sabato 23 novembre 2013

Frances Ha di Noah Baumbach

Speciale Torino Film Festival 31.

"I'm not messy, i'm busy"
Frances

"Everyone's a winner baby, that's the truth"
Hot Chocolate

1) Greta. Mentre tutto il mondo impazzisce per l'astro nascente Jennifer Lawrence, premiata con l'Oscar, protagonista di una saga da milioni di dollari etc...etc... c'è una giovane attrice -meno giovane di JLaw- che ne è l'esatto opposto. Non bellissima, troppo alta, cammina come un uomo, sempre più vecchia di quanto realmente è, sembra sempre triste, fa film indie, nessun grande stilista la veste, non compare sulle riviste...si, una giovane Margherita Buy. E' l'emblema dell'alternativo, dell'underground (degli hipsters?). E' Greta Gerwig, 1983, Lo stravagante mondo di Greenberg, Damsels in distress, The house of the devil, Lola versus, ma anche sporadicamente in produzioni più grandi, come l'orripilante ma con un motivo To Rome with love, Amici amanti e..., Arturo. Talento da vendere, grande naturalezza nella recitazione, perfetta per quei ruoli che le troppo belle rifiutano. Se il film fosse più migliore assai (cit.) sarebbe più famosa e più lodata, ma non è il tipo da cercare simili facezie.

2) Noah. Baumbach è un privilegiato (artisticamente parlando) e un predestinato (artisticamente parlando) essendo  figlio di due critici, di teatro e cinema. Nel 2004 entra nel giro di Wes Anderson and co., firmando la sceneggiatura di Le avventure acquatiche di Steve Zissou e in seguito Fantastic mr. Fox. Dirige anche, cosa che fa da fine anni 90, tre buonissimi film Il calamaro e la balena , Il matrimonio di mia sorella,Lo stravagante mondo di Greenberg dove conosce Greta -e si fidanzano. E' di Brooklyn, è il classico giovane broccolino, artista cool e un po' solitario e triste. I suoi film hanno sempre al centro personaggio tristi, vicini alla depressione, ma in fondo trovano la felicità e la normalità.

3) Brooklyn. Com'è cambiata New York dai tempi di Manhattan. Brooklyn ai tempi era ancora poco sicura, gli altri quartieri erano off limits a meno che non fossi una minoranza etnica. Oggi Brooklyn è il top del top -quasi a fare concorrenza seria a Manhattan-, il Queens è il nuovo Brooklyn e persino il Bronx non è male (ma sai il bronx, pensavo peggio (cit. in vespa)). Brooklyn è la tana degli artisti, dei loft, delle gallerie d'arte, dei cafè, degli alternativi. Brooklyn ha aumentato gli affitti del 300% in 10 anni, perciò non c'è più posto per poeti maledetti, pittori da strada e musicisti indiavolati. Essere un artista e vivere a New York è sempre più difficile. Baumbach: "Qui i giovani con pochi soldi conducono una lotta quotidiana per sopravvivere. Ed essere artisti senza essere ricchi è diventato impossibile".

Fine cornice.

Frances Ha -solo alla fine scoprirete cosa è quell'Ha- è in piena linea con gli utlimi lavori del regista. Protagonista è Frances, una 27enne aspirante ballerina, sfortunata come poche. Incapace di crescere e impegnarsi, perde in pochi giorni migliore amica, con annesso appartamento in coabitazione, e fidanzato, mentre sul piano lavorativo non riesce a imporsi o a trovare gli agganci giusti, o comunque un salario per campare. Protagonista -vera- è anche New York e quello che non è più, un posto dove gli artisti possano essere liberi di vivere e creare senza dover pensare a bollette, affitto, conti, cibo etc... In un bellissimo bianco e nero (molto Manhattan) se ne piange la morte, senza però perdersi troppo d'animo e si racconta la storia di tanti giovani, scultori, sceneggiatori, scrittori, ballerine e la loro sopravvivenza.
Ma soprattutto di quell'età in cui bisogna abbandonare i propri sogni, in quanto bisogna venire a patti con la realtà: è tardi. Ormai si è adulti, il tempo dei progetti è quasi finito e bisogna scegliere una strada, magari noiosa, magari lontanissima da quello che ci si immaginava, ma stabile, fissa, remunerativa e sicura. E poi chi lo sa, non è certo un lavoro impiegatizio (momentaneo) a tarparci per sempre le ali.

Togli Brooklyn e artista e metti Italia e metalmeccanico e credo la situazione non cambi. Sopravvivere per noi giovani oggi è difficile. Siamo sfortunati, ci siamo ritrovati nel bel mezzo di una crisi decennale che cambierà per sempre i contratti di lavoro. Una situazione di immobilità che ci rende frustrati, impotenti e soprattutto depressi. E' difficile trovare stimoli, farsi forza, crederci. Il nostro stato d'animo si racchiude in una scena che compare un paio di volte nel film. La Frances disoccupata e in bolletta viene rimproverata da amici ricchi e lavorativi perchè ha la camera in disordine. Le si difende "Non sono disordinata, sono molto occupata". E' una scusa ovviamente, non ha altro da fare, passa le giornate sul divano, vinta dalla situazione, e con il senso di colpa "Sono le 13 e non ho fatto nulla, non posso sprecare altro tempo".
Mentire e mendicare, due parole chiave. Mentire perchè non si vuol far vedere come si sta realmente male, perciò Frances va a Parigi*, sorride sempre, lascia credere ai suoi genitori e ad alcuni "amici" ricchi che tutto fila bene. Mendicare, mai e poi mai, non voglio quel lavoretto del cavolo solo percè ti faccio pena, me la cavo benissimo.
Come nei suoi precedenti film Baumbach tratta il tema della depressione con molta sincerità e delicatezza. Non cerca di rendere i suoi personaggi amabili, ancora più pietosi o sconfitti, smorti. Non calca la mano, non serve, la vita è già desolante così. Poi però irrompe l'ottimismo, il toccare il fondo è l'inizio della risalita -che molto spesso coincide con un incontro con la famiglia. E non c'è formula magica o un'illuminazione, le cose cambiano così, quando troviamo la forza, per miracolo. 
Sono film che fanno bene, non artificiosi, non buonisti da far schifo, sono sinceri e corretti. Credo che il TFF avrebbe, ancora di più tra tagli di budget, ristrettezze e sta cazzo di crisi mondiale, aprire con un film simile. E credo che tanti giovani debbano vederlo per non lasciarsi andare alla deriva. Dai, almeno non abbiamo gli affitti di Brooklyn.

Nota finale: comunque, anche se New York è cattiva e spietata, è sempre uno splendore. L'amore di Baumbach per questa città trapela in ogni sequenza, dalle corse di Frances a ritmo di danza, tra le strade di Chinatown e i parchi cittadini, alle viste dalle finestre degli appartamenti "cheap". Come si fa a rinunciare a New York, anche a quei prezzi?
*una tra le più belle sequenze è Frances che cammina sugli Champes Elyseès mentre ascolta  Everyone's a winner. Un bianco e nero nostalgico e triste, lei pronta a buttarsi giù dal pont neuf e la musica ritmata e allegra degli Hot Chocolate, che ricorda che siamo tutti dei vincitori, non è una bugia. Perfetto.

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