato alle cure della sorella più grande mentre i genitori sono in vacanza. La serata va avanti a forza di terribili scherzi, e, quando gli amici della ragazza stanno per rispondere all'ennesima provocazione dei marmocchi, la casa viene invasa dalla luce e si riempie di minacciosi alieni.
Fortunatamente l'ultimo episodio è anche quello più caciarone e divertente, una fuga disperata da spilungoni alieni che compaiono dietro ogni angolo, pronti ad afferrare lo sfortunato bambino di turno. Talmente veloce da non lasciare il tempo di capire quello che sta accadendo su schermo, praticamente un velocissimo treno dell'orrore dai toni un po' infantili ma non per questo meno spassosi. Geniale l'idea di girare tutto dal punto di vista di una telecamerina fissata sul collare del cane, che diventa un osservatore passivo esattamente come lo spettatore.

Rispetto al film precedente V/H/S/2 è un semplice more of the same, altri quattro episodi horror girati con la stessa tecnica senza variazioni significative. Il formato più leggero e il livello leggermente più alto di alcuni episodi sono sicuramente un passo avanti, ma a me pare ancora troppo poco e i problemi purtroppo rimangono sempre gli stessi, ci sono due episodi che vanno dal discreto al buono e altri due totalmente dimenticabili, di un livello talmente anonimo che sembrano buttati dentro solo per fare numero, come accade spesso con questi prodotti. Di horror antologici appena passabili ne abbiamo visti abbastanza, adesso sarebbe il caso di spingersi oltre.

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